Calcionews24
·11 maggio 2021
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·11 maggio 2021
L’ex attaccante dell’Inter, Adriano, si racconta in una lunga lettera pubblicata su ThePlayerTribune. Le sue parole.
PRESENTE E PASSATO – «Dicono che sono scomparso. “Adriano ha rinunciato ai milioni”. “Adriano è drogato”. “Adriano è scomparso tra le favelas”. Sapete quante volte ho visto questi titoli? Stronzate. Invece eccomi qua. Sorridente di fronte a voi. Volete sapere la verità? Direttamente da me? Senza cazzate? Allora prendete una sedia, fratelli. Perché Adriano ha una storia per voi. Avevo sempre il pallone tra i piedi. Ce lo ha messo Dio. Quando avevo 7 anni, alcuni dei miei parenti hanno raccolto dei soldi per permettermi di giocare nella scuola calcio del Flamengo».
L’INTER – «Mi ricordo che appena arrivato in Italia, non avevo bene idea di cosa stava succedendo. Guardavo i miei compagni e pensavo: “Seedorf. Ronaldo. Zanetti. Toldo. Cavolo”. Era ovvio che fossi in soggezione, no?! Seedorf camminava per lo spogliatoio senza maglietta – quello stronzo aveva il 7% di grasso corporeo! Rispetto! Non dimenticherò mai quando stavamo giocando un’amichevole contro il Real Madrid al Bernabeu, e sono entrato dalla panchina. Guadagniamo una punizione dal limite dell’area e io mi avvicino al pallone. Ma sì, perché no?! Beh, indovinate chi c’era dietro di me a dirmi: “No, no, no. La batto io.” Materazzi! Quel gran bastardo! Ahahahahhahaha! Potevo a malapena capire che mi stava dicendo, perché ancora non parlavo italiano. Ma ho capito che gli rodeva. “No, no, no!”. La voleva battere lui. Poi è intervenuto Seedorf e ha detto: “No, lascia tirare il ragazzino”. Nessuno discute con Seedorf. Quindi Materazzi si è fatto da parte e la cosa divertente è che se guardate il video, potete vedere Materazzi con le mani sui fianchi che pensa: Questo ragazzino del cazzo sicuro la manda in curva!!! La gente mi chiede tutto il tempo di quel calcio di punizione».
IL BARATRO – «Nel giro di nove giorni, sono passato dal giorno più felice della mia vita al giorno più brutto. Sono passato dal paradiso all’inferno. Sul serio. Mi chiamano da casa. Mi dicono che mio padre è morto. Un infarto. Non mi va di parlarne, ma vi dico che da quel giorno, il mio amore per il calcio non è stato più lo stesso. Amavo il calcio, perché lo amava lui. Tutto qui. Era il mio destino. Sono caduto in depressione. Ho iniziato a bere tanto. Non avevo voglia di allenarmi. L’Inter non c’entra niente. Io volevo solo andare a casa. Se devo essere onesto, anche se ho segnato tanti gol in Serie A in quegli anni, anche se i tifosi mi amavano davvero, la mia gioia era svanita.Dicevano che ero tornato nelle favelas, che mi stavo drogando e tante altre storie incredibili di tutti i tipi. Pubblicavano foto mie dicendo che ero circondato da criminali e che la mia storia era una tragedia. Mi viene da ridere, perché quando fanno così, non sanno assolutamente di cosa stanno parlando. Non capiscono che stanno facendo una figura di merda».
MORATTI – «Ho iniziato a vedere uno psicologo che mi ha aiutato a combattere la depressione e sono stato in grado di ripartire. E per questo devo ringraziare ancora una volta il Signor Moratti, perché è sempre stato d’accordo in tutto. Mi ha lasciato il mio spazio perché sapeva cosa stavo passando. Ho fatto avanti e indietro dall’Italia al Brasile per un po’. Ma alla fine, non potevo mentire a lui».
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