Inter-News.it
·13 febbraio 2025
Bergomi: «Sento ancora il senso di appartenenza con l’Inter»
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·13 febbraio 2025
Beppe Bergomi ha rilasciato un’ intervista a Inter TV, in collaborazione con Dazn, per il format “Capitani”. Bergomi, detto “Lo Zio”, ha indossato solo una maglia in tutta la sua carriera: quella nerazzurra, dal 1980 al 1999. Cresciuto nel settore giovanile dell’Inter, è stato capitano della squadra dal 1992 fino al suo ritiro.
LA CARRIERA – Beppe Bergomi ha ripercorso i momenti più importanti della sua carriera con l’Inter, partendo dal settore giovanile e dal giorno dell’ esordio, arrivando fino allo Scudetto dei Record: «È stata una palestra di vita, sono arrivato che avevo 13 anni e mezzo, il primo giorno mi sono seduto in pullman di fianco a Riccardo Ferri. L’esordio è stato uno dei momenti più belli, l’allenatore era Bersellini. A un certo punto mi dice di scaldarmi, non credevo di entrare perché in totale eravamo tre difensori in panchina, e invece ha scelto me: quello è stato il primo passo. Il momento più bello è stato vincere lo scudetto dei record. La partita chiave credo sia stato il derby di andata, che abbiamo vinto con un mio cross per il gol di Aldo Serena».
LEADER – Bergomi ha poi proseguito soffermandosi sulla forte rivalità con il Milan, e su quanto sentiva i derby: «Ho giocato 44 derby, era la partita che soffrivo di più nella preparazione durante la settimana. Ma quando salivo le scalette di San Siro, per entrare in campo, sentendo il clima sugli spalti allontanavo tutto lo stress e riuscivo a concentrarmi sulla gara. Era bellissimo giocare quelle partite lì. Il ricordo a cui sono più affezionato è il mio primo gol in assoluto, in un derby di Coppa Italia».
LA FASCIA – L’ex difensore nerazzurro ha poi spiegato cosa rappresentava, e rappresenta ancora oggi, aver portato la fascia da capitano dell’Inter: «Un senso di appartenenza forte, che prosegue tutt’oggi. Chi ha fatto la storia, diventa fondamentale all’interno dello spogliatoio, dentro e fuori dal campo, anche quando hai finito di giocare. Dovevo far capire agli altri giocatori cosa voleva dire mettere la maglia dell’Inter. Ho cercato di dare sempre il massimo per la maglia, io racconto sempre che ogni squadra ha un proprio DNA, e quello dell’Inter è molto forte: c’è un grande senso di appartenenza tra squadra e tifosi».