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Juventusnews24

·27 marzo 2025

Conferenza stampa Tudor Juve: «È il club che tutti vogliono allenare, qui non ci sono scuse. Vorrei rimanere 10 anni ma… »

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Conferenza stampa Tudor Juve: la presentazione del nuovo allenatore bianconero, scelto al posto dell’esonerato Thiago Motta. Le sue parole

(inviato all’Allianz Stadium) – La Juve ha scelto Igor Tudor al posto dell’esonerato Thiago Motta, con il tecnico croato subentrato in corsa in queste ultime 9 partite di campionato per centrare il fondamentale obiettivo Champions League.

Quest’oggi, giovedì 27 marzo, Tudor è stato presentato in conferenza stampa alle 12.00 per rispondere alle domande dei media presenti. Juventusnews24 ha seguito LIVE le sue parole.


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Prende la parola Giuntoli: «Buongiorno a tutti, volevo cominciare questa conferenza ringraziando Thiago Motta e il suo staff per l’impegno profuso in questi mesi. Il rapporto con Thiago rimarrà grande, di stima, rispetto e confronto quotidiano. Potrà fare l’allenatore a grandi livello e gli auguro tutto il bene. Le mie parole dopo il post gara di Firenze: durante la pausa nazionali ci siamo presi del tempo, a mente fredda abbiamo analizzato l’andamento delle ultime gare e, non solo per le sconfitte, come sono avvenute ci ha dato preoccupazione. Abbiamo deciso di dare una sterzata perché pensiamo sia importante per la squadra e per la Juventus. Le nostre scelte sono andate subito su Igor, non solo per il suo passato alla Juve ma anche per le sue qualità tecniche, umane e morali. Igor rimarrà con noi fino alla fine della stagione, compreso il Mondiale per Club, poi ci siederemo attorno a un tavolo e la speranza è quella di continuare insieme perché ha qualità importanti per continuare il nostro progetto. Questa squadra può dare grandi soddisfazioni nel prossimo futuro e siamo fiduciosi per il futuro data la giovane età, l’esperienza di un anno tutti insieme. Potrà garantirci da subito una maggiore competitività».

PRIMI GIORNI ALLA JUVE – «Con qualcuno ci conosciamo già, prima faccio un ringraziamento al direttore, al club, per questa opportunità e la possibilità di allenare questo club. Darò tutto, farò un lavoro giusto. Le emozioni ci sono, ma non solo per la Juve perché è un club che tutti vorrebbero allenare ma c’è voglia di fare lavoro, di fare bene, di raggiungere gli obiettivi. Credo tanto in questa squadra, sono giocatori forti, c’è poco tempo di lavorare, ieri sono arrivati tutti, abbiamo fatto un primo allenamento, ma non ci sono scuse. Nella mia vita non ho mai cercato scuse. Cercavo le sfide, cerco responsabilità dai giocatori».

VLAHOVIC – «Ha fatto un bel gesto ma anche qualcun altro. È un giocatore fortissimo, sono felice di allenarlo. Già in passato ho fatto dichiarazioni su di lui. Non sono parole ma fatti, ha tutte le doti che deve avere un giocatore di prima classe. È intelligente, un motivatore, trascinatore, viene da un momento così. Abbiamo parlato, ha voglia di ripartire. C’è lui, c’è Kolo Muani, sono due attaccanti forti, possono giocare insieme, si può fare tutto. L’importante è avere giocatori forti se no un allenatore non può fare niente. Ha trovato la rosa forte, ci sono giovani, è bello e stimolante. Ci vuole tutto ma quando c’è gioventù è una cosa bella».

KOOPMEINERS E YILDIZ – «Quando un giocatore è forte è facile trovare il ruolo. Ho visto tutti i ragazzi dispiaciuti, perché quando un allenatore va via è anche responsabilità loro. Allo stesso tempo li ho visti vogliosi, motivati di ripartire. Koop uguale, Kenan è un altro. Sono due giocatori con caratteristiche rare, che possono e devono fare gol. Sono giocatori che fanno la differenza nel calcio. Io proverò a trovare le posizioni giuste per farli rendere di più, questo è il mio obiettivo. Devono sentirsi a loro agio nel giocare dove possono rendere di più».

COME SI DEFINISCE – «Sono belle descrizioni che so che a volte vanno in uno o in un’altra direzione. Non è né bianco né nero, ma grigio, anche se qui siamo bianconeri. Mi considero un allenatore, nella mia carriera che ho iniziato abbastanza presto per via di infortuni, a volte  particolare perché faccio scelte con il cuore. Ho il contratto, non ho il contratto… Se mi sento che è giusto io proseguo, se sento che non è giusto io vado a casa. Si vive il presente, il momento, anche nella vita. Avere 10 anni di contratto a me cambia poco. Io vorrei stare 10 anni qui ma faccio comunque il mio lavoro. Così va vissuta la vita da allenatore. Poi quello che succede in futuro non può essere controllato. Io farò l’allenamento di oggi, dovrò parlare coi giocatori, così va vissuta la vita da allenatore».

LEADER DELLA SQUADRA – «Qualcuno l’ho conosciuto ieri, non posso dirlo dopo due o tre ore come sono le persone. Vero che questa gioventù, le generazioni sono diverse. La cultura è diversa di 20/30 anni fa, prima c’era tanta più personalità ovunque. Ma va anche detto che è stata presa una strada di cambiamento. Vero che sono anche tanti giocatori e può rallentare il percorso di crescita di una squadra. Questo aspetto è sottovalutato. Ma quando sei alla Juve non frega niente se sei giovane o vecchio, devi vincere e crescere in fretta. È un lavoro di tutti. La Juve è quel club che fa le cose giuste scegliendo le persone giuste. Se si sbagliano persone non si fa bene, ma questa è sempre stata la forza qui. Poi la cultura del lavoro me l’hanno trasmessa questi 7/8 anni qui, l’umiltà di Del Piero, Zidane, Montero. Si gioca Champions mercoledì si vince, si gioca con una squadra un po’ meno forte poi in casa ma allo stesso tempo nel riscaldamento c’era una voglia se non di più uguale a quella partita… Questo ho provato a trasmetterlo nelle squadre in cui ho allenato e voglio trasmetterlo anche qua».

CAPITANO – «Devono prendere tutti responsabilità. Tutti devono andare nella stessa direzione. Chi non gioca è meno contento ma si tratta di costruire un gruppo, una mentalità. Il capitano sarà Locatelli, poi di altri due o tre nomi parliamo in questi giorni. Manuel è un ragazzo giusto, per bene, ha le doti giuste per fare questo».

SU QUALI TASTI BATTERE – «Io credo che bisogna lavorare su tutto, dare un po’ di spensieratezza. Dare anche la cattiveria mentale, di motivazione, e anche dal punto di vista tattico dare le cose giuste, lavorare su tutti gli aspetti e non trascurare niente. Lavorare forte consapevoli di quello che rappresentiamo».

DIFESA A TRE – «Ho fatto la difesa a quattro, a tre, pressing a uomo, a zona. C’è l’importanza di quello, è importante tutto, ma bisogna trovare l’assetto giusto per i giocatori che hai. Non fa quello la differenza, ma la voglia, lo spirito di sacrificio, lo stile. È tutto un compito dell’allenatore trasmettere quelle cose là».

PARAGONE CON LA JUVE DI THIAGO MOTTA – «Non posso paragonare la mia Juve con quella precedente. Io faccio il mio, vedo, provo in allenamento, e sabato ci sarà una conseguenza del lavoro. Spero di far vedere già qualcosa, lo spirito, il cuore. Tatticamente anche ma per le cose giuste ci vorranno due o tre settimane. Koop è un giocatore che viene da annate così: quest’anno ha fatto buone gare e altre meno come la squadra. È un giocatore forte con voglia di fare. Il mio compito è farlo rendere al massimo».

CHIAMATA DELLA JUVE E COSA HA DETTO ALLA SQUADRA – «Non ricordo, era una bella cosa chiaramente, è normale. Ho detto ai ragazzi tante cose, non ricordo la prima. Quello che cerco, poi erano cinque giocatori, ne sono arrivati altri. Era una settimana un po’ particolare per gli impegni delle Nazionali».

RICORDI ALLA JUVE – «Ho 20 anni, c’è Zidane nello spogliatoio, devo aspettare per la terapia. È il mio turno, ma arriva Zizou e gli dico di andare lui e mi prende e mi fa ‘Nono vai te’. Poi un’altra: tolgo le calze, le butto lì e arriva Del Piero prende le calze e mi dice di non buttarle così, che non mi costava niente. Sono due cose belle di quello che è, dell’umiltà».

COCCOLE O PIU’ DUREZZA ALLA SQUADRA? – «È individuale, ma anche tutte e due le cose. Diamo positività che c’è voglia di ripartire ma c’è da mettere il casco, voglia di pedalare, mettere cattiveria ma senza ansia e quella pressione da mettersi addosso che qua sappiamo qual è. Devono avere quella e anche altre cose».

QUAL E’ IL SUO CALCIO – «Non bisogna rinunciare a niente, bisogna fare tutto. Voglio gente che si diverta, bisogna sempre fare un gol in più, correre, difendere. Mi piace attaccare con tanti ma anche non prendere gol. Bisogna lavorare sulle preventive, il lavoro deve essere completo. Gestire, cambi durante la gara, prepararsi, questa è una direzione. Il calcio deve andare in direzione di essere sempre più interessante, il mondo è sempre più esigente altrimenti ci si annoia. Ma non bisogna trascurare niente come equilibrio».

ACCOGLIENZA DELLO STADIUM E SFIDA COL GENOA – «I tifosi sono sempre stati importanti e sabato ci sarà un bel supporto. Il club si ama, lo han sempre dimostrato. I ragazzi ci tengono, partiranno bene. La gara sarà difficile, un allenatore che sta facendo bene, è una squadra pericolosa. Vieira è un ragazzo per bene, un allenatore capace, riuscito a trasmettere le cose giuste alla sua squadra. Li rispettiamo tanto, consapevoli di noi e dei nostri mezzi».

KOLO MUANI E THURAM – «Ieri ho sentito Lilian, mi ha detto che se fa qualcosa di sbagliato dagli subito uno schiaffo. No, è educato mi han parlato tutti bene. Khephren è forte, lo conosco da Nizza, è umile, si mette a disposizione. Kolo è fortissimo, ci siamo conosciuti ieri. Sono contento di averlo, cercheremo di usarlo nel miglior modo possibile per la squadra».

JUVENTINITA’ – «Quella la senti, la annusi, parli, senti sempre nello spogliatoio cosa pensano i giocatori. Il cuore, l’appartenenza ci sta. Se no portiamo il più grande tifoso e lo facciamo allenare. Ci sono motivazioni, spunti tattici, un lavoro di tutto il club. I giocatori sono sempre protagonisti, facendo tutte le cose, capisce tutto in fretta come è fatto uno o l’altro allenatore».

DNA JUVE – «Ho parlato tanto di quella roba là, ho già detto e sono stato chiaro da quel punto di vista».

GLI ALLENATORI AVUTI ALLA JUVE – «Ho preso tanto, non sono stata gente scarsa. Da Lippi, Capello, Ancelotti hanno vinto poco mi sembra. È stata una scuola di vita, di tutto. Mi hanno costruito quegli anni là. Ha influito tanto, sono venuto bambino e sono andato via a 27/28 anni, sono gli anni della crescita di una persona».

POCO PERICOLOSI DA PALLA INATTIVA – «Non giudico, mi metto a lavorare. Non è educato da parte mia. I calci piazzati sono un aspetto importanti, difensivo e di attacco. È una parte che diventa sempre più importante nel calcio di oggi e bisogna lavorarci forte».

LIPPI – «È un allenatore che mi ha portato alla Juventus, è andato via e poi è tornato. Quando penso a quella persona penso alla Juventus. I modi di fare, di allenare, di comunicare. Gli voglio bene».

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