Cagliarinews24
·3 de enero de 2025
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Il classe 2001 Nik Prelec ha totalizzato 12 presenze con i rossoblù prima di partire per due volte in prestito, prima al WSG Tirol ed ora all’Autria Vienna. L’attaccante del Cagliari ha rilasciato delle dichiarazioni sulla sua carriera nel calcio italiano, riporta Nogomania. Le sue parole:
TORNARE IN SERIE A O NO? – «Mi piacerebbe giocare in Serie A, ma è difficile. È già di alto livello, ma anche i principi del gioco sono diversi, è un gioco decisamente tattico. In Austria, il gioco si gioca più apertamente, secondo i principi del campionato tedesco, penso che mi si addica. Il campionato austriaco sta progredendo, stanno sviluppando bene i giocatori e anche gli allenatori. Se sei bravo in Austria, arrivi rapidamente in Germania. Così… Se mi chiedete se resterei qui, posso dire che sono un giocatore del Cagliari, ma non mi dispiacerebbe rimanere in Austria. Il club è fantastico, il campionato è fantastico, Vienna è una città bellissima. Vedremo come andrà».
CLAUDIO RANIERI – «È il più grande allenatore della mia carriera finora. È iniziato alla Sampdoria quando giocavo nella Primavera e mi allenavo con la prima squadra, a volte poi andavo panchina. Ranieri aiuta davvero i giocatori più giovani e si impegna con loro. Non so esattamente cosa abbia visto in me, suppongo di averlo convinto anche con quello, perché ero coraggioso, non avevo paura dei giocatori più grandi».
ANEDDOTO CANDREVA – «I giocatori esperti in Italia non conoscono pietà per i giovani, si arrabbiano se non gli passano la palla, se sbagliano e così via. Una volta, in allenamento, ho resistito ad Antonio Candreva, che si è comportato in modo sublime. È un grande giocatore, ma è inaccettabile che possa permettersi di fare tutto e massacrare tutti, ci siamo colpiti a vicenda. Ranieri lo ha tolto dalla rosa il giorno successivo, ma in seguito ha dovuto riprenderlo. Se non ti fai valere in Italia, sei cotto».
COMPAGNI DI REPARTO AVUTI – «Fabio Quagliarella era “pesante” ma man mano che ci conoscevamo di più, mi ha aiutato molto. Soprattutto, attraverso di lui e giocatori simili, ho imparato a conoscere il temperamento italiano. Se perdevi in allenamento e lui era nella tua squadra, era meglio se scomparivi da qualche parte. Personaggi simili includono Manolo Gabbiadini, Leonardo Pavoletti e Gianluca Lapadula».
TIPOLOGIE DI CALCIO – «Il gioco in Austria è diverso da quello in Italia. Lì, lo ammetto, mi sono un po’ perso. Ad esempio, a Cagliari l’ultima volta ho giocato come seconda punta, ho corso molto, ho coperto molto e l’attaccante centrale faceva solo quello che gli interessava. Non ho trovato me stesso. È difficile stabilirsi in Italia. Puoi avere un contratto a lungo termine, ma se non gli piaci, ti presteranno».
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