Calcio e Finanza
·1. Februar 2025
Calcio e Finanza
·1. Februar 2025
Nonostante Real Madrid e, soprattutto, Manchester City e PSG ce l’abbiano messa tutta per dare qualche patema ai propri tifosi, e malgrado la girandola di emozioni dell’ultima giornata con 18 partite giocate in contemporanea, la prima fase della nuova Champions League, quella con il “modello svizzero” per intenderci, si è conclusa senza grandissime sorprese.
Tutte le squadre che alla vigilia erano considerate le favorite per vincere il massimo alloro europeo sono ancora in lizza. Troppo scarsa la selezione di questa prima fase (con l’eliminazione di solo 12 club su 36) per pensare che in otto partite qualche corazzata potesse lasciarci le penne. Anche se nel caso del City e del PSG non si è andati molto lontani.
Piuttosto l’unica sorpresa è che Blancos, parigini e Citizens insieme al Bayern Monaco saranno costretti a giocare i playoff e questo ha creato nel tabellone autostrade o intasamenti non pronosticati. Per esempio proprio Madrid e City, quasi a scontare la pena di avere giocato sottotono la fase iniziale, si incontreranno nei playoff togliendo da subito dal mazzo una tra le potenziali candidate ad alzare la coppa. Invece molto meglio è andata per esempio all’Atalanta che potrebbe incontrare una superbig (Liverpool o Barcellona) solo ai quarti.
Per quanto concerne l’Italia l’aver perso solo il Bologna e la qualificazione dell’Inter agli ottavi, e di Atalanta, Juventus e Milan ai playoff (che sfideranno rispettivamente Brugge, PSV Eindhoven e Feyenoord) lascia buone speranze nella corsa per l’ottenimento del posto addizionale per l’anno prossimo, così da avere, come quest’anno, non quattro ma cinque squadre di Serie A nella massima competizione europea. Il primo posto nel ranking sembra essere già appannaggio dell’Inghilterra e invece Italia e Spagna si contenderanno il secondo posto che anch’esso concede una squadra in più.
In questo senso come negli anni passati, è stato e sarà ulteriormente decisivo il contributo di punti proveniente sia dell’Europa League, dove la Lazio si è qualificata direttamente per gli ottavi come prima e dove la Roma dovrà affrontare nei playoff il Porto, sia dalla Conference League dove la Fiorentina è già agli ottavi.
L’urna di Nyon ha escluso ieri il derby italiano tra Juventus e Milan e quindi se anche l’Atalanta passerà il turno contro il Brugge, la Serie A potrebbe avere quattro squadre agli ottavi. Qui però se dovessero passare entrambe necessariamente una tra Juventus e Milan incontrerà l’Inter (questo si saprà soltanto dopo il sorteggio del 21 febbraio) e quindi nel caso di euroderby d’Italia o di Milano vi sarà la sicurezza di avere almeno una squadra ai quarti ma anche quella di vederne uscire una.
In termini economici, invece, la nuova Champions League si è confermata notevolmente più ricca della vecchia, visto che sono stati distribuiti premi per 2 miliardi di euro contro gli 1,67 miliardi della prima fase nel vecchio modulo. L’Inter per esempio ha già incassato qualcosa come 86 milioni, una cifra notevolmente superiore a quella della prima fase dello scorso anno e che è già vicina ai 101 milioni incamerati nel 2022/23 quando i nerazzurri giunsero alla finale di Istanbul poi persa contro il Manchester City.
In particolare per le società italiane i guadagni nella prima fase sono stati i seguenti:
E per le due che hanno giocato anche l’edizione 2023/24, Inter e Milan (che hanno concluso la stagione passata rispettivamente agli ottavi di finale e nella fase a gironi), come notato, l’incasso è stato notevolmente superiore
In termini sportivi però qualche crepa si è notata. Il caso emblematico è quello di San Siro: in campionato Inter e Milan si contendono a suon di pienoni il primo posto nella classifica degli spettatori che questa testata pubblica ogni settimana.
In Champions League però questa corsa verso il Meazza non c’è stata visto che su otto partite solo in una occasione, per Inter-Arsenal, l’impianto milanese ha segnato il sold-out e soltanto un’altra volta, per Inter-Monaco, lo stadio è andato oltre i 70mila. I rossoneri per esempio, complici prezzi dei tagliandi elevati, non hanno registrato il tutto esaurito nemmeno contro il Liverpool. In alcune partite le due milanesi hanno avuto un numero di spettatori sui 60mila, un livello nettamente inferiore a quello medio del campionato.
È evidente che il turno infrasettimanale non agevola la corsa verso il Meazza (soprattutto per chi vive lontano da Milano) però anche i tifosi sembrano avere inteso che queste partite possono essere decisive in sé per sé. E sicuramente non sarebbe sorprendente se San Siro tornasse a riempirsi nel massimo della sua capacità nel playoff del Milan contro il Feyenoord.
Insomma, queste 144 partite sono servite soprattutto per fare incassare il più possibile le società sempre più assettate di denaro e, come sempre, la vera Champions League inizierà quando cominceranno gli incontri a eliminazione diretta a partire dai playoff.
Nota a margine: sia in Champions League che in Europa League in casi di parità di punti la classifica è stata stilata in base alla differenza reti. In particolare nella massima competizioni europea a farne le spese è stata solo la Dinamo Zagabria perché sono bastati i punti per completare la graduatoria. Mentre in Europa League ne hanno pagato le conseguenze Bodo Glimt, Anderlecht, Steaua Bucarest (per la qualificazione diretta nelle prime otto) e Braga ed Elfsborg per quella ai playoff. Però, in termini meramente di spirito dello sport, se appare discutibile una classifica all’italiana dove non tutte incontrano tutte (come nei campionati nazionali), probabilmente lo è ancora di più nel caso della differenza reti con alcune società che hanno incontrato delle squadre materasso in trasferta, dove comunque è difficile giungere a una goleada, e altre in casa dove ingrandire la differenza reti è più semplice.
Come a sottolineare ulteriormente come questa prima fase sia stata un modo per l’UEFA di assecondare i desiderata dei club in termini di maggiori premi dopo i mal di pancia delle maggiori squadre europee emersi con la Superlega.
La chiusura della prima fase della Champions League è coincisa nei fatti con il termine della sessione invernale del calciomercato, che dirà stop lunedì 3 febbraio a mezzanotte. A 48 ore dalla chiusura si può dire che a muoversi di più tra le big, come era lecito ipotizzare, sono state soprattutto quelle squadre che non hanno ancora una ragionevole certezza, vista la posizione in campionato, di partecipare alla prossima edizione della Champions League, con la conseguenza di avere l’anno prossimo un impatto negativo se non negativissimo sui propri conti.
A livello europeo a non lesinare investimenti è stato soprattutto il Manchester City di Pep Guardiola che ha speso oltre 150 milioni di euro per tre giocatori ai più sconosciuti: 75 milioni per il trequartista Omar Marmoush dall’Eintracht Francoforte, 40 milioni per il difensore uzbeko Abdukodir Khusanov dal Lens e 37 milioni per l’altrettanto non celebre difensore brasiliano Vitor Reis del Palmeiras. Poi vedremo se in questi giorni si paleserà l’offerta per lo juventino Cambiaso.
L’attivismo degli Sky Blues però è anche legato alle pendenze in tribunale per le 115 accuse di violazioni del FPF inglese. Secondo gli osservatori inglesi infatti il club teme di potere subire una pena sottoforma di blocco di mercato per una sessione o più. E in questo senso i dirigenti hanno cercato di anticipare un ringiovanimento della rosa che quest’anno è apparso più che mai necessario, con molti giocatori importanti che sembrano ormai a fine corsa o quantomeno sul viale del tramonto.
Sulla stessa linea non sorprende che in Italia tra le big le più attive siano state Milan e Juventus, che vista la situazione di classifica sono quelle che più di tutte sperano che l’Italia possa avere anche l’anno prossimo una quinta squadra in Champions League. Altrimenti il flop sarebbe veramente notevole.
I rossoneri, hanno chiuso le stagioni 2023 e 2024 in leggero utile di bilancio e probabilmente anche questa stagione potrebbe avere i conti in nero. Però una gran parte dei ricavi (circa il 16% nel 2023/24, pari a 73 milioni su un fatturato aggregato di 456 milioni, considerando diritti tv e ricavi da stadio) è legato alle entrate dalla partecipazione alla massima competizioni europea e se nella stagione prossima questi incassi dovessero venire e mancare (sostituiti da quelli più esigui dell’Europa League) il ciclo economico virtuoso della società di Gerry Cardinale potrebbe interrompersi in maniera sonora. In particolare l’uscita di Morata, le voci su Emerson Royal e Pavlovic sembrano indicare che già a gennaio a Casa Milan hanno bocciato il mercato estivo scorso
Per quanto concerne la Juventus, più volte in queste pagine si è avvertito del pericolo latente di una possibile necessità di un aumento di capitale (non enorme ma obbligato) qualora la stagione in corso presentasse una perdita di bilancio di 40 milioni. Le entrate di Kolo Muani, Alberto Costa e Renato Veiga non hanno appesantito molto il bilancio in essere visto che sono per lo più prestiti. Al limite peseranno sul prossimo e poi visto l’infortunio di Bremer la società doveva necessariamente operare per rinsaldare l’organico.
In questo quadro sarà curioso capire se veramente il City presenterà una offerta per Cambiaso. Si parla di 60 milioni e nel caso la vendita porterebbe nelle casse bianconere una plusvalenza di circa 52 milioni. Queste entrate, insieme ai 63 milioni già incassati dalla Champions League, sarebbero oro puro per una società che sebbene il pericolo non sia imminente, teme un ulteriore aumento di capitale, che sicuramente non sarebbe gradito al socio di controllo Exor che negli ultimi 14 anni ha iniettato nel club qualcosa come 650 milioni di euro.
L’operazione di maggior valore della Serie A sinora è però stata la cessione di Kvicha Kvaratskelia dal Napoli al PSG per 70 milioni di euro. La vendita ha significato una plusvalenza di circa 68 milioni per le casse del club di Aurelio De Laurentiis e l’operazione è significativa, al di là del suo valore economici, dal punto di vista del significato strategico e di gestione del club: il Napoli, dopo aver vinto la graduatoria del miglior bilancio della Serie A nelle ultime due stagioni, quest’anno ha speso molto sul mercato estivo per seguire le direttive di Antonio Conte e non a caso l’impatto a bilancio di quella sessione (terminata peraltro senza intascare la plusvalenza su Osimhen) è stato negativo per oltre 50 milioni.
È evidente che, appesantito anche dalla mancanza degli introiti delle coppe europee quest’anno il Napoli, dovrebbe chiudere il bilancio con una notevole perdita. Anche perché la società potrebbe investire 35 milioni per Comuzzo. Osservandole in controluce però quelle di De Laurentiis sono state spese che a posteriori sembrano avere pagato e quindi da considerare investimenti, anche per il lungo periodo: l’ingaggio di Conte e la cura dell’allenatore salentino sulla squadra non solo ha permesso al Napoli di essere in piena corsa per lo scudetto ma anche, ed è quello che più conta in termini economici, di essersi virtualmente già assicurato la qualificazione per la prossima Champions League e i conseguenti incassi che potrebbero portare a nuovi utili nelle prossime stagioni. Non solo, ma i vari Buongiorno, Neres ed eventualmente Comuzzo sono giovani e possono dare uno zoccolo duro ai partenopei per lungo tempo.
Come a dire che De Laurentiis con lo scorso mercato estivo ha iniziato un nuovo ciclo non solo sportivo ma anche economico e se le cose dovessero continuare ad andare bene, questo nuovo ciclo potrebbe dare in termini di bilancio nelle prossime stagioni i suoi esiti positivi. In questo quadro la cessione di Kvaratskelia ha il significato di anticipare per quanto possibile il passaggio all’incasso limando le perdite di questa stagione.
Siccome da Napoli non sono emerse indiscrezioni su eventuali mal di pancia di Conte per questa operazioni, vi è da pensare che la cessione si stata avallata anche dall’allenatore salentino. A meno che egli stesso non esploda sul tema in uno dei suoi classici interventi mediatici se la squadra dovesse trovare qualche inciampo.
Infine da notare come l’Atalanta, non appena infortunatosi Lookman, si sia fiondata sul mercato monitorando Raspadori e Daghim per eventualmente coprire il buco lasciato dal nigeriano. E poi abbia ingaggiato Daniel Maldini per poter lasciare andare verso Firenze un Nicolò Zaniolo che non ha convinto Gasperini. Sono segni evidente che i Percassi non vogliono lasciare nulla di intentato sia per il prosieguo della stagione che vede la squadra impegnata su tre competizioni, sia soprattutto per non lasciarsi sfuggire la qualificazione alla prossima Champions League che anche per un club solido come quello nerazzurro porta premi quanto mai necessari.
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