Calcio e Finanza
·24 November 2024
Calcio e Finanza
·24 November 2024
La città di Torino ha ospitato nel migliore dei modi le Nitto ATP Finals, che hanno visto trionfare Jannik Sinner, il primo italiano a vincere il torneo che dal 1970 pone di fronte i migliori otto tennisti dell’anno (nelle prime due edizioni i tennisti furono cinque e si giocò solamente un girone con formato round robin).
Nel capoluogo piemontese non solo le cose sono state organizzate alla grande all’interno della Inalpi Arena (il PalaIsozaki delle Olimpiadi di Torino 2006, proprio di fronte allo Stadio Olimpico Grande Torino) ma è stata la città intera che ha vestito l’abito migliore trasmettendo l’atmosfera delle grandi occasioni.
D’altronde a guardare i numeri, Torino, gli organizzatori e l’amministrazione comunale hanno di che festeggiare. Secondo uno studio di Boston Consulting Group (BCG) le ATP Finals hanno avuto sul territorio un impatto economico di oltre 500 milioni di euro, in aumento del 64% sull’anno scorso. Nello specifico l’evento ha generato 3.431 posti di lavoro, con un reddito da lavoro di quasi 100 milioni di euro. Il valore aggiunto, quello che viene contabilizzato annualmente nel PIL dell’Italia, è di 243 milioni. «Il ritorno in termini di entrate fiscali e previdenziali è di oltre 84 milioni: lo Stato, per ogni euro investito nel torneo, ne recupera cinque», ha spiegato Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP), tracciando un bilancio finale della manifestazione ed evidenziando ancora una volta quanto convenga investire nello sport, come spesso emerso nell’Osservatorio sullo Sport System di Banca Ifis.
Nello specifico il valore puntuale dell’impatto economico è di 503,4 milioni di euro, suddiviso nelle tre componenti:
La macchina organizzativa ormai rodata, dopo il quarto anno in cui Torino ospita il “torneo dei maestri”, ha contribuito non poco all’exploit insieme a un crescente interesse da parte degli sportivi italiani trainato anche dai risultati degli azzurri. «Gli spettatori presenti alle partite delle Nitto ATP Finals, agli allenamenti, alla grande cerimonia di apertura sono stati oltre 210mila, in aumento del 77% rispetto al primo anno in cui, a causa del COVID, la capienza era ridotta al 60%. Oggi quello degli spettatori è prevalentemente un popolo di italiani. La percentuale di stranieri, che era intorno al 39%, è scesa al 20%: parliamo di 33mila persone che non hanno trovato un biglietto», ha proseguito Binaghi.
Anche la sostenibilità socio-ambientale dell’evento, tema sempre più centrale nelle grandi kermesse, è stato positivo. «Open Economics (gruppo che supporta istituzioni e società nel modellare le politiche di investimento, ndr) ha valutato l’impatto sociale e il valore delle ricadute sociali è di 332 milioni di euro rispetto ai 266 dell’anno scorso. Il ritorno sociale dell’investimento, 5.2, è notevole».
Nel particolare i benefici sociali si sono articolati in quattro componenti, a seconda di chi è il target che li sperimenta:
Se confrontiamo i dati con altri eventi sportivi, emerge come le ATP Finals abbiano un peso significativo. Con un impatto totale poco superiore al mezzo miliardo, l’evento supera quello del Gran Premio d’Italia di Formula 1, stimato a 223 milioni di euro (dati Censis). Tuttavia, rimane inferiore rispetto agli Internazionali BNL d’Italia 2024, che producono un impatto di 616 milioni di euro (stima EY).
Spostandoci invece sul piano internazionale, eventi come Wimbledon 2023 e gli US Open 2024 portano impatti economici nettamente superiori, rispettivamente pari a 820 milioni di euro e 684 milioni. Questi eventi, però, beneficiano di audience globali maggiori e di un contesto economico differente, con modelli di calcolo non direttamente comparabili a quello utilizzato per le ATP Finals.
Alla luce di questi numeri, la notizia probabilmente ancora più importante è che le ATP Finals resteranno in Italia almeno sino al 2030. L’Italia nel particolare ha vinto la concorrenza di Riyad, Tokyo e Singapore, e organizzerà le Nitto ATP Finals anche nel quinquennio 2026-2030, dopo i cinque anni a Torino dal 2021 al 2025. Secondo le stime, l’ammontare impegnato per ottenere il prolungamento della concessione lieviterà da 17 a 28 milioni di euro, parallelamente al montepremi che dovrebbe crescere da 14 a 24 milioni di euro. Ma se i numeri sono quelli sopra citati non c’è dubbio che il gioco valga la candela.
Sciolto il nodo dell’assegnazione per nazione, rimane però ora da definire la sede in cui avrà luogo il torneo. Le prossime Finals – dal 9 al 16 novembre 2025 – si disputeranno ovviamente ancora a Torino in quanto parte del quinquennio 2021-2025, poi sarà agone tra le varie città italiane. E in questo quadro le indiscrezioni per il quinquennio 2026-2030 parlavano inizialmente di una staffetta tra Torino e Milano che verte su due opzioni:
Poi il ministro dello Sport Andrea Abodi ha dato per certo il mantenimento dell’evento a Torino fino al 2027, confermando la seconda opzione.
Ed è proprio il timore di vedersi scippata di mano una gallina dalle uova d’oro che serpeggiava nei corrodi vip e nelle tribune autorità della Inalpi Arena da parte delle autorità torinesi e piemontesi. D’altronde la preoccupazione per un’eventuale staffetta è stata espressa ufficialmente sia dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo – «Giochiamo per vincere, non per pareggiare o partecipare: vogliamo tenere qui le Nitto Finals per altri cinque anni» – sia dal Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio: «Siamo pronti a fare altri investimenti».
Ufficialmente a Milano, non c’è alcun dossier sul tavolo del sindaco Giuseppe Sala, né su quello dell’assessora allo Sport Martina Riva. Al momento, fanno notare da Palazzo Marino, vi è solo stata niente di più che una interlocuzione con Binaghi e con la governance ATP, nella persona di Gaudenzi. Però è evidente che il dossier è nel mirino, se solo un anno fa Sala spiegava: «Le Atp a Milano? Sarebbero un sogno. Ma al momento c’è solo quello. Per essere credibili c’è bisogno di un progetto concreto». Per Sala, tra l’altro, potrebbe essere l’ultimo lascito della sua gestione visto che molto probabilmente l’eventuale trasferimento delle Finals a Milano non avverrebbe prima del 2027, quando ci sarà un nuovo sindaco, dal momento in cui l’attuale primo cittadino è in carica per il secondo mandato e – come previsto dalla legge – non potrà correre per un terzo.
D’altronde, se il bel lavoro svolto sinora e la macchina rodata sono interessanti plus per Torino anche oltre il 2025, Milano ha in mano non poche carte. Tra queste:
Soprattutto però a fare pendere la questione verso la metropoli ambrosiana è Milano stessa, in quanto naturale capitale del Nord Italia. Nello specifico, non si tratta tanto di colpe o meriti delle amministrazioni comunali: se è vero che sarà comodissimo giungere al palazzo di Santa Giulia visto che questo non solo è posto a poche centinaia di metri dalla stazione di Rogoredo della metropolitana (15 minuti da Piazza Duomo) e di quella dei treni ad alta velocità (sulla linea che porta a Roma e Napoli), e nello stesso tempo è vicinissimo all’uscita dell’autostrada ed è a pochissimi chilometri dall’aeroporto di Linate (anche se non lontano dal tristemente noto boschetto, un centro di spaccio a cielo aperto sempre operativo), nello stesso tempo è altrettanto vero che anche l’Inalpi Arena a Torino non è messa male su questo versante, visto che l’impianto è collegato benissimo con la stazione dell’Alta Velocità di Porta Susa, la prima che si incontra giungendo nel capoluogo piemontese da Milano, Roma o Napoli). Basta prendere il tram 10 nel piazzale antistante la stazione e in meno di un quarto d’ora si è davanti allo Stadio Olimpico Grande Torino e al palazzetto dove si è giocato il torneo.
Invece è proprio nella centralità geografica ed economica di Milano la differenza. Essendo posto in mezzo alla pianura padana la città lombarda è notevolmente più semplice da raggiungere per chi viene dalle regioni del Nord Italia e anche da quelle del centro (particolare da non sottovalutare visto che, si accennava prima, gli spettatori italiani sono sempre più numerosi a discapito di quelli stranieri).
Non solo, ma essendo Santa Giulia praticamente sulla linea del treno che collega Milano a Bologna, Firenze, Roma e Napoli, automaticamente il trasferimento amplierebbe il bacino di utenza ferroviario della kermesse. Si pensi per esempio alla semifinale giocata alle 14.30 tra Alexander Zverev e Taylor Fritz. È stato uno dei match più lunghi delle Nitto ATP Finals, circa due ore e mezza essendo terminato al tie break del terzo set. Eppure, una persona che vive a Roma (e a maggior ragione un abitante di Bologna o Firenze) avrebbe tranquillamente potuto prendere un treno in mattinata, essere a Milano per l’ora di pranzo, vedere la partita e tornare a casa ed essere nella Capitale per l’ora di cena. Il tutto nemmeno senza dover pagare il pernottamento in un albergo.
A questo si aggiunga che il confronto in termini di traffico aereo non regge. Il polo aeroportuale milanese con i suoi tre scali (Malpensa, Linate, vicinissimo a Santa Giulia, e Orio al Serio) è servito nettamente meglio che non quello di Torino (che dispone nei fatti del solo Caselle). Pertanto, anche gli appassionati meridionali o esteri avrebbero molti più voli a disposizione.
Inoltre, e questo è un altro punto nodale della questione, c’è la centralità di Milano quale hub economico italiano.
Nello specifico va riconosciuto che a Torino c’è stata il tutto esaurito praticamente ogni giorno, anche nell’area corporate hospitality. Questi spazi però, molto probabilmente, potrebbero essere venduti a un prezzo maggiorato alle aziende se la kermesse fosse a Milano (si spiega così la spinta dell’ATP verso la metropoli ambrosiana?). Non fosse altro perché, visto il numero di manager che gravita nella città lombarda, sarebbe molto più semplice per questi andare al palazzetto dopo il lavoro. E quindi le corporation che potrebbero essere ancora più invogliate ad acquisire spazi e tagliandi hospitality.
È d’altronde la differenza che emerge nelle stime di incassi da corporate hospitality di Inter e Milan con il nuovo San Siro nei confronti di qualsiasi impianto in qualsiasi altra città italiana. Oppure per aumentare la magnitudo della questione è la differenza che qualsiasi evento che si tenga a New York ha incassi corporate superiori a qualsivoglia altra città nordamericana.
Questo però non significa che Torino ha già perso sin da ora. Come si diceva, il bel lavoro svolto sinora e la macchina rodata che sono interessanti plus per una riconferma. Inoltre, ci sono altri motivi perché sulle sponde del Po non ci si debba dare per vinti. Innanzitutto, perché in un Paese come l’Italia è tutto da dimostrare che avverranno secondo le tempistiche stabilite i lavori che il palazzo di Santa Giulia necessiterà per poter ospitare le Finals dopo essere stato sede delle gare di hockey delle Olimpiadi.
Inoltre, in Piemonte c’è chi non dimentica che già una volta Milano ha tentato di scippare un’idea di una kermesse a Torino e la cosa non finì bene per la metropoli ambrosiana. Nel 2017 i principali editori italiani di libri vollero organizzare nel polo fieristico di Rho un’edizione alternativa all’ormai storico Salone del libro che dal 1988 si tiene al Lingotto. La kermesse milanese però non ebbe grande seguito e non si tenne più dopo due edizioni, mentre quella torinese prosegue ancora.
È evidente che è una storia che vale quel che vale visto che quello dei libri è un comparto molto particolare, con un pubblico particolare, invece le Nitto Finals sono quanto di più vicino allo sport e business ci si possa immaginare. E questo segue le linee guide e le convenienze che sono state sopra elencate. È quindi logico presumere che in questo quadro probabilmente la vera carta in mano a Torino sembra essere legata ad alcuni degli sponsor della manifestazione.
Nello specifico va notato che i cinque principali partner della kermesse sono:
Limitandoci ai due sponsor italiani, va notato come Intesa Sanpaolo sia una istituzione sia torinese che milanese visto che è sorta dalla fusione della lombarda Banca Intesa con l’Istituto bancario Sanpaolo di Torino. E quindi potrebbe essere neutrale. Invece Lavazza, che nel tennis fino al 2020 è stata anche coffee sponsor dei tornei del Grande Slam, è un’azienda interamente torinese, appartenente al 100% alla famiglia fondatrice. In questo quadro sarà interessante vedere se la dinastia, che ha già investito molto su Torino, potrà avere voce in capitolo nel caso in cui la minaccia di uno spostamento a Milano dovesse diventare più pressante. Il tutto sempre che John Elkann e la sua Exor non decidano di intervenire in qualche modo per aiutare la causa piemontese.
In questo quadro però, al di come terminerà la vicenda, una cosa è certa ed è una verità desolante: ovvero che il Nord Italia, una delle aree più popolose e prospere in Europa, non ha un torneo di tennis stabile all’interno del calendario internazionale. Una lacuna tanto più evidente ora che la nazionale femminile si è laureata campione del mondo, quella maschile si appresta a giocare le semifinali di Coppa Davis dopo avere vinto quella del 2023 e che per la prima volta nella storia un tennista italiano è al vertice nelle classifiche mondiali.
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