gonfialarete.com
·13 gennaio 2025
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Daniele Orsato, ex arbitro internazionale e ora figura chiave nello sviluppo del talento arbitrale italiano, si dice pronto per le nuove sfide del calcio moderno.
Tra queste, l’introduzione del VAR a chiamata e delle spiegazioni al pubblico, già testate in altri paesi come l’Inghilterra.
VAR a chiamata: Italia pronta per la rivoluzione Intervistato da Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1, Orsato ha espresso entusiasmo per le possibili novità in Serie A:
“L’Italia è stata sempre pioniera su tante cose. Noi saremo sempre pronti, siamo già prontissimi.”
L’ex arbitro ha ribadito la disponibilità degli arbitri italiani a implementare riforme che possano migliorare la trasparenza e il rapporto tra direttori di gara e pubblico:
“Se UEFA, FIFA e IFAB riterranno che l’Italia possa provare certi esperimenti, noi saremo in prima linea.”
Il nuovo ruolo di Orsato: investire nei giovani arbitri Orsato ha anche parlato del suo nuovo incarico, affidatogli dal presidente dell’AIA, Antonio Zappi, con l’obiettivo di supportare gli arbitri italiani, in particolare i giovani:
“Mi occuperò degli arbitri internazionali, per dare la mia esperienza. Seguirò i ragazzi delle commissioni di Serie A, B e C, portando le mie esperienze maturate sul campo.”
L’ex arbitro ha sottolineato l’importanza di investire sui giovani talenti, nonostante le difficoltà legate alle pressioni e alla mancanza di vocazione:
“Faremo di tutto per reagire alla crisi di vocazione. Zappi ha una marea di iniziative e cercheremo di fare del nostro meglio.”
Mentalità, sacrificio e spirito di squadra Riflettendo sulla sua esperienza, Orsato ha condiviso i principi che intende trasmettere ai nuovi arbitri:
“Mi hanno insegnato la mentalità del lavoro e del sacrificio. Voglio dare ai ragazzi l’impegno, il lavoro e lo spirito di sacrificio necessari per diventare arbitri migliori. La Serie A deve essere il sogno.”
Orsato ha inoltre evidenziato l’importanza di conciliare lavoro, studio e famiglia, senza mai perdere l’umiltà di imparare:
“I cognomi non portano da nessuna parte nell’AIA, non esistono favoritismi. Gli arbitri devono divertirsi e vivere l’arbitraggio come un’esperienza che migliora anche l’uomo.”