Bologna, mantenersi in alto dopo aver dimostrato di poterci stare: inizia una nuova fase dell’era Saputo | OneFootball

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Zerocinquantuno

·24 Januari 2025

Bologna, mantenersi in alto dopo aver dimostrato di poterci stare: inizia una nuova fase dell’era Saputo

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Forse tra i tedeschi che hanno intasato via Saragozza e procurato 20 mila euro di danni ai bagni del settore ospiti del Dall’Ara, qualcuno si sarà chiesto cosa ci fosse da festeggiare, già prima di Bologna-Borussia, con quel tripudio di luci e coreografie (splendida quella nei Distinti, costruita con mantelline rosse e blu), per sostenere una squadra che di fatto stava salutando la Champions League. Ma nel calcio, come a teatro, conta più l’uscita di scena che l’entrata. E il Bologna s’è congedato dalla coppa più prestigiosa con una festa effettivamente un po’ sopra le righe, ma chi se ne importa. L’importante è sapere che quel 2-1 al Dortmund fissa, alla stregua di un rito iniziatico, una nuova fase dell’era Saputo. Primo: è stato dimostrato che questa squadra in Champions ci può stare. Secondo: questa squadra in Champions poteva pure andare più avanti, se solo avesse capitalizzato meglio alcune occasioni (Shakhtar e Monaco su tutte, ma anche Lille, una manciata di punti persi per una comprensibile fase di rodaggio dopo il cambio in panchina e, comunque, la generica inesperienza ad alti livelli). Terzo: con la ‘responsabilità’ di una vittoria sui vicecampioni d’Europa in carica, il BFC ha ora dimostrato empiricamente di poter competere per un nuovo assalto alle zone nobili della Serie A. Lo fanno presagire i numeri (più gol dell’era Motta, più marcatori ‘contribuenti’, più punti in classifica) ma anche le singole individualità: il Beukema di oggi non vale meno del Calafiori di ieri; il Freuler di oggi vale il doppio di quello dell’anno scorso; Ndoye è cresciuto in termini di personalità e ha trovato pure la soluzione del suo cubo di Rubik (il gol); Castro e Dallinga, insieme, valgono più di un solo Zirkzee; Dominguez, almeno come potenziale, è più decisivo di Saelemaekers; Lykogiannis è più affidabile di Kristiansen. Potremmo estendere i paragoni anche ad altri elementi, ma la bilancia penderebbe sempre dalla parte del BFC odierno. Eppure la differenza sostanziale riguarda il timoniere: un anno fa rossoblù erano guidati da un allenatore che in questo periodo cominciava già a glissare sul suo futuro, facendo capire che Bologna non sarebbe stata mai la sua prima scelta; oggi, invece, Italiano è un pilastro del progetto sportivo da qui alle stagioni future. E tale aspetto, nella contrattazione con alcuni giocatori, può rivelarsi decisivo. Al mosaico delle certezze manca soltanto un tassello basilare: il rinnovo del responsabile dell’area tecnica Giovanni Sartori, l’artefice di questa creatura calcistica che perde pezzi e cresce più robusta di prima.


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Luca Baccolini

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Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images (via OneFootball)

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