Milannews24
·14 mai 2025
Milan Bologna, Zazzaroni presenta la finale di Coppa Italia: il commento del giornalista

Milannews24
·14 mai 2025
Dalle colonne del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni ha presentato la finale di Coppa Italia di questa sera tra Milan e Bologna:
PAROLE – «Ignazio Arcoleo ha 77 anni, il 23 maggio del ’74 ne aveva 26 ed era in campo all’Olimpico. Una trentina di anni dopo ricordò l’episodio-chiave della finale di coppa Italia col Bologna e lo fece con queste parole e un recupero di amarezza: «Il pallone finì in fallo laterale e fu Savoldi a spedirlo fuori. La rimessa era nostra, ma il guardalinee la assegnò al Bologna. La palla giunse a Bulgarelli che era spalle alla porta e non poteva fare nulla: arrivai da dietro, allargai le braccia e Bulgarelli si tuffò come se fosse stato travolto da un tir. Quello che accadde nei secondi successivi l’ho rivisto soltanto in tv perché sul campo non capii più nulla. Gonella fischiò il più assurdo dei rigori. I miei compagni andarono a protestare, io restai a terra, in trance. Fu una grande ingiustizia, la partita l’avevamo dominata. Anche nei supplementari, malgrado la mazzata del pareggio all’ultimo secondo, giocammo a una porta, la loro. Sono passati più di trent’anni, ma quella rimane la delusione più grande della mia vita. Cinquantun anni fa la “furbata” del leggendario Giacomino, allora trentaquattrenne, e l’errore di Gonella consentirono al Bologna di alzare il trofeo. Prendemmo e portammo a casa, poco sportivamente. Avevo sedici anni, liceo e calcio, ed ero, eravamo noi bolognesi in qualche modo abituati ai successi, in fondo pochi anni prima avevamo festeggiato il settimo – e ultimo – scudetto della nostra storia. Dopo quella coppa, il vuoto. Enorme, vagamente punitivo. Vuoto che un Intertoto, due campionati di B e uno di C non hanno certamente riempito. Stasera Bologna è di nuovo in finale e non è casuale che l’intera capienza del Dall’Ara si sia trasferita all’Olimpico. Questa finale è talmente sorprendente, coinvolgente e sentita da essere riuscita a ricollegare i destini: mi ha fatto ritrovare tre amici d’infanzia che non vedevo da quasi quarant’anni: Maurizio Mari detto Marotta, avrei dovuto saperlo che non mi sarei più liberato di quel cognome; Guzzinati detto Guzzi e il sempre misurato Rodella. Lo considero un regalo che mi ha fatto il Bologna: il calcio ha ricongiunto percorsi personali e professionali, momenti, emozioni, scelte, azzerando il tempo. È vero che l’amicizia nasce dalle occasioni della vita, spesso dal destino, ma per resistere al tempo necessita di grandi emozioni condivise, non di mediocrità affettiva. E Bologna-Milan non è una finale per mediocri. Non per noi»
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