PianetaChampions
·25 octobre 2024
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SarĂ un Derby dâItalia sicuramente speciale per Michele Di Gregorio, estremo difensore della Juventus cresciuto, perĂČ, nelle giovanili dellâInter. Lâex Monza, per lâoccasione, ha rilasciato una lunga intervista a Repubblica, ripresa da Calciomercato.com:
LA JUVE â âMe lo ha detto il mio procuratore e gli ho chiesto di ripetermelo con calma. Paura? No câÚ stato piĂč lâorgoglio di guardare indietro ai tempi i cui la Serie A e la Juventus sembravano lontanissimeâ
LA PRIMAVERA CON LâINTER â âDopo aver vinto lo scudetto Primavera con lâInter pensavo di essere giĂ pronto per la B, invece arrivavano offerte solo dalla C. Ho dovuto analizzare a 360°, non agire di impeto e convincermi che non mi stavo sminuendo. Mi sono detto: se queste sono le offerte, questo Ăš il mio valore. Ho avuto bisogno di fare uno step alla voltaâ.
PORDENONE MOMENTO NO â âCâĂš stato un momento in cui qualcuno ci ha creduto piĂč di me. A Pordenone, per esempio, mi ero sottostimato, dopo essermi sovrastimato a 19 anni. Il calcio giovanile genera false speranze. Se sei nella Primavera dellâInter ti credi giĂ giocatore, hai gli sponsor, le comoditĂ , ti sembra tutto giĂ fatto. Anchâio ero andato oltre, ma sono stato bravo a tornare indietro».
LâINTER â âCi sono arrivato che non avevo ancora 7 anni e lâho lasciata che ne avevo quasi 19. Ă unâesperienza che mi ha formato, perchĂ© mi sono stati messi a disposizione educatori prima che allenatori, che la differenza lâhanno fatta quando cominci a pensare che allenarsi Ăš un sacrificio, quando vedi gli amici che vanno in gita, che cominciano a uscire la sera, che ti stai perdendo un sacco di prime volte. Ă stato educativo e mi ha preparato a entrare in uno spogliatoio di C dove il rapporto non era piĂč con ragazzini ma con uomini di 34 o 35 anni per cui conquistare la salvezza Ăš fondamentale per mantenere la famiglia. Abbandonato? No. Nei cinque anni in prestito mi ha permesso di rimanere in piedi, tipo quando ero andato allâAvellino che subito dopo fallĂŹ.
LA FURBATA DI GALLIANI â âIn fondo, se ho reciso il legame con lâInter Ăš stato per una furbata di Galliani, il numero uno, che ha ha voluto il diritto di riscatto perchĂ© credeva tantissimo alla promozione del âsuoâ Monza e ha avuto ragioneâ.
NESSUN RANCORE â âNon porto rancore. LâInter ha fatto per me qualcosa che non potrĂČ mai dimenticare, starmi a vicino quando, a 13 anni, ho perso mio padre. Tornare? Non me lo sono mai veramente aspettato. Se perĂČ fosse successo avrei voluto farlo dalla porta principale. La comparsa non lâavrei mai fattaâ.
SUBITO A MIO AGIO â âMi sono trovato subito a mio agio, tantâĂš che quando sono tornato dal ritiro ho detto alla famiglia: questo Ăš il mio posto. Per assurdo, ci ho messo meno ad ambientarmi qui che altrove. Quando accompagno mio figlio Riccardo allâasilo e passo vicino allo Stadium, non posso fare a meno di pensare che sono feliceâ.
IL GIOCO CON I PIEDI â âLo sono piĂč a livello tattico che tecnico: si tratta di fare un certo tipo di passaggio o di controllo, di una posizione da tenere. Di fare scelte di gioco, in praticaâ.
LA FAMIGLIA â âMia mamma, mia sorella Angela, il mio zio paterno, la mia nonna materna: Ăš un concetto piĂč ampio. La vita mi ha tolto tanto, perdere il papĂ a 13 anni non Ăš semplice, ma mi ha dato tantissimo attraverso tutte le persone che ho avuto attorno. Mia moglie Samantha lâho conosciuta dieci anni fa e mi Ăš vicinissima. Sono cresciuto tra persone presentiâ
TIFO â âIn realtĂ in famiglia erano milanisti, mentre io ho sempre ammirato piĂč i giocatori che le squadre: KakĂ e Abbiati, Zanetti e Julio Cesar, Buffon e Del Piero, la cui non reazione quando a Roma prese quello schiaffo da CufrĂš ha per me un valore immenso. Ho ammirato Handanovic, Ăš stato un sogno allenarmi con lui, avere i suoi consigli. Non ho mai capito perchĂ© si debba odiare uno solo perchĂ© Ăš di unâaltra squadraâ