Inter News 24
·30 November 2024
Inter News 24
·30 November 2024
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport in vista di Fiorentina Inter, l’ex centrocampista nerazzurro Lothar Matthaus si è espresso così sulla stagione della squadra di Simone Inzaghi, soffermandosi su alcuni singoli.
SULL’INTER – «Un mix unico di giocatori di esperienza e di giovani talenti, con un allenatore che ha trovato la formula giusta. È al top in tutti i reparti, in Europa e non solo in Italia. Sono davvero contento del livello che ha raggiunto la “mia” squadra, ma questo lavoro arriva da lontano, non è certo una novità di quest’anno. Ormai da tempo l’Inter se la gioca con tutte: sta superando il turno in Champions senza playoff e può andare in fondo in Europa. In più, ovviamente, può rivincere lo scudetto in questa A che è diventata davvero divertente e più livellata…».
SE MI PIACE? – «Sì, la seguo in generale, soprattutto la domenica in tv quando sono a casa. Il vostro calcio continua a crescere e il campionato è molto equilibrato, con le sorprese Lazio e Fiorentina e il ritorno del Napoli. Ma, da quello che vedo da fuori, forse la squadra più forte è diventata l’Atalanta».
LE SFIDE IN CHAMPIONS CON LE TEDESCHE – «Il Lipsia sta avendo molti problemi, ha buttato tanti punti in Bundesliga, mentre il Bayer Leverkusen che aspetta l’Inter è molto più pericoloso: per me è l’unica squadra che ha qualche chance di insidiare il Bayern Monaco. Ormai Xabi Alonso è tornato al suo livello, e questo non è poco…».
ANCHE IL BAYER LEVERKUSEN NON SEMBRA DOMINANTE COME L’ANNO SCORSO – «Ha lo stesso allenatore, gli stessi giocatori e ha aggiunto pure dei tasselli di qualità: dovrebbe essere perfino più forte! Semplicemente, l’anno scorso tutto andava bene, avevano la fiducia che permettano di vincere anche all’ultimo minuto. Questa stagione è diversa… Io, però, vedo il Leverkusen in netto miglioramento, come visto in Champions con il Salisburgo: mi auguro che stia in vetta a competere per il bene del nostro campionato».
CALHANOGLU L’UNICO INSOSTITUIBILE DI INZAGHI? – «Sì, è il giocatore chiave. Prima di arrivare all’Inter non faceva la differenza a questo livello, ma evidentemente ha trovato il club perfetto per lui. C’è la giusta connessione con l’allenatore e con i compagni: tutti credono veramente in Hakan, questo fa la differenza. Come quando c’ero io all’Inter e gli altri si fidavano di me: mi davano la palla come ora la danno a Calha…. Peccato per il rigore col Napoli, ma quella sera ha comunque segnato lui. E pure in nazionale ha uno status diverso: maglia di capitano, numero 10, tutte cose che ti rendono speciali. Ma molto del merito è di Inzaghi».
IN CHE SENSO? – «Non solo gli ha trovato la giusta posizione, non solo nell’ultimo anno e mezzo lo ha fatto rendere al livello più alto, ma sta facendo quello che Julian Nagelsmann ha fatto con Toni Kroos all’ultimo Europeo: lo ha messo al centro di tutto. Simone ha detto a tutti i giocatori, qualunque sia il loro compito, di guardare Calha per primo».
IL CENTROCAMPO IL SEGRETO DELL’INTER? – «Per ottenere questi risultati per molti anni vuol dire che la rosa è completa per intero, non solo il centrocampo. Dal primo al 22esimo tutti sanno cosa fare, questo fa la differenza. In più, la squadra ha una grande difesa e un attacco di classe mondiale, con la coppia Lautaro-Thuram. E aggiungo pure Arnautovic, decisivo in maniera diversa. Negli ultimi 20-25 minuti il suo fisico serve per tenere il pallone».
THURAM SEGNA PIÙ DI LAUTARO, È CAMBIATO IL DOSAGGIO DELLA COPPIA? – «No, la coppia funziona alla perfezione, l’equilibrio non è cambiato rispetto all’anno passato: qui ognuno ha sempre bisogno dell’altro, in un certo senso “approfitta” dell’altro. Se hai davanti uno come Lautaro, allora scatta l’allarme rosso per le difese: si concentrano sull’argentino e così, magari, il francese ne approfitta. In fondo, è il lavoro di coppia e di scambio che fanno perfettamente in Bundesliga Hugo Ekitiké e Omar Marmoush, i due attaccanti dell’Eintracht Francoforte. Seguiteli…».
SU BISSECK – «Non lo vedo così tanto nei titoli dei giornali, ma si inizia a parlare seriamente di lui. Adesso ha davanti dei mesi per giocare sempre di più e sono sicuro che Nagelsmann lo chiamerà: Julian si sta guardando intorno, cerca sempre le migliori risorse anche se la Germania ha centrali super come Rudiger, Tah e Koch, che sono protagonisti nelle loro squadre. Intanto, vediamo quanto Bisseck crescerà in campionato, già da questa con la Fiorentina visto che non c’è Pavard».
IL PRIMO RICORDO LEGATO ALLA FIORENTINA – «Un cartellino rosso nella festa. Era l’ultima della mia prima stagione a Milano, giugno 1989: avevamo già vinto il campionato e a San Siro si giocava per il record di punti. Mi sono fatto espellere per una piccola reazione, una cosa rara. Ricordo che anche Berti era arrivato quell’anno e proprio dalla Fiorentina: i tifosi viola non erano teneri con lui. Comunque, questa resta una grande partita con una grande rivalità, quasi un classico».
IL VERO KLASSIKER SI GIOCA IN GERMANIA – «Una perfetta vetrina per il campionato tedesco. Il Borussia Dortmund ha due facce, biancoenero, casa e trasferta. Dopo tanti cambi, mi pare che Sahin abbia trovato equilibrio. Sarà una prova dura, da vero Bayern. che non è più quello dell’anno scorso: adesso tutti corrono dall’inizio. Kompany parla ai giocatori una lingua che Tuchel non parlava, sa come farli sentire importanti. Non ha senso spiegare a Sané come dribblare o a Kimmich come difendere, mentre l’anno scorso l’allenatore aveva rapporti conflittuali con tutti. Tutti, tranne Kane….Anche la sconfitta col Barcellona è stata un bene perché da lì hanno cambiato atteggiamento: adesso sono tornati in modalità da combattimento, tutti aggressivi, così non prendono più gol. Davanti, poi, restano fortissimi. In generale, hanno due soluzioni per ogni ruolo e possono tornare a fare strada anche in Champions».
SE MI PIACE IL NUOVO FORMAT DELLA CHAMPIONS? – «Mi piace? Mi piace tantissimo… Quando mai avremmo visto un Liverpool-Real Madrid così spettacolare a novembre. Magari avremmo dovuto aspettare la semifinale o perfino la finale. Qui, invece, le partite sono tutte spettacolari e combattute come Monaco-Benfica. E poi fatemi dire una cosa importante: il gol finale dell’Aston Villa era regolare, non c’era fallo sul portiere della Juventus!».
QUALCUNO DIREBBE CHE LO DICO DA INTERISTA… – «(Ride, ndr) No, lo dico perché penso che il calcio sia ancora uno sport di contatto. Su quell’azione non bisogna neanche andare al Var».