Pagine Romaniste
·11 Januari 2025
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Corriere dello Sport (G. Marota) – Claudio Lotito ha unito la Serie A. Per anni, ha cucito e strappato, tessuto e sfilato, sfidato e dialogato. In poche parole, ha ispirato la politica in Lega. In un batter d’occhio si è però trovato fuori dai giochi per la scelta sia del presidente sia dell’ad, fuori dal consiglio federale e anche da quello della A, visto che ieri sono stati eletti Fenucci (Bologna), Giulini (Cagliari), Percassi (Atalanta) e Scaroni (Milan).
Per i prossimi 4 anni il patron della Lazio non solo non avrà ruoli, ma si ritroverà in minoranza in ogni sede. Sempre che non decida di costruire altre alleanze. Il fuoco che lo ha sempre animato, però, non è detto che possa ancora ardere con la stessa forza. Ieri a Milano sono in molti ad averlo visto stanco, quasi arrendevole. “Per la prima volta in assemblea non ha detto una parola“, ha notato più di qualche presidente, gongolando per averlo battuto.
Sono le proprietà straniere ad aver voltato pagina. Contestavano a Lotito di concentrarsi su alcune beghe personali come quella con Gravina, che ora non ha più avversari e viaggia verso un plebiscito alle elezioni Figc del 3 febbraio, più che sulle questioni economiche. Si sono presi la Lega e hanno dato a Lotito una spallata.
Occhio però a dar per sconfitto il presidente della Lazio. Resta senatore e componente influente delle commissioni bilancio e finanze. Da lì passano i soldi dello Stato e, di conseguenza, la stabilità di un calcio malato