Buon compleanno a… Dan Petrescu | OneFootball

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·22 dicembre 2023

Buon compleanno a… Dan Petrescu

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Oggi Dan Petrescu compie 56 anni. La sua è una storia tra le più interessanti che si possano avere seguendo la geografia. Eccola nel dettaglio

Oggi Dan Petrescu compie 56 anni. La sua è una storia tra le più interessanti che si possano avere seguendo la geografia. Ed è così che la vogliamo raccontare, come se fosse il giro del mondo di un avventuriero, svolgendola Paese per Paese e non dando troppa importanza ai fatti che sono intervenuti. Qui, quel che conta, è il viaggio, la sequenza degli spostamenti, è mettendoli in fila che si dà il senso di ciò che è successo.

Partenza da Bucarest, dove Dan nasce nel 1967. Il primo trasferimento è in Italia: Petrescu fa parte del Foggia che Zeman innalza a laboratorio da studiare e poi a Genova. In qualità di giocatore del Grifone, lo si ritrova negli Stati Uniti con la maglia della Romania. Con un suo gol a Pasadena determina la sconfitta della nazionale di casa ed è in campo a contribuire all’eliminazione dell’Argentina, con Diego Maradona in tribuna a osservare il tutto, sotto shock per la squalifica del doping e da lacrime irrefrenabili. Basterebbe già per farci un film, siamo solo all’inizio. Da giocatore finisce in Inghilterra, gioca in diversi club (tra i quali il Chelsea in rampa di lancio) e chiude il cerchio tornando nella sua città. Termina la carriera nel National, club con il quale apre anche la sua nuova vita da allenatore. Ed è in questa veste che non ci sono limiti, le esperienze si moltiplicano, le valigie si fanno e si disfano continuamente. Il primo Paese è la Polonia. Da mister del Wisla capisce in fretta come vanno le cose, visto che lo esonerano quando è secondo in campionato. Poco male, non era ancora evidentemente il tempo per un’esperienza fruttuosa oltre frontiera. Torna in patria, allena l’Unirea Urziceni, che porta alla vittoria del campionato nel 2009. Ed è qui che iniziano le sorprese. É proprio quando centri un obiettivo, peraltro neanche così scontato a inizio stagione, che ti rendi conto che le aspettative nei tuoi confronti crescono a dismisura o che puoi passare all’incasso e mollare. Quando se ne va, esattamente il giorno di Santo Stefano, lascia la squadra che è in testa alla classifica. Si vocifera di un ritorno in Italia, società di provincia come Cesena e Livorno prendono contatti, pensano a lui.


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Petrescu, invece, per un luogo dove ancora non c’è stato. Va in Russia, guida il Kuban Krasnodar, apparentemente è un passo indietro perché riparte dalla seconda divisione nazionale, ma il contratto è vantaggioso sotto il profilo economico: un milione e mezzo per 5 anni. Un pezzo d’Italia, o meglio di suo Paese che ha frequentato con successo il nostro, lo vorrebbe portare con sé: «Vorrei portare Adrian Mutu al Kuban anche se questa operazione non rientrerebbe nella politica del club. Sarebbe un sogno veder vestire la maglia del Kuban a Mutu! Il suo stipendio, come già detto, rappresenta un problema per noi, ma credo che l’eventuale trasferimento sarebbe un bene per tutti. Anche per questo sto chiedendo alla società di venirmi incontro». L’operazione non va in porto, troppo onerosa da sostenere. Dopo tre stagioni Da cambia panchina, va a Mosca nella Dinamo, non ottenendo però i risultati sperati.

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A questo punto, il viaggio si fa più adrenalinico, la permanenza sempre più rapida, le tappe durano poco. Tralasciamo i non pochi ritorni in Romania e anche qualche recente incontro contro squadre italiane.

Nell’ordine si susseguono il Qatar, la Cina, gli Emirati Arabi, la Turchia e, infine, la Corea del Sud, dove risiede attualmente e guida il Jeonbuk Hyundai Motors Football Club, sulla cui proprietà è inutile aggiungere qualcosa.

Anni fa, Mircea Lucescu, decano del calcio rumeno, nonché suo grande estimatore, disse di lui che sarebbe stato giusto candidarlo a una panchina importante, arrivando anche a pensarlo in Premier League: «Sono sicuro che sia all’altezza, ma deve riuscire a farsi notare in Europa». Dan ha preferito altro e chissà se gli va bene così, c’è ancora qualche luogo da scoprire, non resta che seguirlo.

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