Calcio e Finanza
·26 December 2024
Calcio e Finanza
·26 December 2024
l presidente dell’Inter Giuseppe Marotta ha rilasciato una lunga intervista al direttore di Sky Sport Federico Ferri, registrata lo scorso 19 dicembre e in onda nel giorno di Natale su Sky e NOW.
Nel corso della conversazione, Marotta ha tracciato un bilancio sul 2024 e si è aperto su tanti temi, tra cui il suo futuro all’Inter, l’allenatore Simone Inzaghi, la situazione sull’inchiesta curve e criminalità organizzata, l’ambizione di vittoria, la rivale Atalanta e il modello di business.
Il presidente e AD nerazzurro ha esordito parlando dell’anno che si sta per concludere: «Direi che è l’anno dell’Inter nel quale c’è l’operatività di Giuseppe Marotta, anche, quindi chiaramente si coniugano queste due situazioni: il fatto di aver ricevuto molto dall’Inter e aver dato la mia esperienza all’interno di certi obiettivi. L’Inter è ritornata a essere una delle protagoniste più autorevoli, nel senso che la storia e il palmares di questa società calcistica ci dicono che i trofei vinti sono tanti, che le Champions League vinte sono tante, gli Scudetti vinti sono appunto 20 e quindi siamo tornati in quel palcoscenico più consono alla storia e in questo momento poi con la nuova proprietà stiamo dando continuità a questa situazione».
Sul ruolo da presidente, Marotta vuole «ringraziare questa proprietà perché mi ha dato fiducia da subito e quindi mi ha dato questa maggiore responsabilità nominandomi presidente di una società come l’Inter, che è qualcosa di straordinario. E lo è per me, per la mia carriera. Quindi da una parte c’è lo stimolo a fare sempre meglio, dall’altro il riconoscimento da parte della proprietà per la fiducia, sempre nell’ottica di far sì che il cammino dell’Inter sia un cammino vincente, sia un cammino pieno di risultati e quindi direi di fatto non è cambiato molto se non la passione, l’impegno e la dedizione che avevo prima e che oggi è ancora di più».
Ancora sul suo ruolo, nel rapporto con le altre figure del club, Marotta spiega che è cambiato molto «in base a quello che era il titolo che mi era stato attribuito – direttore generale, amministratore delegato, presidente – e quindi la prima cosa è il rispetto dei ruoli, nell’Inter c’è l’allenatore, dall’altra parte c’è un direttore sportivo, c’è un vicedirettore sportivo, per cui in primis devo rispettare questi ruoli e quindi il ruolo di direttore sportivo, in questo caso di Ausilio, è quello di confrontarsi maggiormente con l’allenatore, ma siccome poi il nostro è un gioco di squadra, un team lavora proprio se c’è affiatamento tra le varie componenti, il confronto tra di noi è quotidiano. Quindi quasi tutti i giorni ci troviamo per parlare, magari seduti a tavola a pranzo. Parliamo delle varie dinamiche, ripeto, nel rispetto dei ruoli, ma sempre portando ognuno di noi la sua esperienza e la sua competenza».
Passando alla proprietà, il presidente dell’I ter parla delle linee guida dettate da Oaktree: «Devo dire che Oaktree è arrivata in punta di piedi e in modo molto silenzioso ma molto concreto e partecipe della vita del club e quindi il confronto, oggi, è quotidiano con loro ed è positivo, tutto volto a garantire continuità al club nella ricerca della sostenibilità che è finanziare la parte economica, e questa sostenibilità come hai sottolineato avviene attraverso delle linee guida che ci hanno indicato, che abbiamo concordato insieme e che dobbiamo mettere in pratica. Queste linee guida, come hai sottolineato, sono quelle di comporre una rosa che possa rispondere a dei limiti economici dal punto di vista del costo del lavoro, a un’età media che possa garantire anche il fatto di comprare, quindi acquisire, investire su giovani che rappresentano un patrimonio perché oggi avere un patrimonio all’interno dell’azienda è un elemento che contribuisce a dare sostenibilità. Questo è quello che noi stiamo facendo e che maggiormente faremo nella stagione futura, quello di garantire la massima competitività attraverso giocatori, magari meno vecchi rispetto a quelli che abbiamo oggi, ma che rappresentino anche qualità, professionalità e allo stesso momento anche patrimonio».
Inevitabile anche una battuta sull’inchiesta che sta coinvolgendo il tifo organizzato di Inter e Milan: «Intanto, chiaramente l’inchiesta è in corso e io non posso che innanzitutto esprimere gratitudine e ringraziamento alla magistratura, alle forze dell’ordine per l’opera che stanno facendo. Noi ci siamo messi a disposizione e stiamo collaborando al fine di debellare questo fenomeno che è straordinario in negativo e ha a che fare con il mondo dello sport e che forse è una delle prime volte che si verifica, che sono attività criminali che non c’entrano niente con i valori dello sport. Io ho vissuto, come te del resto, i decenni precedenti in cui c’era magari una violenza, una violenza fisica consumata all’interno o all’esterno dello stadio ma era nell’ottica di quello che era un fenomeno di calcio. Oggi siamo davanti a una situazione difficile per le Società da debellare e per questo ringrazio ancora e maggiormente la magistratura e le forze dell’ordine con le quali noi stiamo collaborando al fine di garantire trasparenza».
Sul fatto se si potesse fare o meno di più sul rapporto con gli ultras, Marotta ha aggiunto che «si può e si deve fare sicuramente molto di più, però già oggi esistono figure all’interno del sistema – mi riferisco per esempio allo SLO, alla legge Maroni – che aiutano tantissimo nel garantire una certa trasparenza e quindi noi società possiamo fare qualcosa acculturando anche i nostri giocatori al rispetto di quelle che sono le leggi dello Stato, quelle che sono le norme federali che sono il codice di Giustizia Sportiva che va rispettato. Ecco, noi lo facciamo già perché durante l’anno calcistico facciamo delle lezioni in cui spieghiamo, grazie alla collaborazione delle autorità di polizia, con i nostri calciatori ma poi è difficile entrare nella vita privata di ogni giocatore, la vita privata è qualcosa di cui noi non possiamo controllare e quindi poi lì ecco la parte un po’ d’ombra, grigia, nella quale non possiamo entrare, possiamo magari aiutare il nostro giocatore con una cultura maggiore».
Passando a temi di politica calcistica, Marotta si è detto favorevole alla reintroduzione del Decreto Crescita: «Certamente. Guarda caso nel momento in cui abbiamo attuato il Decreto Crescita le nostre squadre sono riuscite ad arrivare in fondo in tutte le competizioni in un’annata, Champions League, Europa League, Conference League in finale, ci siamo ritornati, l’Atalanta ha vinto cioè abbiamo messo a frutto quest’agevolazione. Credo che togliendoci quest’agevolazione torneremo ancora indietro nel nostro ranking. Meno spazio per gli italiani? Basta calibrare il fatto che tu hai questo strumento di agevolazione partendo per esempio da 2 milioni lordi. Due milioni lordi significa che metto un tetto verso l’alto e quindi evidentemente il mondo giovanile non viene toccato. Quindi assolutamente non si va a prendere un giocatore straniero di 16 anni, perché non hai un vantaggio, uno sconto fiscale, mentre tu porti in casa dei giocatori affermati che possono far crescere anche i giocatori che hai già con te».
Una chiusura dedicata al futuro. Marotta è affascinato anche dal mondo della Federazione, ma «all’Inter sto bene, per cui assolutamente spero di dare e contribuire a dare risultati».