Pagine Romaniste
·17 March 2025
Bove: “Uno dei giorni più importanti è stato scoprire di far parte della prima squadra della Roma. De Rossi? Farà una grande carriera”

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·17 March 2025
Edoardo Bove, a distanza di qualche mese dalla sua ultima partita giocata, in Fiorentina-Inter,è tornato a parlare della situazione difficile che sta vivendo, a seguito del malore che lo ha colpito in campo. Il centrocampista di proprietà della Roma, in prestito alla Viola, ha scelto di esporsi nuovamente, dopo averlo fatto al Festival di Sanremo. Le tematiche affrontate hanno riguardato la lontananza forzata dai campi, e la sua paura di non poter tornare a giocare, e i suoi ricordi più belli passati con la Roma. Bove si è raccontato al podcast BSMT di Gianluca Gazzoli. Di seguito le sue dichiarazioni:
Come Stai?
“Bene, in questo momento sto facendo tante cose, sto cercando di reinventarmi“.
Presenza al Festival di Sanremo.
“È stata una grande emozione, avevo bisogno di rivivere un po’ di ansia. Dico spesso che sono dipendente da adrenalina, il fatto che adesso n on posso vivere determinate emozioni in campo, mi porta a cercarle in altri modi. Sanremo è stata una grandissima emozione, quando stavo salendo le scale dell’Ariston mi è mancata quasi l’aria. Un po’ assurdo, perché non ho mai sentito una pressione simile nel giocare davanti a 80 mila persone, quanta quella di dover parlare in pubblico. La cosa difficile era essere chiaro e far arrivare il messaggio, mettendomi in gioco essendo me stesso. Senza far perdere far troppo tempo alla serata (ride ndr)”.
Sensazioni dopo il malore.
“Le persone quando mi guardavano avevano uno sguardo di pena. All’inizio mi dava quasi fastidio ma non posso biasimarli. Dopo però ho capito quanto questa cosa avesse spaventato la gente e di quanto fossero felici di vedermi. Lì ho capito la gravità di quello che è successo. Quando mi sono svegliato in ospedale non capivo cosa fosse successo e ho voluto rivedere quel momento in cui ho perso i sensi. Inizialmente le immagini non mi hanno dato fastidio ma riguardandole dopo un po’ di tempo è stato come tornare indietro e per questo mi turba. Sento che nel mio percorso di recupero, anche mentale, mi facciano fare un passo indietro. Mi tornano in mente domande capricciose: perché proprio a me? perché gli altri possono giocare e io no? Io ho realizzato subito di essere stato molto fortunato, per questo quasi mi sento in colpa quando mi faccio certe domande”.
Cosa ricordi di quel Fiorentina-Inter?
“Io mi ricordo il primo quarto d’ora e quando ha segnato Lautaro e poi il gol è stato annullato io già sentivo girarmi un po’ la testa anche se il cuore lo sentivo battere normalmente. A quel punto mi sono abbassato e quando mi sono rialzato sono andato giù. Non ho mai sentito nulla al petto. Mi sono svegliato all’ospedale senza ricordarmi nulla. Mi hanno detto che in ambulanza ho fatto un bel casino, ero abbastanza indemoniato, ma non ricordo niente. E’ incredibile come il nostro cervello scelga cosa ricordarsi o meno”.
Sulla Fiorentina.
“I miei compagni hanno vissuto un momento che non si toglieranno più dalla testa. La squadra ha iniziato a perdere le partite ma è normale perché certi episodi ti restano in mente. Ognuno mi ha raccontato ciò che ha vissuto. Quando sono tornato al Viola Park ho provato tanta tristezza perché io volevo essere lì normalmente”.
Soddisfazioni più grande e il tuo percorso nel calcio.
“Ho capito che il calcio sarebbe stato il mio lavoro alla fine del mio percorso in Primavera. Io l’ho sempre vissuto come divertimento. Forse ho raggiunto certi risultati proprio per la mia spensieratezza. Uno dei giorni più importanti è stato scoprire di far parte della prima squadra della Roma: ho capito di avercela fatta. L’esordio? E’ stato sia un traguardo che un punto di partenza”.
I giocatori che ti hanno dato il benvenuto tra i grandi?
“Mancini, Pellegrini, Cristante e Dybala mi hanno dato tanti consigli all’inizio. Ma penso sia ciò che succede in ogni ambiente lavorativo. Le dinamiche di uno spogliatoio sono molto più semplici di quanto uno pensi. Gli allenatori poi sono stati fondamentali nella mia crescita. De Rossi? Io ho avuto il papà Alberto in Primavera e Daniele in prima squadra. Lui è molto portato per fare l’allenatore e sono convinto che farà una grande carriera”.