Calcio Africano
·1 luglio 2019
Calcio Africano
·1 luglio 2019
30 giugno
Ci sono giorni in cui Il Cairo assomiglia a un aggrovigliarsi di piante di edera sui muri, persone che sbucano da centinaia di direzioni per raggiungerne altre cento. Ce ne sono altri, come il venerdì all’ora di pranzo per la preghiera, in cui i 15-20 milioni di abitanti sembrano dileguarsi, sparire. Oggi è uno di questi giorni.
Raggiungo la metro e vado alla volta di El Shams Club, risalgo in superficie e più che un quartiere urbano trovo una distesa di sabbia sovrastata da edifici. Prendo un taxi e mi dirigo all’Al Salam Stadium, tipico impianto enorme e isolato alla egiziana per poter controllare le folle.
Tutte le attenzioni sono riservate alla terza partita dell’Egitto in programma alle 21, ma a noi interessa Burundi-Guinea. Come prevedibile in pochi la pensano come noi ed è dunque semplice ottenere il ticket per la partita. Abbiamo scelto questa gara per poter parlare con Berahino per un futuro articolo, ma anche per rivedere all’opera i fantastici tifosi guineani. Il loro ritmo Mandinga “Gbin gbin so” ci è entrato in testa e non esce più. È il canto ufficiale della nazionale che invita letteralmente i giocatori a spingere forte per segnare. È un canto incessante per 90 minuti. Gbin gbin so, pa-pa-pa, gbin gbin so, pa-pa-pa. La Guinea vince effettivamente ma non convince. “Wontanara” dicono i tifosi, “Siamo insieme“, in lingua Sousou. Sfortunato il Burundi.
In zona mista parliamo e ci complimentiamo con Paolo Ringhini, fisioterapista italiano della nazionale congolese. Poi fermiamo Bolasie con cui avevamo fatto un selfie prima dell’inizio del torneo. In quella foto aveva un’espressione incattivita, perciò gli chiediamo se volesse ucciderci. “No no my friend“, risponde ridendo.
Atmosfera distesa, per il Congo vittorioso nel giorno dell’anniversario dell’indipendenza e per me che dopo 12 giorni mi sento più rilassato, a mio agio e a tutti gli effetti dentro il torneo.
Credits Foto ©Alija Alex Čizmić / Calcio Africano