Juventus FC
·23 janvier 2025
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·23 janvier 2025
In occasione della sfida tra Juventus e Milan di sabato 18 gennaio, la grande cucina italiana è stata ancora una volta al centro della scena nel Legends Club dell’Allianz Stadium. A firmare i piatti della serata, insieme agli Chef dell’Allianz Stadium, Chicco e Bobo Cerea del ristorante “Da Vittorio”, due eccellenze della gastronomia: Diego Rossi, anima di Trippa Trattoria a Milano, celebre per la sua cucina diretta e autentica, e Andrea Tortora, pasticcere di fama internazionale.
Diego e Andrea sono stati i protagonisti del nuovo “episodio” di “ICONA”, con cui Juventus, durante la stagione, vuole raccontare i territori, la tradizione e la visione culinaria del nostro Paese, con l’obiettivo di celebrare e sostenere la candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio dell’Umanità.
Li abbiamo incontrati dietro le quinte, prima del servizio: la loro è una storia diversa, per proposta ed esperienza, ma fa parte di un cammino che spesso si incrocia, dando vita a momenti davvero sorprendenti. Come quello vissuto in occasione di Juve-Milan.
L’atmosfera unica di uno stadio gremito ha reso la serata indimenticabile anche per chi è abituato a palcoscenici di eccellenza. Diego Rossi ha confessato: «È la prima volta che entro in uno stadio per una partita, non per un concerto. Non sono un grande appassionato di calcio, ma questa è un’esperienza unica, diversa da tutte quelle che ho vissuto finora».
Andrea Tortora ha invece sottolineato la sfida tecnica di un evento così particolare: «Cucinare in questo contesto, con tempi strettissimi e una precisione necessaria in ogni dettaglio, è stato davvero stimolante. Non è il servizio di un ristorante tradizionale, ma il supporto del team Juventus ha reso tutto impeccabile».
Rossi, che ha portato sul palco della gastronomia italiana piatti che celebrano la tradizione, ha spiegato la sua filosofia: «Per questa occasione ho scelto preparazioni semplici ma piene di carattere. Una tartare di vacca maremmana con capperi di Pantelleria e pomodori secchi, e una fregola sarda con ragù di pecora e fiore sardo. Sono piatti che raccontano il territorio con sincerità. La semplicità, quando è fatta bene, è il massimo traguardo in cucina».
Dal canto suo, Tortora ha deliziato gli ospiti con dolci che uniscono tradizione e modernità: «Ho preparato una tarte tatin di mele con crema alla vaniglia, un dolce classico che evoca ricordi, e un canederlo al gianduia, un omaggio a Torino e alla sua storia legata al cioccolato. Ogni dolce racconta una storia, legata alle nostre radici ma rielaborata con tecniche moderne».
Tra i due chef, amici e collaboratori di lunga data, la sintonia è stata evidente. «Con Andrea ci capiamo al volo», ha raccontato Rossi. «Lavoriamo insieme da anni e sappiamo bilanciare perfettamente i piatti. Anche in un contesto così diverso, abbiamo trovato subito l’equilibrio».
Il pasticcere ha sottolineato l’importanza della contaminazione tra i due mondi: «Pasticceria e cucina si influenzano a vicenda. Le tecniche e le idee passano da un lato all’altro e arricchiscono ogni piatto, che sia dolce o salato. Collaborare con Diego è sempre un’occasione per innovare, partendo dal rispetto per il prodotto e per il territorio».
Per entrambi, il legame con il territorio è imprescindibile. Rossi ha dichiarato: «Anche se lavoro a Milano, i miei piatti guardano sempre alle radici italiane e ai prodotti stagionali. La cucina italiana ha una forza unica proprio grazie alla sua ricchezza territoriale».
Tortora ha completato il discorso, sottolineando l’importanza di integrare ingredienti internazionali senza perdere l’identità: «Il cioccolato, le spezie… sono entrati nella nostra tradizione attraverso la storia. Ma ogni elemento deve essere usato con autenticità e rispetto per creare un risultato che sia fedele alle nostre origini».
Tra sapori autentici, grandi sorrisi e una Juventus vittoriosa sul campo, la serata si è conclusa con il successo del progetto "ICONA". Come ha detto Rossi: «Esperienze come questa ti arricchiscono. È un modo nuovo di mettersi in gioco e, soprattutto, di raccontare la cucina a un pubblico diverso».
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