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·14 février 2025

La Serie A deve tornare a 18 squadre

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Lo scorso settembre l’AD della Lega Serie A Luigi De Siervo rendeva nota una battaglia legale in corso con la Fifa per il numero di gare ritenuto esagerato. «Non è colpa nostra» diceva, «le partite che organizziamo sono sempre le stesse». Non proprio, considerando la recente introduzione della Final Four per la Supercoppa italiana in Arabia Saudita che un po’ stona anche con le lamentele nei confronti della nuova Champions League: gli interessi sottostanti sono identici.

Interessi economici, ovviamente. Gli stessi che impediscono da anni di avviare un serio progetto di riforma per tornare a una Serie A composta da 18 squadre – come dal 1988/89 al 2004/05, l’epoca aurea del calcio italiano in Europa. Gli stessi che, nel febbraio 2024, hanno convinto 16 club su 20 (esclusi Inter, Juventus, Milan e Roma) a votare contro una riforma che penalizzerebbe le società più piccole: meno chance di promozione significano meno chance di introiti.


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Società più piccole come il Monza, che fino al 65’ contro la Lazio aveva prodotto 0.00xG. O come il Verona, 53 gol subiti in 24 partite. Poco importa che i dati di ascolto siano deludenti, i broadcaster non possono rinunciare a quattro weekend di diritti TV. La riduzione andrebbe quindi a danneggiare le società minori, che giustamente si tutelano e vanno tutelate. Le big, invece, spingono per un calendario meno congestionato che potrebbe diminuire il pericolo infortuni e la necessità di rose ipertrofiche.

Ma gli argomenti a favore si sprecano: il valore tecnico assoluto del campionato – concentrando i giocatori di maggior qualità in meno organici – dovrebbe aumentare. I club rimanenti, poi, guadagnerebbero in diritti televisivi almeno fino al 2029. Questo perché gli accordi per la messa in onda domestica sono già blindati e la Lega potrebbe cambiare il format della Serie A senza incorrere in penali. Ci sarebbe tutto il tempo, nel mentre, per valorizzare il campionato negli anni a venire.

Il presidente della Federcalcio Gravina è consapevole dell’importanza di rinnovare l’intero calcio italiano, puntando su una riforma generale dei campionati. Ma è un sistema intrecciato di intese mancanti e interessi a contrasto. Come sempre.

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