PianetaSerieB
·29. November 2024
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·29. November 2024
L’equilibrio, una delle caratteristiche che permettono alla Serie B di ergersi a unicum nella mappatura dei campionati del Belpaese, è inevitabilmente un alleato o un nemico silente in base al momento della squadra, alla fase della stagione e agli obiettivi di ciascuna compagine. Alla data di quest’articolo sono appena tre i punti che dividono la zona playoff dalla zona playout e, come il recente passato ha oramai solidificato nelle nostre menti, la situazione difficilmente cambierà nel corso dei mesi.
Un’introduzione, quella appena avallata, che dunque racconta di un gruppone che sgomita per trovare un ordine in questo disordine, composto da tanti club chiamati al complicatissimo compito di mescolare idee, dedizione, imperturbabilità al cospetto del risultato ed eventuale resilienza. In quest’affollamento, ad oggi, troviamo il Cosenza di Massimiliano Alvini.
A detta di chi scrive, i Lupi stanno rivelando una grandissima capacità adattiva e reattiva, tanto sul rettangolo verde quanto fuori, in virtù delle oramai note vicissitudini che ne hanno attraversato il girone d’andata. Difficoltà extra-campo culminate con ben quattro punti di penalizzazione, una di quelle percosse che lasciano il segno.
La parte più grigia della trattazione è stata volutamente menzionata con impatto e rapidità, in quanto l’intenzione è quella di certificare come Massimiliano Alvini e i suoi ragazzi abbiano assolutamente condiviso il macigno, così da alleggerirne l’imponenza. Un gruppo solido, compatto, che oltre all’armatura del saper stare insieme ha rafforzato i propri intenti con il lavoro in campo, così da forgiare un’identità tattica utile a diventare un’entità superiore alla sommatoria dei singoli valori tecnici.
Quella rossoblu è una squadra compatta, che crea tanto (spesso tantissimo) ma concretizza poco, generando un differenziale di punti lasciati per strada che non valorizzano il Gioco costantemente macinato. Il calcio intenso, energico e in un certo senso vispo tessuto da Alvini (e dal suo staff) si sta rivelando efficace sia nell’azione che nella reazione, tratto che sta consentendo al Cosenza di non uscire mai da qualsiasi tipo di partita, tanto quelle di cui si possiede l’inerzia quanto quelle bloccate o comunque più difficoltose.
I quindici punti mostrati dalla classifica sarebbero in realtà diciannove, ergo lo stesso quantitativo raccolto dopo quattordici giornate nella scorsa stagione, quando – bisogna sottolinearlo – l’arciere era Tutino (che nel girone d’andata non fu traboccante in termini di gol ma dava ben altri impulsi alla manovra) e il contorno – al di là del singolo minutaggio – costituito da Marras, Canotto, Voca e altri validissimi calciatori.
Arriviamo, dunque, a una conclusione che sa di augurio: il mercato invernale dovrà fornire ad Alvini risorse in grado di alzare il valore tecnico della rosa. Nessun giro di parole per suggellare un concetto chiaro: al Cosenza manca (più di) qualcosa. Un attaccante (se non due) con estrema urgenza, un centrocampista con qualche gol in canna e – probabilmente – un rinforzo con più fatturato offensivo sulle corsie esterne, mentre il reparto difensivo – che non è esente da miglioramenti – numericamente sembra in salute, ma anche qui l’asterisco va posto. Dovrà essere la dirigenza ad ascoltare le richieste dello staff tecnico e a combinarle con le proprie possibilità economiche, ma per reggere un certo tipo di calcio e le fatiche connaturate nel campionato bisognerà farsi trovare pronti e agire. L’allenatore e la squadra mai dovranno pensare di abbandonare la trincea, ma è allo stesso tempo molto – e pericolosamente – superficiale addossargli tutte le responsabilità riguardanti il prosieguo dell’annata.