Calcio e Finanza
·5 January 2025
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·5 January 2025
Continuano a emergere dettagli dei tanti interrogatori che i pm milanesi stanno tenendo con Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord dell’Inter, arrestato nel corso del blitz delle forze dell’ordine in seguito alle indagini sui rapporti fra i capi del tifo milanese e la criminalità organizzata.
Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, Beretta il 20 dicembre scorso ha confermato che lui stesso, quando era ancora sotto il provvedimento del Daspo della durata di 15 anni, intratteneva rapporti con l’attuale presidente dell’Inter Giuseppe Marotta (allora era solamente amministratore delegato vista la presenza di Steven Zhang).
Se nei precedenti interrogatori, Beretta aveva dichiarato che che Marotta lo aveva salvato da una denuncia nel momento in cui aveva detto a un dirigente nerazzurro (intenzionato a sporgerla per minacce ricevute dall’ultras) che se avesse voluto avrebbe potuto farla a titolo personale ma non a nome della società, ora Beretta racconta di una volta in cui Marotta, in occasione di una contestazione di tifosi sotto la sede, gli avrebbe detto «Andrea, mi raccomando, non fate casino, tenete… La contestazione ci sta magari per gli acquisti che non andavano…».
Un colloquio che non ha nulla di eclatante nei contenuti, ma che vengono letti sotto un’altra luce per il fatto che lo stesso Beretta era in quel momento sotto Daspo. E a confermarlo nell’interrogatorio sempre del 20 dicembre è l’ex capo della Nord che a domanda: «Era il periodo in cui lei era sottoposto al Daspo?», dà un doppia conferma conferma: «Sì, sì». «Quindi Marotta ha interloquito con lei sapendo che lei era sottoposto al Daspo?». «Sì, certo».
La posizione di Marotta in merito è già stata raccolta dagli inquirenti. E se sulla storia della denuncia Marotta aveva smentito e negato l’episodio narrato da Beretta, su quest’ultimo il presidente dell’Inter ha fatto sapere di ritenere di aver incontrato una sola volta il capo ultras, nel contesto di una contestazione di tifosi per la cessione di Lukaku al Chelsea. Ma se questo è l’episodio a cui si riferisce Beretta, Marotta aggiunge che prima di quell’incontro (fatto per placare gli animi e avvenuto con moltissime persone) egli avvisò per iscritto sia il questore di Milano sia il procuratore della FIGC.
Beretta, inoltre, nell’interrogatorio già citato, riporta per filo e per segno i grandi guadagni di tutte le attività legate alla Curva che lui, insieme ai soci Marco Ferdico e Antonio Bellocco, hanno concluso in quel periodo. Si parla di 150mila euro a testa per un solo anno di partite di Champions League.
Se infatti nei primi tre interrogatori da neo collaboratore di giustizia Beretta aveva stimato un guadagno fisso di circa 6mila euro al mese a testa per il trio, in quest’ultimo calcola un guadagno di «150 mila euro per me, 150mila per Ferdico e 150mila per Bellocco» come provento solo delle «partite della intera stagione di Champions» fino alla finale di Istanbul contro il Manchester City.
In questo quarto interrogatorio Beretta si sente ridomandare dagli inquirenti chi nell’Inter sapesse che il gestore reale dell’associazione We Are Milano fosse appunto lui, benché da 15 anni gravato dal Daspo. «Ma dottore, lo sapevano tutti… tutti gli “Slo” (i dirigenti addetti ai rapporti con il normale tifo organizzato, ndr ), tutta la società Inter sapeva che comunque dietro alla “We Are Milano” c’ero io che muovevo i fili», afferma Beretta.