DirettaCalcioMercato
·27 de diciembre de 2024
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In vista del match tra Juventus e Fiorentina, Moise Kean ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, dove ha parlato del suo gran momento.
Dopo l’addio alla Juventus, Moise Kean è rinato sotto la guida di Raffaele Palladino. L’attaccante italiano, dopo anni di infortuni e crisi, ha infatti già segnato 10 reti in 17 partite. Nel prossimo match di campionato, la sua Fiorentina affronterà la squadra che lo ha lanciato, la Juventus. Proprio in vista di questo match, Kean ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera.
Ecco le parole di Kean al Corriere dello Sera, riportate da TuttoMercatoWeb:
Cosa rappresenta per te Firenze?
“A Torino ero precipitato nel buio, a Firenze sono tornato a rivedere le stelle. L’anno scorso gli infortuni hanno pesato tantissimo e mi hanno condizionato. Ho perso tante belle occasioni, compresa la possibilità di andare all’Atletico Madrid. È stato un anno difficile, soprattutto dal punto di vista mentale. Firenze mi ha fatto rinascere. L’ho scelta perché mi assomiglia, è ambiziosa come me. È anche per l’orgoglio della sua gente per i propri colori. Firenze è calda e passionale e ha avuto, nella sua storia, grandi attaccanti. Vlahovic mi ha incoraggiato.”
Palladino?
“Anche lui è ambizioso. Mi voleva già al Monza lo scorso gennaio, ma non è stato possibile. È una grande persona, per me più di un allenatore”.
Sul malore di Bove?
“Quella domenica mi è passata la vita davanti. Edo era vicino a me, mi sono spaventato tantissimo quando è crollato. Per fortuna adesso è passato. Lo abbiamo abbracciato e coccolato, siamo un gruppo unito, ci vogliamo bene”.
Sul match contro la Juventus:
“Nessun astio. Se non avessi scelto di andare alla Juve, oggi non sarei qui e non avrei fatto questo tipo di carriera”.
Quali sono gli allenatori che ti hanno dato di più?
“Quello che mi ha dato di più è stato Tuchel al Paris Saint Germain. Quando si è fatto male Icardi, ha chiesto di me e ero scioccato all’idea di andare in una squadra con così tanti campioni. Tuchel mi ha fatto subito debuttare e all’intervallo, dopo un primo tempo così e così, è venuto da me per incoraggiarmi. Alla seconda partita, la prima al Parco dei Principi, l’ho ripagato con una doppietta. Lui mi ha dato sempre fiducia e mi ha insegnato a amare una grande città come Parigi. La fiducia di un allenatore è tutto. La cosa più bella del calcio. La stessa fiducia che mi sta dando adesso Palladino”.
La Nazionale?
“La Nazionale è un onore e essere in competizione con Mateo (Retegui n.d.r.) mi motiva ancora di più. L’Italia l’ho scelta perché sono nato qui ed è giusto rappresentare il Paese in cui sei nato. Anche se il mio sangue è ivoriano e non lo dimentico”.
Cos’hai trovato a Firenze?
“Il Viola Park è qualcosa di meraviglioso. Perfetto per lavorare. In un ambiente così non puoi che fare bene. Quest’anno ho ottime sensazioni, stiamo facendo un bel percorso. Abbiamo fame e non ci vogliamo fermare”.