Juventusnews24
·18 avril 2025
Amaradio si racconta: «Rimasi scioccato quando il mio agente mi disse che avrei giocato nella Juventus Next Gen. Forse solo ora sto iniziando a realizzarlo!»

Juventusnews24
·18 avril 2025
Intervistato da La Casa di C, Luca Amaradio ha raccontato così la sua prima stagione con la Juventus Next Gen.
CHIAMATA DELLA JUVE – «Siamo andati a vedere Monza-Atalanta con il mio agente, era fine stagione e mancavano poche giornate. Eravamo seduti al bar dello stadio, e a un certo punto, con estrema nonchalance, mi dice: ‘Tu il prossimo anno vai a giocare alla Juventus Next Gen’. Io sono rimasto scioccato. L’ho scoperto in modo talmente normale che non me ne sono nemmeno reso conto. La mia famiglia lo sapeva già, ma avevano aspettato a dirmelo per non deconcentrarmi nelle ultime partite. Quando sono tornato a casa, c’erano tutti a festeggiarmi. Forse solo ora sto iniziando davvero a realizzarlo».
VIVERE DA SOLO – «Ho imparato a vivere da solo, lontano dalla mia famiglia e dagli amici. Mi sto responsabilizzando tanto: cucino, pulisco, faccio il bucato. Sono ben organizzato, mi trovo bene. Il riso e il pollo sono il mio forte, il bucato me lo gestisco da solo… anche se per le lenzuola chiedo ancora una mano a mia mamma!».
SALTO NEI PROFESSIONISTI – «La differenza più grande è il ritmo, sia in allenamento che in partita. Al Derthona giocavo con uomini veri, adulti, e questo mi ha insegnato tanto. Lì impari il rispetto, la durezza del campo, il peso delle parole. E anche le tifoserie sono un altro mondo: adesso affrontiamo piazze calde, soprattutto al Sud, dove i tifosi sono tantissimi e appassionati. Anche se lo stadio era quasi sempre pieno, c’è poco da paragonare».
JUVE NEL DESTINO – «Quando ero piccolo indossavo le maglie di Pogba, Dybala… e anche Del Piero».
PRIMI CONTATTI CON LA JUVE – «Quando giocavo all’Alessandria feci dei provini con la Juve, erano più che altro amichevoli. Poi non sono più stato richiamato, ma ricordo perfettamente che mi diedero la maglia numero 4. Tornato a casa, aprii l’album delle figurine e vidi che era quella di Martin Caceres. Mi emozionai tantissimo. È un ricordo che porterò sempre con me».
IMPATTO CON LA JUVE – «Il primo giorno alla Juve sono rimasto scioccato dalla struttura, era qualcosa di fuori dal normale. Non trovavo nemmeno lo spogliatoio o il magazzino, ero emozionato, confuso. Ma i compagni mi hanno subito aiutato».
COMPAGNI E STAFF – «Mi sono trovato benissimo sin dal primo giorno. Cerco sempre di fare amicizia con tutti. All’inizio dividevo la stanza con Federico Savio, è stato lui a spiegarmi tutto. Poi con Anghelè, fino al suo infortunio. Adesso sono in camera con Giacomo Faticanti, io e lui siamo “pappa e ciccia”, e finora sta portando discretamente bene. Mi sento sereno, contento. Sto bene».
CRESCITA FISICA – «Mi aspettavo di fare più fatica per via del fisico, e in effetti ero un po’ indietro. Ora ho messo su cinque chili da inizio anno e mi sento meglio anche con me stesso. Prima trascuravo la palestra, ora mi sto costruendo un fisico adatto alle mie caratteristiche tecniche».
LIVELLO TATTICO – «L’anno scorso, al Derthona, ho fatto il quinto di sinistra, poi ho fatto la mezz’ala, il trequartista… quest’anno, nelle ultime partite, ho giocato nella coppia d’attacco e mi sono trovato molto bene. Quello che mi piace di più, però, è stare sotto la punta, a destra, così posso rientrare e calciare col mancino. Ma in prima squadra farei anche il portiere, se serve!».
MENTALITA‘ – «E’ stato molto importante per me non perdere la testa quando, durante la stagione, ho avuto un minutaggio basso. Sono rimasto concentrato e ho continuato a lavorare in silenzio».
MOMENTO SPECIALE – «Il gol all’esordio è stato incredibile. Ma il più significativo è stato quello contro il Foggia. Sembrava scritto, era il destino. Avevo aspettato tanto quel momento. È stato il frutto della pazienza e dell’impegno».
HOBBY – «La musica mi accompagna sempre. Prima delle partite ascolto molto Drake, ma mi piacciono anche Shiva e Sfera Ebbasta. Da piccolo facevo hip hop, poi mio fratello ha iniziato a giocare a calcio e ho provato anch’io. Me ne sono innamorato subito. Se oggi sono qui, lo devo a lui».
FRATELLO – «Era molto forte a calcio, ma con il lavoro ha fatto fatica a continuare. Ogni volta che segno, penso a lui. Abbiamo un bellissimo rapporto, ci sentiamo spesso. Mi ritengo fortunato, ho una famiglia bellissima».
DYBALA – «Facevo di tutto per diventare come lui. Mi piace anche Robben: faceva sempre la stessa cosa, rientrare sul mancino, eppure non lo fermava mai nessun difensore. Mi hanno detto che assomiglio al primo Soulé, appena arrivato alla Juve. È un paragone che mi fa molto piacere».
FUTURO – «Nel breve termine, l’obiettivo è vincere contro la Cavese e arrivare ai playoff. Non li ho mai fatti, e viverli al primo anno con la Juve sarebbe un’emozione unica. Nel lungo periodo… il sogno è esordire con la prima squadra. Quando vado alla Continassa per certi allenamenti, mi viene la pelle d’oca. Per ora resta un sogno, ma non si sa mai: a volte, i sogni diventano obiettivi».