Boban al veleno contro la dirigenza del Milan: «Non sono gente di calcio, non capiscono! Io e Maldini lottavamo per il bene del club. Avevamo preso Olmo e Szoboszlai» | OneFootball

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·12 May 2025

Boban al veleno contro la dirigenza del Milan: «Non sono gente di calcio, non capiscono! Io e Maldini lottavamo per il bene del club. Avevamo preso Olmo e Szoboszlai»

Article image:Boban al veleno contro la dirigenza del Milan: «Non sono gente di calcio, non capiscono! Io e Maldini lottavamo per il bene del club. Avevamo preso Olmo e Szoboszlai»

Boban al veleno contro la dirigenza del Milan: «Non sono gente di calcio, non capiscono! Io e Maldini lottavamo per il bene del club. Avevamo preso Olmo e Szoboszlai»

Ospite al canale Youtube del noto giornalista Andrea LongoniZvonimir Boban, ex calciatore e dirigente del Milan, ha rilasciato molteplici retroscena sulla sua avventura in rossonero. Di seguito le parole del Presidente della Dinamo Zagabria.

ADDIO AL MILAN – «Sarebbe inelegante entrare nei dettagli, ma si è dimostrato che la giusta causa non esiste. In secondo grado mi hanno tolto la parte che il Milan doveva pagarmi per il discorso reputazionale, quindi questo probabilmente non lo meritavo. Però la giusta causa non esiste ecco, però ora dobbiamo trovarci per chiuderla in santa pace come sarebbe giusto».


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RAPPORTO CON MONCADA – «Geoffrey Moncada è un ottimo scout, un ottimo capo scout. Tutti gli uffici scout al mondo delle squadre importanti conoscono gli stessi giocatori, poi magari ogni quanto qualcuno arriva a questo o quello. Leao lo conosceva tutto il mondo, ed era importante capire se potesse cambiare certi atteggiamenti per giocare nel Milan, e lui è un ottimo scout. Dopo i giocatori li sceglievamo noi, non lui, lui te li presentava ma non entrava mai, anche elegantemente, nel dirti ‘Questo sì o no’ perché non è il suo, che ne sa lui di cosa voglia dire giocare a San Siro o meno».

PAOLO MALDINI – «Alla fine non abbiamo sbagliato degli acquisti noi. Certe cose si dicono per denigrare la forza del lavoro soprattutto di Paolo Maldini, io sono rimasto solo 7 mesi dove però abbiamo posto le basi. Con Paolo lavoravamo sempre insieme, anche se eravamo in disaccordo delle volte, ma c’era troppo amore tra di noi. Lui vedeva più i difensori, io capivo di più magari i centrocampisti, ma non c’è mai stato un giocatore preso senza che fossimo d’accordo. Con Saelemaekers fu strano, perché era chiuso a 6 me pagato 8. Non voglio essere inelegante, ma con Furlani ho fatto cose molto strane, perché lui doveva anche provare a convincere Singer di lasciarci una parte dei soldi delle cessioni Suso e Piatek».

GIORGIO FURLANI – «Non voglio essere inelegante, ma con Furlani ho fatto cose molto strane, perché lui doveva anche provare a convincere Singer di lasciarci una parte dei soldi delle cessioni Suso e Piatek».

COSA NON HA FUNZIONATO – «Io mi sono accorto subito che ci fosse qualcosa che non andava. Già quando mi hanno raccontato l’idea folle che conoscevo… Praticamente dovevamo lottare contro la nostra proprietà per il bene del Milan. Paolo mi sprona e così e iniziata la lotta. Non è che non sapessi che certe culture, o non culture, sarebbero state un problema per noi nel nostro lavoro. L’ho accettato nonostante sia finito presto ma rifarei tutto come ho fatto, perché comunque ci ho pensato tanto. Ad agosto mi avevano tolto potere di firma… Mettevano paletti assurdi. Ho firmato 3 anni nonostante volessero 5: ripulire il primo, dare stabilità il secondo e competere il terzo. Ci vogliono anni minimo: loro dopo 3 mesi ci hanno quasi delegittimato con un’imboscata. Non sono gente di calcio, non capiscono».

GIOCATORI PROPOSTI – «Personalmente sono andato a chiudere Dani Olmo. Non hanno voluto farlo, era gennaio 2020. Era tutto accordato, si doveva solo alzare qualcosa, ma era un affare da 18 milioni più 2. Il ragazzo non chiedeva nemmeno troppo. Poi si doveva pagare qualcosa in più e alla fine non ho avuto alcuna risposta, quindi era chiaro che fosse un no… Poi avevamo preso anche Szoboszlai, era tutto accordato: 20 milioni della clausola al Salisburgo. Anche lì mi è stato negato e mi sono detto: ‘Ma che roba è?’ Poi ho cercato di vederli ma non hanno voluto per due mesi, così ho dovuto fare quello che ho fatto. A qualcuno è sembrata improvvisa come cosa, ma non lo è stata. Io non è che potessi ogni giorno dire cose pubblicamente o spingere per vederci per un chiarimento che poi non è mai arrivato. Eravamo d’accordo che tutto quel che vendevamo sarebbe stato reinvestito, quindi c’erano quasi 50 milioni da Suso e Piatek. Questi due (Olmo e Szoboszlai) sarebbero arrivati da quei due. Su Olmo non ero certo all’inizio, perché in campo aveva una posizione abbastanza strana: il suo ruolo ideale era dietro la punta ma la nostra idea di gioco era il 4-3-3 o il 4-2-3-1 che poi abbiamo visto. In quel caso sarebbe stato ideale farlo giocare esterno perché Calhanoglu non poteva farlo. Lui è un playmaker e un 8, ma non un 10, perché non fa l’uno contro uno e non ha velocità. Infatti alla fine con Brahim Diaz in quella posizione si è fatto di più. Szoboszlai lo chiudemmo a Innsbruck, Paolo non era venuto perché aveva paura che lo riconoscessero. È un’icona, dove vai vai lo riconoscono. Quindi Ricky e io siamo andati col papà di Szoboszlai. Avevamo chiuso l’affare, il ragazzo voleva venire subito: negato. Ho dovuto dirgli: ‘Guarda, vediamo per l’estate’. Lui delusissimo, voleva venire subito al Milan. Lui non è un grandissimo giocatore, ma un ottimo giocatore. Olmo potenzialmente lo era. Szoboszlai nella mia testa era un 8 e alla lunga poteva diventare un grandissimo play».

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