Juventusnews24
·28 février 2025
Maifredi si toglie un sassolino: «Da mesi vengo associato a Thiago Motta, ma cosa c’entro io con lui?! Non escludo gli sia successa questa cosa»
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Juventusnews24
·28 février 2025
Gigi Maifredi, ex allenatore bianconero, ha parlato al Corriere dello Sport di Thiago Motta e della Juventus.
PARAGONE CON MOTTA – «Da mesi vengo associato addirittura a Motta, ma cosa c’entro io con Motta? Io avevo quattordici giocatori e due stranieri, anziché trenta. Nelle prime venti partite eravamo primi o secondi, la situazione precipitò a febbraio, a Genova con la Samp, dove nel primo tempo avevamo giocato un calcio eccezionale».
ERRORI DI THIAGO MOTTA – «Ha trenta giocatori, uno più bravo dell’altro, ha sbagliato a voler portare a Torino il calcio che aveva mostrato a Bologna. Dove aveva Aebischer, Freuler e Ferguson, un centrocampo di altissimo livello intellettuale e molto ricettivo. Gli interscambi con quei tre venivano naturali. Locatelli è un ottimo giocatore, Koopmeiners io lo amo, ma è un pesce fuor d’acqua. Thiago avrebbe dovuto sposare una strada nuova anche perché gli sono cambiati addosso gli obiettivi e le aspettative».
MEGLIO UN PASSAGGIO INTERMEDIO? – «È evidente che in una società come la Juve le logiche e i ritmi sono molto diversi. Con il senno di poi, posso dire che anch’io avrei avuto bisogno di allenare per un paio d’anni una squadra a metà fra il Bologna e la Juventus. Mi voleva la Roma, se ci fossi andato avrei cominciato a capire l’andazzo generale e, una volta alla Juve, avrei potuto fare qualcosa di più, anche perché nella mia testa c’era la possibilità di cambiare il gioco, che era la ragione per cui mi avevano scelto. La proposta, io volevo dominare. In quegli anni Gigi Maifredi andava molto di moda».
COSA SIGNIFICA ALLENARE LA JUVE – «La prospettiva di allenarla ti fa perdere il senso della realtà e dell’orientamento. Venivo da una serie infinita di vittorie e non avevo messo nel giusto conto le difficoltà che avrei incontrato. Non escludo che lo stesso sia successo a Motta, anche se lui, a differenza mia, il grande calcio l’ha conosciuto da giocatore a diciotto anni».
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