Nervo: “A Milano un calo di concentrazione, ma ho condiviso le scelte di Italiano. Per la finale sono fiducioso, in ogni caso resterà una stagione memorabile” | OneFootball

Nervo: “A Milano un calo di concentrazione, ma ho condiviso le scelte di Italiano. Per la finale sono fiducioso, in ogni caso resterà una stagione memorabile” | OneFootball

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·12 May 2025

Nervo: “A Milano un calo di concentrazione, ma ho condiviso le scelte di Italiano. Per la finale sono fiducioso, in ogni caso resterà una stagione memorabile”

Article image:Nervo: “A Milano un calo di concentrazione, ma ho condiviso le scelte di Italiano. Per la finale sono fiducioso, in ogni caso resterà una stagione memorabile”

La bellezza di 417 gare ufficiali (terzo di sempre per presenze nella storia del Bologna, insieme a Carlo Reguzzoni, dietro soltanto a Giacomo Bulgarelli e Tazio Roversi), 12 stagioni con addosso la maglia rossoblù, 42 gol, un’infinità di cross al bacio e una Coppa Intertoto messa in bacheca nel 1998, ultimo trofeo vinto dalla società felsinea a livello di Prima Squadra. I freddi – ma incredibili – numeri possono raccontare solo in parte chi è stato Carlo Nervo per il BFC 1909. Per tutto il resto c’è l’enorme piacere di una chiacchierata di calcio con una delle ali più forti che abbiano mai calcato il prato del Dall’Ara, uno che di grandi notti se ne intende e che ora, da tifoso, vuole gustarsi a pieno una finale memorabile e cancellare qualche vecchia amarezza.

Carlo, la prima domanda è d’obbligo: sarai presente mercoledì a Roma? «Purtroppo non ci sarò per problemi organizzativi col mio lavoro, guarderò la gara in TV da Milano. Sto rosicando tanto, avevo già prenotato anche l’albergo e preso i biglietti, ma il lavoro è così. Come ben sapete sono legato a Bologna in modo quasi viscerale, e mi dispiace non poterla frequentare quanto vorrei sempre per motivi professionali: città, tifosi e società meritano di conquistare un titolo così importante».


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Quale spiegazione ti sei dato per i venti minuti finali di San Siro? «Un calo di concentrazione: peccato perché sin lì la partita dei rossoblù era stata notevole. Non bisogna neppure dimenticare il valore dei giocatori che sono entrati nel Milan, forti e capaci di determinare. Anche con diverse seconde linee, durante la gara il Bologna era stato il Bologna, con ritmo, intensità e un gol di pregevole fattura, purtroppo quel brutto finale ha oscurato tutto».

Possono aver inciso le scelte ‘conservative’, nell’undici iniziale e nella gestione, in vista della finale di Coppa Italia? «Il BFC ha una rosa lunga, costruita in estate pensando alla capacità dei subentranti di poter incidere, come infatti successo più volte durante l’annata. Mercoledì sera il Bologna si giocherà la storia, oltre ad un trofeo e all’Europa, quindi per me Italiano ha fatto scelte condivisibili. E ripeto, il campo stesso gli stava dando ragione, poi è successo quel che è successo…».

Un all in del genere non è un rischio troppo grande? «A livello mentale sì, potrebbe essere stato un rischio, ma realisticamente tornare in Champions League credo sarebbe stato comunque complicato. Siamo esseri umani, dunque se si ha un enorme traguardo come quello di mercoledì a portata di mano si cerca di gestire il più possibile le energie. Ad ogni modo il campionato non è ancora finito, dopo la finale mancheranno altre due gare e tutto è ancora in ballo».

Quali sono le tue sensazioni sul match? «La velocità degli avanti del Milan è impressionante, in contropiede i rossoneri sanno essere micidiali e in più ritroveranno Leao. Però l’intensità e l’organizzazione del Bologna possono fare la differenza, e rispetto alla gara di campionato ci saranno alcuni rientri fondamentali. Nel complesso sono molto fiducioso».

Certe stagioni possono essere considerati memorabili anche se non portano a nulla di concreto? Il pensiero corre subito al 1999 e al 2002… «Per me che ho avuto la fortuna di viverle, seppur con tanta sofferenza e amarezza nella coda, annate del genere rimangono comunque memorabili: l’entusiasmo e le emozioni create non si cancellano, così come la crescita della squadra, perché è bellissimo guardare questo Bologna e ci sono ulteriori margini di miglioramento. Negli ultimi due anni il club ha fatto cose straordinarie e di cui essere orgogliosi, e comunque vada è finalmente tornato ad alti livelli con l’obiettivo di restarci».

Quanto incide e quanto può risultare rilevante il raggiungimento dell’Europa nella gestione dei propri pezzi pregiati? «Certamente disputare le coppe europee rende più facile mantenere in organico o arrivare a determinati giocatori, e anche il fatto di alzare un trofeo può darti tanto come ritorno d’immagine. Ma se ciò non dovesse accadere quest’anno, nessun dramma: la società saprà come muoversi perché ormai il Bologna è una grossa realtà, e l’ha dimostrato tramite un progetto partito dieci anni fa grazie a Saputo e di cui ora, con pieno merito, si stanno raccogliendo i frutti».

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