Inter News 24
·19 marzo 2025
Altobelli categorico: «Troppi stranieri in Serie A, se una Nazionale si riduce a naturalizzare significa che qualcosa non va!». Poi l’elogio a Barella

Inter News 24
·19 marzo 2025
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport in vista di Italia Germania di domani, l’ex attaccante dell’Inter e della Nazionale, Alessandro Altobelli, ha parlato così dell’Italia di Spalletti. Lui che nel 1982 segnò proprio contro la Germania nella finale dei Mondiali.
SE VEDRÒ LA PARTITA CONTRO LA GERMANIA IN TV? – «Premetto che la Nations League non mi entusiasma come competizione in sé, così come il Mondiale per club. Ma è ovvio che quando gioca l’Italia io non posso esimermi dal guardarla. Contro la Germania poi…».
NON MI PIACE IL CALCIO MODERNO? – «Non mi piace che stia diventando solo business. Stanno togliendo la passione. Si gioca tanto, troppo, i giocatori sono sempre quelli e si fanno male, la gente poi si stufa. Capisco però che ci sia bisogno di soldi e quindi si deve giocare. Noi giocatori del calcio più bello sentiamo la nostalgia del passato. Sì, quello degli anni ‘80-90 è stato il calcio più bello Anche nelle coppe europee. Alla fine vince sempre il migliore, ma per salvaguardare le più forti prima hanno fatto i gironi adesso queste League Phase…».
COME VALUTO LA NAZIONALE DI SPALLETTI? – «Ci sono tanti giovani, che per fortuna giocano quasi tutti titolari nello loro squadre, ma dobbiamo fare i conti con le altre Nazionali. Abbiamo perso 3-1 in casa con la Francia perché loro hanno iniziato prima il rinnovo dei giocatori. È positivo che da parte dei nostri ci sia voglia di emergere, ma non abbiamo più i numeri dieci e i nove che da soli possono vincere una partita. Fino all’anno scorso nell’Italia giocava Immobile, che adesso è in… Turchia».
SU RETEGUI E KEAN – «Quando una Nazione si riduce a naturalizzare vuol dire che qualcosa non va».
GERMANIA E FRANCA NATURALIZZANO DA TEMPO – «Si, ma infatti io sono un nostalgico e anche quando vedo quel possesso palla continuo senza affondare mi viene voglia di cambiare canale. L’obiettivo è avere la palla e cercare di fare gol, ma anche difendersi bene è impor tante. Il gioco più bello è il contropiede, quello con cui sfruttare gli spazi. Bearzot ci diceva così: “Difendiamoci bene e contrattacchiamo velocemente”. Questo è il calcio».
QUINDI HANNO RAGZIONE ALLEGRI, CONTE E SIMEONE? – «Io non so chi ha ragione e chi torto, ma so che ci siamo dimenticati di fare le cose semplici e complichiamo il gioco».
IL CALCIO DI SPALLETTI VA BENE PER QUESTA NAZIONALE? – «Ha fatto bene con Roma, Inter e poi Napoli. In Nazionale ha ricominciato da zero. Il buon lavoro riesce se le società in Italia fanno il loro, allora anche la Nazionale ne può trarre giovamento. Gli italiani giocano ancora troppo poco nei club. Bisognerebbe mettere uno sbarramento agli stranieri».
SE IL GOL ALLA GERMANIA IN FINALE MI HA CAMBIATO LA VITA? – «Ne avevo già fatti altri alla Germania e ne stavo segnando tanti con l’Inter. Quella partita, però, l’ha vista tutto il mondo e quindi ancora oggi è ricordata. In quelle gare non basta partecipare, devi lasciare il segno. Entri in campo con quell’idea fissa».
IL DIFENSORE TEDESCO PIÙ DIFFICILE DA AFFRONTARE? – «Karlheinz Förster . Era il Vierchowod della Germania. Poi c’era Stielike, che faceva il libero e ha giocato anche nel Real Madrid, Breitner che partiva terzino sinistro, ma lo ritrovavi in mezzo al campo. Anche Briegel merita una citazione».
CHI MI PIACE DELL’ITALIA? – «Barella. Se sta bene aiuta a difendere e attacca. Tardelli, però era più forte, aveva più corsa, marcava e segnava di più. Dicono che il calcio di oggi è più veloce, ma non è vero che ai nostri tempi si correva di meno».
STAVOLTA RIUSCIREMO A QUALIFICARCI PER I MONDIALI? – «Abbiamo già pagato abbastanza, se non dovessimo farcela nemmeno stavolta in Federazione dovrebbero farsi due domande. E anche a Coverciano perché tutto parte da lì. Io ho fatto tutti i patentini, ma non ho mai voluto diventare allenatore per un semplice motivo: sono stato fuori di casa per più di vent’anni. Non avevo voglia di ricominciare a viaggiare per il calcio».