Textor all'attacco: «Citeremo il PSG alla Commissione UE per concorrenza sleale» | OneFootball

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·21. Februar 2025

Textor all'attacco: «Citeremo il PSG alla Commissione UE per concorrenza sleale»

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Se in campo francese non sembra esserci concorrente per il Paris Saint-Germain di Nasser Al-Khelaifi, ecco che fuori dal rettangolo di gioco non si accennano a placare le accuse rivolte al club parigino da parte di John Textor, patron e presidente del Lione.

Il numero uno del club francese, patron del Botafogo e co-proprietario del Crystal Palace, parlando al quotidiano spagnolo As ha definito il sistema economico usato dal PSG come «illegale», viste le numerose iniezioni di capitali provenienti dal Qatar che in realtà maschererebbero «sovvenzioni direttamente dal governo medio-orientale che costituisce una concorrenza sleale per tutta la Ligue 1».


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«La Ligue 1 è il campionato più squilibrato al mondo – continua Textor –. Abbiamo lo stesso vincitore ogni anno e nessuno fa nulla per rimediare. Il PSG è al vertice del calcio francese, i suoi ricavi sono stati moltiplicati per otto e domina la lega. Se l’organismo di controllo della gestione vuole dirmi che devo rispettare le procedure francesi o europee, le chiederò di rispettare queste stesse leggi e procedure europee e di non permettere a un club di infrangere la legge mentre tutti gli altri club devono conformarsi ad essa».

Ma l’attacco di Textor continua: «Non è legale per un investitore straniero sovvenzionare un’impresa nell’Unione Europea se ciò falsa la concorrenza. Questo costituisce una distorsione. Confermo che chiederemo alla Lega che il PSG si conformi alla legge della Commissione Europea e chiederemo alla commissione giuridica della LFP di esaminare questa questione. Se non otterremo una risposta soddisfacente, porteremo la questione davanti alla Commissione Europea. L’organismo finanziario si fida dei soldi del Qatar perché sa che sono illimitati. Non si fidano dei soldi di Eagle (la holding di Textor, ndr), che rispetta e segue la legge».

Secondo Textor, poi, ci sono interessi che vanno oltre al calcio: «Penso che le relazioni tra il Qatar e la Francia esistano a livelli che vanno ben oltre lo sport. Il Qatar contribuisce in modo significativo agli affari in Francia». A supporto di questa teoria, il patron del Lione cita la recente incriminazione ai danni di Al-Khelaifi per complicità in abuso di potere nell’indagine riguardante Arnaud Lagardere e il suo tentativo di influenzare un voto del fondo qatariota QIA, azionista del gruppo Lagardere, nel 2018.

«Non farò commenti sull’argomento perché non conosco i fatti – commenta Textor –. Ma il Qatar ha reagito immediatamente dichiarando che se Nasser fosse stato minacciato in Francia, avrebbe ritirato i suoi investimenti da questo paese (ricostruzione smentita dalle parti coinvolte, ndr). Hanno dunque un livello di potere e di influenza in Francia che io non avrò mai. Noi siamo solo un piccolo club di fronte a un paese molto grande e molto potente».

Oltre a questo episodio, Textor cita un altro episodio controverso che riguarda Al-Khelaifi riportando alla memoria una videoconferenza sui diritti televisivi domestici della Ligue 1 del luglio scorso, tema che è al dir poco infuocato dopo le recenti tensioni fra la lega calcistica francese e la piattaforma DAZN.

«Al-Khelaifi Intimidiva le persone quando cercavano di introdurre nuove idee – racconta Textor –. È deplorevole che io abbia partecipato a quella chiamata sostenendo quella che pensavo fosse la proposta della lega di lanciare il proprio canale. Rispetto le opinioni degli altri presidenti che pensavano che forse fosse troppo presto perché la lega lanciasse il proprio canale. Rispetto quindi la democrazia del gruppo che ha deciso che DAZN sarebbe stato l’operatore. Durante quella chiamata, Al-Khelaïfi ha esercitato una posizione dominante».

È bene ricordare come Al-Khelaifi sia proprietario di BeIn Sports, l’altra emittente che manda in onda il calcio francese in Francia con una partita in esclusiva a giornata. «Penso che abbia agito sulla base di sentimenti personali, con un conflitto di interessi estremo, e non penso che avrebbe dovuto partecipare alla chiamata sui diritti televisivi. Avrebbe dovuto lasciare rispettosamente la chiamata e permettere che il dibattito e la discussione avessero luogo. Tutto ciò era molto inappropriato», conclude Textor.

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