DirettaCalcioMercato
·18 marzo 2025
Calafiori sui primi mesi all’Arsenal: “Arteta mi ha chiesto cosa significasse per me ogni membro della mia famiglia”

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·18 marzo 2025
Dopo diversi mesi all’Arsenal, Calafiori ha raccontato il processo di ambientamento e il rapporto con mister Arteta in un’intervista.
Dopo la sorpresa Bologna dell’anno scorso, Calafiori ha mantenuto il suo rendimento costante, fino a diventare un punto fisso della difesa dell’Arsenal. Il giocatore, che ha dovuto affrontare diversi infortuni nel corso della stagione, non ha mai mollato e, in una difesa composta da giocatori fortissimi come Gabriel e Saliba, è riuscito a ritagliarsi il suo spazio. In un’intervista a Undici, il difensore italiano ha parlato del suo periodo inglese.
Ecco le parole di Calafiori a Undici:
Il percorso.
“Sicuramente non è stato facile. Ma è partito tutto da me. L’ho vissuta come una sfida personale, era quello che volevo dimostrare a me e a tutti: poter stare ad ogni livello. Però non è stato un caso, ci sono arrivato col lavoro e c’è ancora tanto da fare, perché il calcio non è mai un percorso lineare, ma ci sono degli alti e dei bassi. E proprio i bassi sono i momenti ancora più importanti da gestire. Io mi sono fatto aiutare.
Thiago Motta e poi Spalletti e Arteta mi hanno cambiato tanto, in termini di visione della partita, di spazi da occupare, di tutto. Ma penso anche che di difensori con caratteristiche migliori delle mie ce ne sono tanti, per questo lavoro così tanto fuori dal campo e forse questo fa la differenza. Ma ci sono tante cose che non so ancora fare. Tra queste c’è la voglia di imparare a giocare in più ruoli possibile. Per adesso sento di saperne fare due, vorrei impararne anche un terzo: il centrocampista. È un ruolo che mi ha sempre appassionato”.
L’arrivo all’Arsenal e il rapporto con Arteta.
“La prima cosa che mi viene in mente è l’organizzazione. Quanto tengono a ogni giocatore sotto tutti i punti di vista, sia in campo che soprattutto fuori dal campo. Per quanto riguarda Arteta, mi ha impressionato fin da subito di lui quanto ci tenesse a conoscermi. Un giorno al telefono mi ha mandato delle foto della mia famiglia e mi ha chiesto di dire cosa significasse per me ogni membro della famiglia. Non mi era mai capitato nulla del genere prima, non dico che mi ha convinto solo con questo ma sicuramente ha rappresentato un momento importante.
La Premier League.
“Come campionato è completamente diverso rispetto alla Serie A. Nelle partite di Premier le squadre vanno tutte allo stesso modo, a duemila di intensità, è come se giocassero in una bolla. È proprio un discorso di mentalità, di modo di giocare, non esiste controllare la partita, esiste solo fare un gol più dell’altro”.
L’Europeo.
“Italia-Spagna agli Europei è la partita che porto più nel cuore, che non mi dimenticherò mai. Sarà per sempre una delle mie più grandi soddisfazioni. Proprio per il modo in cui ho reagito dopo l’autogol: forse ho giocato meglio dopo che prima. È stato l’apice di quel percorso che avevo cominciato già da tempo, sicuramente il Riccardo di 7-8 mesi prima non avrebbe reagito così”.
Sull’addio alla Roma
“Al momento ci sono rimasto male. Però non ho mai avuto rancore verso la Roma, credo che non sia facile prevedere il futuro di un ragazzo così giovane. E poi una società deve fare delle scelte, soprattutto se ha tanti ragazzi in quel ruolo. La Roma ovviamente è stata una parte grande e importante della mia vita e carriera, e penso solo cose positive ancora adesso”.