Calcionews24
·30 gennaio 2025
Calcionews24
·30 gennaio 2025
Bruno Giordano si racconta a 360°: l’ex calciatore di Lazio e Napoli parla del crescere a Trastervere, del rapporto con Maradona, della squalifica per calcioscommesse e molto altro. Di seguito le sue parole a la Gazzetta dello Sport.
MA.GI.CA. – «Un inno alla gioia del calcio. Irripetibile. C’era tra di noi una connessione speciale, sia umana che tecnica.Avevamo la stessa idea di calcio. Diego era Diego, non serve dire altro, Careca faceva la prima punta, io cercavo di dare equilibrio. Che bellezza, quel Napoli e quegli anni».
A NAPOLI LO VOLLE MARADONA – «A Diego mi unisce un destino. Ci conoscemmo nel 1979, all’Olimpico, amichevole tra Italia e Argentina. Mi fece i complimenti. Nel 1983, quando mi ruppi la gamba, Diego giocava a Barcellona e mi mandò un telegramma di pronta guarigione. L’anno dopo ci incrociammo in un Lazio-Napoli, mi prese da parte e mi disse: “Tu devi venire a Napoli, noi due dobbiamo giocare insieme”. Diego e Allodi furono decisivi per il mio trasferimento».
CHI ERA MARADONA – «Un amico vero. Ai primi tempi a Napoli, con mia moglie Susanna, nell’attesa di trovare casa, vivevamo in albergo. Diego ci costrinse ad andare a casa sua, ci fece dormire nella sua camera da letto, ci disse che potevamo stare lì quanto volevamo: dopo tre settimane, quando trovammo casa, era dispiaciuto».
ERA IL CRUIJFF ITALIANO: LO IMITAVA? – «Di più (ride), lo scimmiottavo in tutto. Nelle movenze, nel tocco, nel tiro. Andavo dal barbiere con la sua foto e mi facevo tagliare i capelli come lui, a caschetto: è stato la mia fonte di ispirazione».
NATO E CRESCIUTO A TRASTEVERE – «Imparare a stare al mondo, quando il nostro mondo era tutto lì, tra Vicolo del Cinque, dove sono nato, e Campo de’ Fiori. Giocavamo per strada, piazza de’Renzi era il nostro stadio. L’istinto l’ho affinato lì, tra i sampietrini e i muri dove calciavo il pallone per chiedere il triangolo. Se va a rivedere il gol che Careca fa a San Siro inun Milan-Napoli 4-1 del 1987, dopo una serie di triangolazioni, trova quel modo di giocare».
IL GOL CHE MEGLIO LO RAPPRESENTA – «Quello segnato al volo a Dino Zoff, in un Lazio Juventus degli anni 70. C’era tecnica e sfrontatezza. Con Dino ci scherziamo ancora».
SQUALIFICA CALCIOSCOMMESSE – «Rabbia, tanta rabbia. Sono passati quarantacinque anni e ancora non me ne faccio una ragione. Venni punito ingiustamente, per una faccenda che non mi aveva mai coinvolto. Quella squalifica mi ha privato della possibilità di diventare campione del mondo. In Spagna, nel 1982, probabilmente ci sarei stato anch’io. Ricordo che vidi la finale contro la Germania a Fregene, a casa di amici. Alla fine andammo in strada e facemmo festa, ma avevo una strana malinconia addosso. Era il rimpianto di non essere lì con gli altri azzurri. Solo una cosa mi faceva felice: pensare alla gioia del mio amico Paolo Rossi».
PAOLO ROSSI – «Visse una favola, ma ricordare Paolo solo per i gol è limitativo: sapeva giocare, era nato ala destra, aveva tecnica eccellente. In area era implacabile: sembrava un bambino ingenuo, ma era scaltrissimo».
MARADONA, CARECA E ROSSI: CON CHI ALTRO SI INTENDEVA A MERAVIGLIA – «Con Vincenzo D’Amico, un fratello. Aveva piedi brasiliani, era un 10 che sapeva fare tutto. Come Paolo, Vincenzo era buono: non riuscivi a litigarci neanche a volerlo. In ritiro gli allenatori lo marcavano stretto perché tendeva a ingrassare. Un’estate, a Pievepelago, vedo che a pranzo e a cena mangia un’insalatina, due carotine, un po’ di riso. E penso: bravo, hai capito che bisogna mettersi a dieta. Ho scoperto che era d’accordo con un salumaio del paese. Passava di lì tutti i giorni, e quello gli preparava fettuccine e panini imbottiti».
OPINIONISTA – «Sono un malato di calcio, guardo tutto, vivo ogni partita nell’attesa che si accenda la scintilla della bellezza: mi emoziona ancora».
DA CHE GIOCATORE SI ASPETTA QUELLA SCINTILLA – «In Italia da Leao, se solo fosse più continuo…All’estero da Bellingham, Vinicius e Mbappé: dopo l’era di Messi e Cristiano Ronaldo, tocca a loro».
MEGLIO LA MA.GI.CA. O LA MSN – «E me lo chiede? (Ride) Io prendo sempre la Ma.Gi.Ca., anche perché evoca lamagia. E il calcio è quella cosa là: magia pura».