
Zerocinquantuno
·6 April 2025
Gabbiadini: “Qui a Dubai mi diverto e intanto seguo la Serie A, stimo molto Italiano. Infondate le voci su un mio ritorno a Bologna, ma ci verrò a vivere”

Zerocinquantuno
·6 April 2025
In qualche modo, Bologna è sempre stata nel destino di Manolo Gabbiadini. Cresciuto nel vivaio dell’Atalanta, il 25 marzo 2012 a Bergamo segna il suo primo gol in Serie A trafiggendo i felsinei. Nella stagione successiva, dopo essere stato acquistato dalla Juventus, viene in girato in prestito proprio al BFC, dove colleziona 30 presenze e 6 reti. Intanto conosce Martina, di Sasso Marconi, con cui si sposerà il 17 giugno 2017, non prima di essere diventato papà di Tommaso, nato sotto le Due Torri nel 2015 (proprio come il fratello Nicolò, che ha allargato la famiglia nel 2019). Adesso l’attaccante classe 1991 ha 33 anni e sta proseguendo la sua carriera tra le fila dell’Al Nasr, negli Emirati Arabi Uniti, in un ambiente molto diverso dal nostro ma animato dalla stessa passione per il calcio che strada facendo l’ha portato anche a giocare in Premier League e a vestire l’azzurro della Nazionale. Oggi abbiamo avuto il piacere di parlarne proprio con lui, che a Bologna da calciatore non ci è più tornato (se non da avversario) ma un giorno ci tornerà a vivere. Sì, perché alcuni legami vanno ben oltre il rettangolo verde.
Ciao Manolo, è un piacere ritrovarti: come procede la tua avventura negli Emirati Arabi? «È un’esperienza fantastica, soprattutto di vita ma anche sul piano professionale, non pensavo cosi tanto: quando fai una scelta del genere sai che vai ad abbracciare un altro tipo di calcio, praticato e seguito in modo differente rispetto all’Europa, però qui a Dubai si sta bene e ci si diverte. A parte il caldo torrido (ride, ndr)».
Quali le differenze rispetto al vicino campionato saudita? «In termini economici il giro non è come quello dell’Arabia: negli Emirati ci sono pochi giocatori europei e tanti sudamericani, che si trasferiscono da giovani per ottenere il passaporto utile a giocare eventualmente con la Nazionale e disputare da locali il campionato, visto il tetto agli stranieri. Il livello generale resta comunque interessante: non a caso nella passata stagione la Champions League asiatica è stata vinta dall’Al Ain, che durante il percorso ha eliminato anche le squadre di Cristiano Ronaldo e Koulibaly».
Segui ancora il calcio italiano? Immaginavi una riconferma del Bologna dopo quanto fatto l’anno scorso? «Guardo molte partite, seppur con più fatica nel periodo invernale quando qui siamo tre ore avanti rispetto all’Italia e coi posticipi serali non è facile. Seguo in particolare le mie vecchie squadre, tra cui il Bologna: rappresentava una notevole incognita, ma ero curioso e fiducioso di vedere l’evolversi di questa stagione dopo quanto ottenuto nella scorsa. Da club di medio livello, oggi il BFC si è affermato con merito tra le big, dimostrando che gli artefici di quel ‘miracolo’ non erano pochi elementi ma la società e la squadra nel loro complesso, con tanta qualità sul campo e un’organizzazione esemplare fuori».
Italiano ha smentito tutti gli scettici… «Questa squadra gli calza davvero a pennello, infatti ho sempre considerato perfetta la decisione del club di affidarla a lui dopo l’addio di Motta. Nutro una grande stima per il mister, fin dalle prime sfide contro, quando allenava a La Spezia e poi a Firenze: l’anno scorso alcune delle partite più belle che ho visto sono state proprio quelle tra la sua Fiorentina ed il Bologna di Thiago».
Lotta scudetto e corsa Champions si intrecceranno domani sera al Dall’Ara: Bologna-Napoli, per te una sfida da doppio ex. «Vero, ma non mi lancio in un pronostico perché è difficile fare previsioni quando di fronte ci sono formazioni di tale valore. Forse parte leggermente avvantaggiato il Bologna, per lo stato di forma e perché soprattutto al Dall’Ara viaggia spedito: ultimamente fa paura, basti pensare al 5-0 rifilato alla Lazio e al recente 3-0 di Empoli in Coppa Italia. Di contro il Napoli non sta forse vivendo il momento più brillante della sua stagione, ma rimane una squadra fortissima che dovrà provare a fare bottino pieno per dare filo da torcere all’Inter fino in fondo».
Come giudichi nel complesso la gestione Saputo? «Credo che il percorso bolognese di Saputo vada apprezzato nella sua interezza, non solo per gli ultimi anni: so bene che ogni tifoseria vorrebbe un presidente spendaccione con annessi risultati immediati, ma non si lavora così. Lui è arrivato in punta di piedi, investendo e cambiando gradualmente le cose: per raggiungere dei risultati importanti sono serviti tempo e pazienza, ma adesso il suo Bologna è lì in alto e ha la forza per restarci, in barba alla logica del tutto e subito, che magari ti regala qualche gioia ma non ha basi solide. Saputo ha seminato bene e sta raccogliendo altrettanto bene, e poi è un gran signore: ho ancora qualche contatto all’interno del club e so che ha creato un clima ideale per lavorare, trattando tutti allo stesso modo e senza mai una parola fuori posto».
Un tuo ritorno in maglia rossoblù è mai stato una possibilità concreta? «So che spesso e volentieri, durante le sessioni di mercato, sui giornali usciva questa notizia, ma era priva di fondamento: in concreto non c’è mai stato nulla».
Rimane comunque un forte legame tra te, Bologna e il Bologna: il primo gol in A, l’esplosione in rossoblù, l’amore e la famiglia… «Sotto le Due Torri ho trascorso un’annata splendida: ero alla mia prima vera stagione di Serie A e ho avuto la fortuna di conoscere giocatori esperti quali Diamanti, Gilardino, Natali e Guarente, ragazzi molto disponibili che mi hanno aiutato tantissimo. E poi i bolognesi sono fantastici, persone cordiali e rispettose: ho preso casa in città e quando tornerò in Italia lo farò sicuramente a Bologna, ormai ci sono affezionato e mi piace viverci. Così come mi piace seguire il Bologna, una bella squadra a cui vorrò sempre bene».
Langsung
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