Calcio e Finanza
·2. Februar 2025
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·2. Februar 2025
Unicredit scende in campo nella partita su Assicurazioni Generali. Il gruppo bancario guidato dal CEO Andrea Orcel starebbe muovendosi per acquisire una quota del 4-5% della compagnia triestina. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.
L’iniziativa di Unicredit arriva in modo inatteso e sembra rispondere soprattutto a un’opportunità strategica. Secondo fonti di mercato, la banca di piazza Gae Aulenti avrebbe iniziato da tempo a costruire una piccola posizione su Generali per conto proprio, mantenendo aperte diverse possibilità su come muoversi. È plausibile che l’incremento della partecipazione avvenga anche attraverso strumenti derivati, utili sia per rafforzare la quota sia per proteggere la posizione.
Questa settimana, il titolo Generali ha superato la soglia dei 30 euro, raggiungendo il livello più alto dal 2007, subito dopo l’Ops annunciata da Mps su Mediobanca, che possiede il 13% della compagnia assicurativa. L’iniziativa di Siena ha aumentato l’attrattiva speculativa su Generali, anche a causa delle tensioni tra gli azionisti riguardo al progetto di partnership con Natixis e all’imminente rinnovo del consiglio di amministrazione previsto per l’assemblea dell’8 maggio. Il titolo ha registrato un aumento superiore al 12% nell’ultimo mese, con un incremento dei volumi di scambio che a gennaio hanno superato del 30% la media del 2024.
Il blitz di UniCredit su Generali si inserisce in uno scenario in continua evoluzione. La banca di Orcel in Italia è ancora concentrata sull’Ops lanciata su BancoBpm, mentre in Germania resta aperta la questione della scalata a Commerzbank, attualmente in stand-by in attesa delle decisioni del nuovo governo di Berlino. Sebbene Orcel sia noto per le sue mosse sorprendenti, al momento sembra difficile ipotizzare l’apertura di un nuovo fronte per Unicredit. L’operazione su BancoBpm, che a sua volta ha lanciato un’offerta su Anima, è coerente con la strategia del gruppo, che deve anche affrontare la questione della fabbrica prodotto, dato il complesso negoziato in corso con Credit Agricole per il rinnovo del contratto con Amundi, il colosso francese dell’asset management.
Secondo gli osservatori finanziari, la mossa su Generali potrebbe anche rappresentare un’opportunità per altre strategie. Una partecipazione vicina al 5% nella compagnia assicurativa avrebbe un peso rilevante nella battaglia per il rinnovo della governance. È probabile che, con l’ipotesi di una lista presentata dal consiglio ormai superata, il CEO di Generali, Philippe Donnet, cerchi un nuovo mandato tramite una lista di maggioranza, come avvenuto in passato con il sostegno del principale azionista Mediobanca. Quest’ultima supporta la strategia di Donnet, confermata dal recente piano industriale approvato dal board e presentato al mercato.
Dall’altra parte, invece, ci sono due azionisti di peso: Delfin, della famiglia Del Vecchio (9,9%), e Caltagirone (6,7%), che da tempo contestano la gestione Donnet e si sono opposti all’alleanza con i francesi di Natixis nel settore del risparmio gestito. Se la contesa per il rinnovo del board vedesse due liste contrapposte, a chi andrebbero i voti di UniCredit? Sul tavolo potrebbe esserci anche una lista di minoranza proposta da Assogestioni.
La partita su Generali è strettamente legata alle tensioni tra Siena e Milano. Alle attuali quotazioni di Borsa, l’offerta di scambio di Mps – basata su uno scambio azionario – è ancora considerata poco vantaggiosa, con uno sconto implicito del 9,5% rispetto alla chiusura di Mediobanca di venerdì, evidenziando un divario di quasi 1,3 miliardi in termini di capitalizzazione. Mediobanca, dove Delfin possiede oltre il 19% e Caltagirone più del 5%, è il principale azionista di Generali, seguita proprio da Delfin e Caltagirone. Inoltre, Delfin (vicina al 10%) e Caltagirone (5%) sono anche azionisti di rilievo in Mps, dove il Ministero dell’Economia e delle Finanze mantiene una quota dell’11,7%.
Delfin detiene anche il 2,7% di UniCredit, mentre Caltagirone possiede il 5% di Anima. Per quanto riguarda BancoBpm, UniCredit deve fare i conti con l’opposizione dell’AD Giuseppe Castagna, determinato a mantenere una strategia di crescita indipendente, e con il disappunto del MEF, che sperava in una fusione con Mps per creare il tanto auspicato terzo polo bancario. Il quadro è complesso: ogni mossa influenza le altre, e non è detto che tutti gli attori abbiano già scoperto le proprie carte.
(Image credit: Depositphotos)
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