Juventus, Gianello: «L’Allianz Stadium non è solo dove si gioca: la sostenibilità è fondamentale» | OneFootball

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Calcio e Finanza

·15 de abril de 2025

Juventus, Gianello: «L’Allianz Stadium non è solo dove si gioca: la sostenibilità è fondamentale»

Imagen del artículo:Juventus, Gianello: «L’Allianz Stadium non è solo dove si gioca: la sostenibilità è fondamentale»

Non solo i vertici del calcio italiano, sono stati diversi anche i professionisti intervenuti durante il convegno “Stadi Intelligenti e Sostenibili: Verso una Nuova Era dello Sport in Italia”, un’importante occasione di confronto sulle prospettive di modernizzazione delle infrastrutture sportive nel nostro Paese. L’evento – del quale anche Calcio e Finanza è stata tra i protagonisti – è andato in scena presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani al Senato della Repubblica, è stato organizzato su iniziativa del senatore Andrea De Priamo ed è stato moderato da Carlo Piazzoli, CEO & Founder International Soccer Academy. Un convegno in cui il calcio e la politica hanno sottolineato la necessità urgente di intervenire sul tema delle infrastrutture.

Tra i protagonisti è intervenuto anche Francesco Gianello, Facilities Management Director di Juventus e presidente dell’ESSMA (European Stadium and Safety Management Association). «La Juventus sta affrontando una trasformazione significativa: lo stadio non è più concepito solo come un luogo in cui si gioca una partita ogni quindici giorni, ma come uno spazio di socialità e sostenibilità. Questo cambiamento si riflette nel progetto “Black and White and More”, che, oltre a richiamare i colori sociali del club, rappresenta la consapevolezza di dover fare di più per il futuro, abbracciando una visione responsabile», le sue parole.


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«Il percorso verso la sostenibilità è iniziato internamente, coinvolgendo tutto il personale della Juventus, con l’obiettivo di integrare queste tematiche in ogni dipartimento. Il team ESG è stato inserito nella Direzione People & Culture, per rendere la sostenibilità parte integrante della cultura aziendale. La strategia è articolata in sei ambiti principali, definiti come “pianeti”, che coprono aspetti ambientali, sociali e di governance, ruotando attorno al principio guida di “Black and White and More”».

«Un esempio concreto è il progetto “Emissions in the Corner”, che punta a ridurre le emissioni di CO₂. Anche se lo stadio è alimentato esclusivamente da fonti rinnovabili e non utilizza gas, la maggior parte delle emissioni proviene dagli spostamenti dei tifosi. Per questo, la società ha iniziato a misurare l’impatto ambientale generato dalla mobilità, coinvolgendo direttamente i tifosi».

«Dal punto di vista ambientale, sono stati adottati diversi interventi per migliorare l’efficienza energetica e idrica dello stadio e per ottimizzare la gestione dei rifiuti. L’impianto utilizza solo energia rinnovabile dal 2018-2019, sono stati installati compattatori e introdotti materiali compostabili nelle aree hospitality. Si sta inoltre lavorando per il recupero e il trattamento dell’acqua piovana, così da renderla idonea a usi specifici».

«Sul fronte sociale, sono state sviluppate numerose iniziative rivolte ai dipendenti e alle persone che lavorano nello stadio. L’obiettivo è far percepire a tutti il valore del proprio contributo e costruire un ambiente di lavoro positivo. Anche l’inclusività è al centro del progetto, con interventi mirati a migliorare l’accessibilità per le persone con disabilità, corsi di formazione per gli steward e l’introduzione della lingua dei segni nelle comunicazioni visive».

«La sostenibilità è ormai parte della strategia aziendale. Dal 2021 il comitato ESG siede nel Consiglio di Amministrazione, partecipando alle scelte di business del club. È stato inoltre introdotto un sistema di incentivazione legato all’ottimizzazione dei consumi energetici. Juventus collabora anche con Save the Children, non solo a livello globale ma anche localmente, intervenendo in progetti concreti come la riqualificazione di un cortile per bambini vicino allo stadio. A conferma dell’impegno, il club ha ottenuto due certificazioni: la ISO 14001 per la gestione ambientale e la ISO 20121 per la sostenibilità degli eventi, che hanno permesso di strutturare meglio le attività e definire obiettivi concreti», ha concluso Gianello.

Sul tema infrastrutture ha poi preso la parola l’avvocato Andrea Magnanelli, Responsabile del settore Urbanistica dell’Avvocatura Capitolina e Vice Presidente UNAEP(Unione Avvocati Enti Pubblici). «Sul tema degli stadi, nonostante il lavoro fatto nel corso degli anni, il legislatore non ha ancora raggiunto pienamente gli obiettivi prefissati, poiché persistono difficoltà nelle procedure. Sebbene le normative teoricamente permettano tempistiche rapide, nella pratica i tempi restano lunghi. Una proposta per accelerare il processo è considerare gli impianti sportivi come opere di urbanizzazione e strategiche a livello nazionale, per semplificare i procedimenti e ridurre i ricorsi. Un altro problema riguarda l’opposizione dei comitati locali ai progetti, che spesso tutelano interessi privati piuttosto che generali. È necessario che il legislatore intervenga per garantire che questi comitati siano rappresentativi degli interessi collettivi. Un esempio di anomalia è il progetto dello stadio della Roma a Tor Di Valle, che ha subito numerosi ricorsi e cause, nonostante le decisioni favorevoli all’amministrazione capitolina. Inoltre, è importante riflettere sul ruolo delle Sovrintendenze, come nel caso del vincolo sulla tribuna dell’ippodromo di Tor Di Valle».

L’avvocato amministrativista Giancarlo Viglione, responsabile relazioni istituzionali ed ufficio legislativo FIGC, ha invece fatto il punto sulle norme sugli stadi da un punto di vista di ordinamento sportivo: «L’ordinamento sportivo a volte è tenuto a normare ciò che non è diversamente normare, anche sugli stadi. Per iscriversi al campionato non è sufficiente il titolo sportivo, ma ci sono altri criteri come quelli infrastrutturali su cui la normativa federale pone delle condizioni. I club devono avere stadi con determinate caratteristiche per potersi iscrivere al campionato. Lo sforzo del mondo federale è imporre ai privati degli sforzi, adeguando gli stadi in caso di promozione».

A seguire, l’architetto Giuseppe De Martino, direttore tecnico di Sportium, ha voluto sottolineare cosa differenzia gli stadi dai normali edifici. Gli impianti sportivi, infatti, hanno dimensioni eccezionali, usi saltuari e un forte impatto sul territorio, sia in termini ambientali sia in termini di traffico e consumo di suolo. Secondo De Martino, oggi più che mai bisogna chiedersi se uno stadio serva davvero, e se serva in quella forma: è quindi fondamentale valutare il bacino d’utenza, l’accessibilità, l’impatto ambientale e la sostenibilità economica, pena il rischio di realizzare strutture destinate all’abbandono, evitando di finire come la piscina olimpica di Rio, la pista di bob di Cesana e gli impianti di Atene, contrapposti a esempi virtuosi come il Parco Olimpico di Barcellona. Inoltre, De Martino si è soffermato anche sull’inadeguatezza del quadro normativo italiano, giudicato obsoleto e inadatto a progetti contemporanei: per questo, è fondamentale istituire un organismo centrale di esperti che supporti gli enti locali nella valutazione di grandi progetti sportivi, evitando che funzionari impreparati siano lasciati soli con responsabilità enormi.

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Da sinistra Giuseppe De Martino, Davide Allegri e Francesco Gianello

Un intervento a cui è seguito quello di Davide Allegri, architetto e ricercatore del Politecnico di Milano. In particolare, Allegri ha sottolineato quanto sia importante portare il tema dello sport e delle infrastrutture sportive a un livello culturale e scientifico alto, partendo dall’esperienza del Politecnico che da oltre vent’anni impegnato in studi, ricerche, pubblicazioni e formazione legata allo sport. Attraverso la ricerca accademica, è stato coniato il concetto di “infrastruttura sportiva” al posto del vecchio “impianto sportivo”, per indicare strutture che dialogano con il territorio e le comunità. Il gruppo di ricerca del Politecnico ha lavorato al fianco di istituzioni come FIGC, CONI e UEFA, collaborando alla candidatura dell’Italia per gli Europei del 2032. Secondo Allegri, uno stadio non è solo un contenitore sportivo, ma un pezzo di città e per questo servono modelli progettuali innovativi che prevedano stadi vissuti sette giorni su sette, integrati nel tessuto urbano, sostenibili, accessibili e flessibili, anche smontabili. Infine, Allegri ha proposto tre iniziative: riconoscere il Politecnico come punto di riferimento nazionale per la ricerca e la formazione sugli stadi, sviluppare linee guida adatte al contesto italiano e istituire un osservatorio permanente sulle infrastrutture sportive per monitorarne le condizioni e supportare le strategie di intervento.

Infine è intervenuto Carlo Cartacci, scrittore e ricercatore, che ha raccontato la propria esperienza attraverso un viaggio tra Germania, Scozia e Inghilterra, analizzando casi virtuosi di ristrutturazione e gestione degli stadi in città come Dresda, Magdeburgo e Rostock che hanno ricostruito stadi moderni sul sedime di quelli storici, mantenendo l’identità sportiva e culturale. Passandp poi al campionato scozzese, che registra il maggior numero di spettatori pro capite al mondo, e sullo stadio Ibrox di Glasgow, esempio di perfetto equilibrio tra memoria storica e innovazione, raccontando come queste strutture siano diventate multifunzionali e aperte alla città, capaci di ospitare eventi culturali, matrimoni e altre attività. In conclusione, Cartocci ha passato in rassegna l’esempio inglese, partendo da Londra tra il Tottenham Hotspur Stadium e il caso del Craven Cottage, stadio storico del Fulham, in cui si è mantenuta l’architettura originale accanto a moderni spazi commerciali e hospitality con vista sul Tamigi.

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