Calcio e Finanza
·24 dicembre 2024
Calcio e Finanza
·24 dicembre 2024
Quello che Urbano Cairo e il Torino trascorreranno insieme nella giornata di domani sarà quasi certamente l’ultimo Natale della loro ventennale storia. Lo scrive Tuttosport, ripercorrendo gli ultimi quattro mesi di indiscrezioni intorno al club granata, tra Red Bull, PIF, investitori qatarini e fondi d’investimento dagli Stati Uniti d’America.
Cairo ha inizialmente smentito, per poi cambiare la sua comunicazione ed esporsi con frasi del tipo: «Non voglio rimanere patron a vita, i ventenni finiscono». Adesso, e da qualche settimana, siamo al: «Non voglio vendere, ma se arrivasse qualcuno più ricco e bravo di me sarei disposto a cedere il club. Però non è ancora arrivato nessuno. Intanto sono diventato il presidente più longevo della storia del Torino».
Le indiscrezioni portano a pensare che la cosa più verosimile sia la compravendita di due caselle direttamente interconnesse: il Torino, in mano a Cairo, e lo stadio Grande Torino, tornato nelle tasche del Comune dopo il fallimento del club di Cimminelli nel 2005 (con annesse ipoteche da 38 milioni complessivi: cifre oggi da rivalutare).
Un doppio passaggio di proprietà a un solo acquirente, dal momento in cui l’acquisto del club sembra essere inevitabilmente legato a una strategia a livello infrastrutturale. L’acquisto del solo Torino – che non produce utili da sei anni – non può interessare a qualche fondo arabo, statunitense o a Red Bull, senza che dietro vi sia un progetto di più ampio respiro.
Lo stadio, inoltre, rappresenta solamente un gravame per la città. Il sindaco Stefano Lo Russo ha dichiarato più volte di avere avviato l’iter per liberare l’impianto dalle ipoteche, così da renderlo vendibile. Nei prossimi mesi è dunque lecito aspettarsi novità, soprattutto alla luce di un Cairo disposto a cedere il club dopo tanti anni.