Calcionews24
·18 de diciembre de 2024
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Domani compie 95 anni uno dei portieri mito della storia del calcio, Lorenzo Buffon, che ha legato il suo nome soprattutto al Milan, con il quale ha vinto 4 scudetti (e uno con l’Inter). Il Corriere della Sera lo ha intervistato.
IL SEGRETO DI UNA LUNGA VITA – «Essere amico dei dottori e dei preti (ride): io mi sono ribattezzato Fortunato, perché ho superato tanti guai fisici, comprese tutte le fratture che ho subito da calciatore. E poi, la cosa più importante: non smettere mai di imparare qualcosa di nuovo».PITTORE – «Mio padre era portiere e pittore, ho ripercorso le sue orme. Fino ai 4 anni ho vissuto a St Etienne in Francia, dove lui era andato per lavoro. Poi siamo venuti qui a Latisana: ero il classico chierichetto cresciuto con il pallone all’oratorio, almeno fino alla guerra».LA GUERRA – «L’assenza di mio padre, sopravvissuto a un campo di concentramento. E i bombardamenti, ben 84: per questo nella vita non ho mai avuto più paura della morte e non ce l’ho nemmeno adesso»L’UDINESE LO SCARTO’ – «Sì, andai al Portogruaro e attraverso un dirigente che aveva contatti con il Milan, a giugno del 1949, un mese dopo la tragedia del Grande Torino per cui tifavo, mi ritrovai a Milano come quarto portiere. Ma scalai in fretta le gerarchie, ricordo ancora il mio amico Liedholm che mi disse: “domani tu jocare…”. E non sono più uscito, centrando il primo scudetto a 21 anni».SOPRANNOME: TENAGLIA – «Difficilmente mi facevo sfuggire il pallone: allenavo la presa stringendo per ore i tappi della birra fra le mani».IL PORTIERE PIU’ FORTE – «Jascin, un amico. Alla festa d’addio di Zoff, al quale sono molto legato, Lev mi baciò sulla bocca, alla russa, e si misero tutti a ridere. Ma ho conosciuto anche il mitico Ricardo Zamora, lo spagnolo degli anni Venti e Trenta, che mi fece uno dei complimenti più belli che abbia mai ricevuto: ‘‘Avrei voluto avere un figlio come te” mi disse».