Cesena-Bari, l’analisi: le mosse di Longo, l’atteggiamento della squadra e le prove (opposte) di Sibilli e Kargbo | OneFootball

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·27 janvier 2025

Cesena-Bari, l’analisi: le mosse di Longo, l’atteggiamento della squadra e le prove (opposte) di Sibilli e Kargbo

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Cesena-Bari si aggiunge alla lista dei rimpianti stagionali per la squadra di Moreno Longo. Al Manuzzi i biancorossi gestiscono agilmente il match per oltre 80’, complice anche l’inferiorità numerica dei padroni di casa, fino al rigore conquistato e realizzato da La Gumina scaturito dal primo pericolo offensivo prodotto dal Cesena nel secondo tempo.

Il punto rimediato cristallizza ulteriormente la classifica del Bari, ormai da settimana avvinghiato alla zona playoff senza però riuscire ad agganciare le posizioni più nobili. Longo si è detto deluso della gestione del vantaggio da parte della squadra, soffermandosi più sui limiti caratteriali che su quelli tecnici. L’impressione è che le due aree siano dipendenti l’una dall’altra, e che senza un aiuto significativo dal mercato questa squadra non possa fare molto di più.


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Cerchiamo però di capire come il Bari ha affrontato la trasferta di Cesena, quali sono state le chiavi tattiche che hanno indirizzato il match e quali, invece, i limiti riscontrati nell’ultimo terzo di campo dai biancorossi. Per farlo, come di consueto, torna il Bari a Scacchi, la nostra rubrica d’analisi.

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L’analisi di Cesena-Bari

Longo ha optato per il duo Falletti-Favilli supportato da Lella, mentre in difesa la scelta è ricaduta sul terzetto già apprezzato nella gara d’andata contro il Cesena. Difensivamente la mossa ha pagato: Mantovani e Obaretin hanno lavorato bene su Shpendi, sia spalle alla porta che soprattutto nell’assorbire i suoi attacchi alla profondità. Obaretin è stato sempre attento nelle scalate su di lui, mentre Mantovani, quando chiamato a duellarci, ha fatto valere tutta la sua reattività sul breve.

Nell’altra metà campo si sono invece visti tutti i limiti di uno schieramento che propone una sola punta, una mezza punta costretta ad abbassarsi sulla linea dei centrocampisti per ricevere palla e una sola mezzala d’inserimento. Il Bari è riuscito a consolidare e a gestire il possesso con sicurezza, ma nell’ultimo terzo di campo sono mancate le soluzioni e il ritmo per produrre occasioni da gol concrete.

Il gol è arrivato con una giocata di rottura rispetto allo spartito che la sguarda stava seguendo fino a quel momento. Obaretin si è prodotto in una sovrapposizione interna profonda, ha sfruttato la pigrizia del suo marcatore nell’assorbire l’inserimento e, dopo un bel dialogo con Dorval, ha rifinito con precisione. Queste soluzioni un po’ estemporanee diventano linfa vitale per la fase offensiva della squadra quando Falletti non riesce ad essere coinvolto e quando Dorval è costretto a ricevere in situazioni statiche.

Il gol e la successiva espulsione di Caló hanno inevitabilmente cambiato la partita. Da fine primo tempo in poi il Bari ha abbassato i ritmi nel tentativo di stanare il Cesena per poi ricercare tracce verticali per sfruttare la superiorità numerica e andare in porta. Concettualmente l’idea era corretta, ed il cambio Sibilli-Lella, arrivato subito dopo l’espulsione di Caló per l’infortunio del centrocampista, andava in quella direzione. A mancare è stata la qualità e il coraggio nelle scelte, un aspetto sottolineato a più riprese da Longo nel post gara.

Le prove di Sibilli e Kargbo

L’oggetto delle critiche più aspre è stata la prova dello stesso Sibilli, beccato sia per l’inconsistenza della sua prestazione ma anche e soprattutto per la sufficienza palesata in campo. Non si contano le situazioni nelle quali avrebbe potuto voltarsi, guardare la porta e rischiare una giocata piuttosto che accontentarsi di uno scarico facile verso il primo compagno libero. Le sue scelte, così come quelle dei compagni, seppur non in egual misura, hanno trascinato la gara su un territorio pericoloso, sopratutto se consideriamo l’esiguo vantaggio di cui disponeva il Bari.

Il lassismo del Bari ha ringalluzzito il Cesena, che sfruttando la buona verve di Kargbo ha cominciato a guardare oltre la propria metà campo. Va specificato che i padroni di casa non hanno costruito nulla di concreto fino all’80’, ma quantomeno hanno riconosciuto nel versante sinistro della difesa biancorossa una zona attaccabile. Kargbo ha gestito ogni possesso come se fosse l’ultimo, cercando disperatamente un varco per rompere il blocco biancorosso. In 28 minuti ha toccato 21 palloni, effettuato appena 4 passaggi e completato ben 5 dribbling su 8 tentati. Un uomo in missione.

Difficile trovare una giustificazione all’atteggiamento avuto dal Bari nella seconda frazione. Nel complesso i biancorossi hanno dimostrato di avere più armi del Cesena ed anche più consapevolezza, ma a mancare è stata nuovamente la lettura dei momenti della gara.

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