Calcio e Finanza
·3 Februari 2025
Calcio e Finanza
·3 Februari 2025
Il valore della Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio e gestita dal presidente Francesco Milleri, sta crescendo a vista d’occhio e ha già superato la soglia dei 50 miliardi. Merito principalmente del rialzo di Borsa della principale partecipazione, EssilorLuxottica, di cui la Delfin possiede il 32% del capitale.
Come riportato da Affari&Finanza, solo a gennaio la capitalizzazione di Essilux al Cac di Parigi è salita del 14,4% e ha raggiunto un valore di 123 miliardi di euro, portando il 32% di Delfin a oltrepassare i 39 miliardi. Cifre a cui si aggiungono quelle delle altre partecipazioni:
Il totale oltrepassa così i 50 miliardi e rappresenta una crescita del 66% dai circa 30 miliardi del maggio 2022, quando venne a mancare il fondatore Leonardo Del Vecchio. Delfin può inoltre contare su un flusso di dividendi costante proveniente dalle partecipate. Nel corso del 2024 ha poi incassato circa 1,1 miliardi, che sono in parte andati a ridurre i circa 3 miliardi di debiti in carico alla società.
Sul fronte degli esborsi nel 2024 non si sono registrati pagamenti di dividendi ai soci della famiglia Del Vecchio perché tre membri della famiglia su otto hanno votato contro e non è stata raggiunta la maggioranza dei due terzi. D’altro canto, circa 800 milioni sono stati impiegati tra novembre e dicembre per acquistare il 9% di Mps, una prima tranche del 3,5% dal collocamento fatto dal Mef e poi un altro 5,5% con i derivati costruiti da Natixis.
Quest’ultimo acquisto è servito a Milleri per andare avanti nel progetto che Leonardo aveva auspicato prima della sua scomparsa: conquistare il controllo di Mediobanca e a cascata di Generali. Mps ha infatti appena lanciato una Offerta pubblica di scambio con le azioni Mediobanca che entrerà nella sua fase operativa nel mese di giugno. Un’operazione poco apprezzata dal mercato e che potrebbe portare a un rilancio in cash o in azioni per cercare di raggiungere la soglia desiderata.
Ma Delfin è posizionata in modo tale che più il titolo Mediobanca sale, per effetto della battaglia, più guadagna perché ha in piazzetta Cuccia un interesse economico superiore (il 19,7%) rispetto a quello che ha in Mps (il 9%). Inoltre, se l’attacco del Monte dovesse andare a buon fine, Delfin potrebbe raggiungere un obiettivo importante sul fronte Generali, in quanto potrebbe allineare la partecipazione del 13% oggi in mano a Mediobanca a quelle degli altri due soci, la stessa Delfin e Caltagirone, presenti in Generali singolarmente con il 10% e 7%.
L’unica incognita che grava sul destino di Delfin sono i suoi soci, gli otto eredi di Leonardo Del Vecchio che al momento sono esclusi dalla governance di Delfin per espressa volontà del fondatore. Gli eredi, a quasi tre anni dalla scomparsa di Leonardo, non hanno ancora trovato un accordo sulla successione e stanno discutendo di eventuali modifiche alla governance di Delfin che permetterebbe loro di rinnovare il CdA ogni tre anni.