La nostra intervista a De Maio, tra passato e futuro: “Genoa nel cuore, e dovevo andare al Milan!” | OneFootball

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·5 Februari 2025

La nostra intervista a De Maio, tra passato e futuro: “Genoa nel cuore, e dovevo andare al Milan!”

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Il difensore del Mantova Sebastian De Maio si è concesso ai nostri taccuini. Tra passato, presente e un futuro tutto da scrivere.

Vi ricordate di Sebastien De Maio? Difensore dall’imponente mole che lega il suo nome e la sua carriera da calciatore al nostro Paese. Un francese prestato all’Italia, partito da Brescia, passato per Genova, Udine e Firenze fino a Mantova, squadra dove tutt’ora gioca. Il calciatore, classe 1987, ha ripercorso tutte queste tappe in un’intervista concessa proprio ai nostri canali. Dagli inizi fino ad oggi, con uno sguardo rivolto al futuro.


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De Maio ci racconta tutto: le sue parole

La più classica delle domande per iniziare: com’è nata la tua passione per il calcio? Hai sempre fatto il difensore? Quanto sei cambiato, tecnicamente e caratterialmente, rispetto agli inizi?

”La passione per il calcio è nata sotto casa mia, dove giocavo sempre con i miei amici. Quando ero piccolo, giocavo principalmente in attacco, ma col passare del tempo sono diventato difensore. E menomale!”.

”Sono cambiato molto nel corso degli anni, com’è giusto che sia: fa parte del percorso di ognuno di noi. Sono le esperienze che ti fanno capire e agire in modo diverso, sia a livello tecnico che caratteriale”.

Raccontaci la tua prima, grande opportunità nel mondo del calcio. Che legame hai con la città di Brescia?

”La mia grande opportunità nel calcio l’ho avuta a 14 anni, quando sono uscito per la prima volta di casa per inseguire il mio sogno. Il mio legame con Brescia è grande e forte: è stata la mia prima squadra in Italia, e tutt’ora ci vivo con la mia famiglia”.

Chi erano i tuoi idoli da ragazzo, chi hai continuato a prendere come esempi da “uomo”?

”Non ho avuto idoli, ma ho sempre ammirato Zidane per la sua eleganza. Mi faceva venire la pelle d’oca”

C’è stato un momento specifico in cui hai capito che ti saresti ritagliato un posto nel calcio?

”A dire il vero, no: è arrivato tutto progressivamente. Sono stato paziente e concentrato sui miei obiettivi”.

Hai legato gran parte della carriera in Italia: quale piazza ti ha affascinato di più?

”La piazza che mi ha affascinato di più è Genova, che mi è entrata veramente nel cuore. Ho vissuto tre anni bellissimi lì”.

La tua miglior partita, quella che non dimenticherai.

”Penso un Genoa Juventus, dove abbiamo perso 1-0 con gol di Pirlo su punizione (stagione 13/14). In quella partita ho capito che avrei potuto affrontare tuti a testa alta”.

Momenti bui: come li hai gestiti e che consigli vuoi dare ai giovani dall’alto della tua esperienza.

”Per fortuna non ho avuto momenti bui significativi, ma quando sono capitati li ho sempre affrontati lavorando e rimanendo paziente e sereno. Il lavoro quotidiano paga, anche se non immediatamente come tutti vorremmo. Ai giovani dico: rimanete concentrati sul vostro percorso e non cercate di avere tutto e subito. Ci vuole tempo”.

Com’è stato lavorare con Gasperini? Sotto quali punti di vista pensi di essere cresciuto? Domanda nella domanda: con quale allenatore hai legato di meno nel corso della carriera?

”Lavorare con Gasperini è stato un privilegio: con lui sono diventato forte in tutto. Sono di carattere buono, ho avuto buoni rapporti con tutti. Sarò sempre riconoscente a tutti gli allenatori che ho avuto”.

Essendo in tema mercato: raccontaci qualche aneddoto su di te. Un trasferimento non andato in porto, un’esperienza che hai fatto e che non rifaresti, un’esperienza che non hai fatto e che avresti voluto fare. Ti ha mai cercato una big?

”Un trasferimento non andato a buon fine è sicuramente quello che mi avrebbe portato al Milan, non doveva andare così. Un’esperienza che avrei voluto fare è giocare in Premier League, ma tutte le esperienze avute sono state utili per la mia carriera”.

Parlaci del Mantova: quali progetti ci sono in cantiere? Che tipo di modello promuovete? Che allenatore è Possanzini?

”Il progetto del Mantova è far crescere i giovani insieme ai più esperti. Vogliamo fare un bel campionato e far divertire la gente attraverso la nostra proposta di gioco. Possanzini è molto preparato, ha una grande visione del calcio: siamo fortunati ad averlo, soprattutto come persone”.

Ultima domanda: dove ti vedi tra dieci anni? Ti vedremo ancora nel calcio, magari in panchina?

”Onestamente, non lo so: preferisco godermi il presente. Non mi vedo come allenatore, più come dirigente”.

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