Inter News 24
·7 novembre 2024
Inter News 24
·7 novembre 2024
La vittoria dell’Inter contro l’Arsenal, l’importanza del rientro di Calhanoglu, lo scontro diretto di domenica prossima contro il Napoli: questi e tanti altri temi sono stati trattati da Emanuele Corazzi in esclusiva a InterNews24. Il giornalista e direttore di Cronache di Spogliatoio, ha raccontato la sfida dei nerazzurri contro i Gunners alla quale ha assistito dagli spalti di San Siro e ha fatto il punto sulla stagione della squadra di Simone Inzaghi.
Ieri sera una vittoria sporca e da squadra dell’Inter contro l’Arsenal, ma nel complesso meritata. Inzaghi ha avuto ragione con la gestione dei calciatori e col turnover attuato contro i Gunners, a fronte dei titolarissimi schierati col Venezia?«A me la cosa che colpisce è che in campionato si dice che l’Inter è poco cinica e poco lucida, a tratti ovviamente, non in assoluto. Invece in Champions League è una squadra cinica e lucida, per cui non so da cosa dipenda questo cambio di mentalità ma esiste. Per quanto riguarda i cambi, c’è Gasperini che ieri sera ha detto che adesso si gioca in 16, Inzaghi ha detto in 23… Al di là dei numeri trovo assolutamente normale che una squadra che fa quattro competizioni – campionato, Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Champions League – debba avere una rosa costruita per avere almeno 16-18 giocatori che possono giocare titolari. In questo senso l’Inter, che è la squadra campione d’Italia e ha fatto la finale di Champions League per ultima tra le italiane, deve avere questo numero di giocatori. Il fatto che Inzaghi faccia del turnover è una scelta saggia e intelligente, contro un avversario ieri che, io trovo che ci sia una specie di falso mito intorno ad Arteta. Non che non sia bravo ma, essendo figlio di Guardiola, ci siamo un po’ tutti illusi che lui fosse una matrioska di Guardiola. In realtà secondo me Arteta nelle grandi partite diventa più Mourinho che Guardiola. Lo abbiamo visto col City, con l’Atalanta, ieri con l’Inter… è un allenatore che tende molto a fare la partita sulla squadra avversaria, poi ieri ha provato a riempirla di cross senza avere un vero centravanti, perché Havertz non è un centravanti puro. Di fatto è stata poche volte realmente pericolosa. Alla fine la vittoria dell’Inter è meritata».
Si è rivisto Calhanoglu. Il turco era rientrato già nei minuti finali col Venezia, ieri si è ripreso in mano il centrocampo dell’Inter e ha deciso la gara dal dischetto. Lui una delle chiavi decisive per il successo finale considerando l’assenza, dall’altra parte, di Declan Rice?«Io ieri ero a San Siro, sono dell’idea che le partite allo stadio si vedano molto meglio rispetto che a casa, perché allo stadio vedi tutto il campo e decidi tu dove mettere i tuoi occhi. Io ieri ho seguito molto Calha perché non vedevo l’Inter dal vivo da un po’ di tempo ed è un giocatore mostruoso. Viene sempre dietro a prendere la palla, è estremamente intelligente a fare le coperture difensive quando si stacca uno dei due braccetti, ha una distribuzione dei palloni con una percentuale altissima di precisione, ha cambi di gioco. E in più ha freddezza dal dischetto, che in una gara come quella di ieri vuol dire uno o tre punti. Per me è sontuoso, per quanto mi riguarda ieri il migliore, per quanto ci siano stati altri ad aver giocato molto bene, ma per me la vera superstar è stata lui».
Bisseck ieri tra i migliori in campo, dopo un inizio di stagione non esaltante in cui aveva mostrato alcuni limiti nella concentrazione in difesa. Sarà lui il titolare del futuro dell’Inter? E secondo te è così una follia ipotizzare ad un suo impiego, magari in situazioni di emergenza, da quinto di centrocampo?«Ieri sera secondo me ha fatto una partita eccezionale, lui è un giocatore chiaramente per caratteristiche molto diverso da Bastoni. Perché Bastoni è un play aggiunto, Bisseck è invece un incursore, è uno che si butta dentro l’area, ha delle altre caratteristiche. Molto meno palleggio e lancio, ma più dialogo nello stretto e mi butto dentro. Ha fatto una partita eccezionale, in più ieri per come giocava l’Arsenal con questi cross in area, il fatto di avere tre difensori molto fisici come aveva l’Inter ha permesso di fatto di alzare la barricata. Secondo me può diventare titolare, dipende molto da come vanno gli altri. Lui non è sicuramente un centrale, è un braccetto. Dipende molto da come vanno. Bastoni mi sembra un intoccabile se sta bene. Pavard quest’anno non ha giocato a livello dell’anno scorso, però vediamo adesso come continuerà Pavard. Io come quinto lo vedo di meno, mi sembra meno in grado di incollare il gioco con la manovra e di avere quel piede così delicato per crossare. Dopodiché, se mi parli di emergenza pura, se deve giocare al posto di Dumfries probabilmente lo può fare, ma stiamo parlando di emergenza pura. Secondo me non è il suo ruolo naturale».
Tra le note leggermente più negative della serata di ieri, Davide Frattesi. Partito da titolare, si è visto abbastanza poco. Come giudicare la sua prova anche in confronto a quella del “proprietario naturale” del ruolo di mezzala destra, ovvero Barella?«Ieri Frattesi ha toccato 12 palloni in un’ora abbondante, Barella in circa mezz’ora ne ha toccati 21. Io penso che, per quanto ne dica qualcuno, nel calcio di Inzaghi non ci sia match tra Barella e Frattesi. Barella è un giocatore che ha un volume di area che copre, un numero di palloni toccati che è da giocatore di livello. Non è un play anche se all’occorrenza può anche farlo. Non è nemmeno un incontrista puro, cioè non è Gattuso. È un giocatore simile a Stankovic, che ha tante cose: ha volume, passaggio e ha anche il lungo, è capace a fare i cambi campo. Frattesi in questo 3-5-2 di Inzaghi tocca pochissimi palloni, per me può giocare ovviamente tante partite ma non lo vedo giocare titolare nei match clou in quel ruolo. Barella è una categoria superiore a Frattesi. Tanto che Frattesi ieri quando lo vedevo pensavo: in una partita come Inter Juve dove i nerazzurri vincevano con due gol di vantaggio, Frattesi per assurdo sarebbe meglio da seconda punta? Giochi in contropiede e lui da seconda punta, essendo un ottimo contropiedista e ottimo nell’attaccare gli spazi a campo aperto… Però ieri è stata la dimostrazione che sono due giocatori diversi e, nel calcio di Inzaghi, Barella è troppo più importante di Frattesi».
10 punti in 4 partite in Champions e, soprattutto, zero reti subite finora. Quali possono essere le ambizioni della squadra in questa competizione e quanto manca, secondo te, per la qualificazione tra le prime 9 del maxi girone?«Secondo me questa è una Champions in cui due delle quattro favorite, mi riferisco a City e Real, per vari motivi non stanno vivendo un buon momento. Il Real non so da quanto non succedeva che venisse fischiato allo stadio, non solo col Milan ma anche in campionato. Non sta vivendo un bel momento di forma. Il City, complice l’infortunio di Rodri, ma poi ci sono vari spettri su di loro con l’indagine finanziaria e il mondiale per Club. Questo formato della Champions mi piace, e mi sembra che tolga quel senso di apprensione. Il fatto che ci siano più partite, c’è un po’ questo senso di sospensione e non tenzione che invece ti dava il girone. Ho l’impressione che due squadre come City e Real stiano attraversando un brutto momento e purtroppo in questo tipo di Champions, poi rischi che se arrivi sedicesimo o nono cambia tanto. Quindi è fondamentale il posizionamento nella regular season. Dunque è logico che se due delle quattro pretendenti principali (perché ci voglio mettere il Barcellona e il Bayern Monaco) frenano, dietro tutte possono sperare e l’Inter è una delle prime. La Champions è una manifestazione dove conta tanto il momento in cui affronti una determinata squadra, mi sembra che l’Inter stia facendo un ottimo cammino. Poi se riuscisse a non fare i playoff sarebbe un grande vantaggio anche per il campionato, perché vuol dire avere due partite in meno e non sarebbe per nulla male. Mi sembra che ci siano tutti i presupposti per farlo».
Domenica arriva il Napoli di Antonio Conte, che partita aspettarsi? Sarà la sfida tra le due pretendenti principali per lo scudetto?«Per l’Inter questa partita rappresenta una grande occasione, perché in campionato deve trovare quelle sicurezze di essere quello che è, ovvero la squadra più forte. Partite come quella col Napoli, se trovano un risultato positivo, ti possono dare una convinzione molto importante. Sia perché fai molto bene uno scontro diretto, sia perché togli tre punti ad una pretendente, sarebbe una mazzata. Per quanto riguarda il Napoli c’è subito un’occasione importante per rifarsi dopo la sconfitta con l’Atalanta, per Conte sarà una partita dal sapore particolare perché incontra la sua ex squadra. È una grande occasione per il Napoli, anche solo pareggiare sarebbe un risultato positivo per loro. Penso che sia un campionato dove per un po’ non ci saranno delle fughe. Questo permetterà a tutta la fascia sotto le prime tre, che sono Inter, Napoli e Juve, di provare a dar fastidio. Parlo di Atalanta, Milan, Lazio, Fiorentina… Che secondo me non hanno la rosa, il carisma e lo status per lottare per lo scudetto però tanti campionati, prendo per estremo quello del Leicester, ci insegnano che se poi le grandi balbettano, chi è dietro può lottare per insidiare le grandi. Che è un po’ quello che ha detto Gasperini ieri sera».
Napoli che spera di recuperare Lobotka, altra figura chiave del centrocampo come lo sarebbe stato Rice per l’Arsenal. Il Napoli riuscirà ad ovviare alla sua assenza o rischia di subire come fatto con l’Atalanta?«Secondo me Lobotka è un giocatore chiave perché, intanto nel Napoli di Conte gioca in un modo diverso, non è il Lobotka di Spalletti che giocava davanti la difesa e faceva il play autentico. Nel Napoli di Conte il vero play è Buongiorno. Lobotka gioca e ci sono anche dei numeri, che noi abbiamo raccontato a Cronache di Spogliatoio, che indicano come i punti in cui tocca la palla Lobotka sono completamente diversi dai punti in cui toccava la palla nelle ere precedenti. È un giocatore che aggiunge talmente tanta qualità, anche nella trequarti avversaria, che cambia tutto. Gilmour per me è un buon giocatore, un ottimo ricambio ma è piccolo fisicamente e deve ancora ambientarsi al campionato italiano. Le partite che ha fatto sono tutte da 6. Per cui Lobotka o non Lobotka secondo me sposta tanto nel Napoli, sotto tutti i punti di vista, prima quello tecnico ma anche nella fiducia che trasmette ai compagni. È un leader di questa squadra».
Partita dal sapore speciale per alcuni ex come Zielinski, ma anche Conte e Lukaku. L’anno scorso il belga venne sommerso dai fischi al suo ritorno da ex a San Siro. Stadio dove, peraltro, solo pochi giorni fa ha segnato contro il Milan. Ti immagini un’accoglienza simile anche stavolta?«Sì, sicuramente. Credo che l’Inter abbia veramente vissuto come un tradimento quello di Lukaku perché comunque si era promesso, poi dopo erano uscite delle voci secondo cui mentre si era promesso all’Inter aveva sondato il terreno con altre squadre… Adesso non entro nel merito perché è una questione molto personale e non voglio dire cose di cui non ho la certezza. Però l’Inter si è sentita tradita, così come lo spogliatoio, quindi credo che Lukaku sarà ancora fischiato. Per quanto poi si possa fare il politically correct, fa parte del gioco. Trae un po’ le conseguenze del suo comportamento. Poi se Lukaku è uno che soffre i fischi o se si esalta con essi, un po’ alla Materazzi, questo non lo so. Anche se tendenzialmente non mi sembra uno alla Materazzi. Poi la sua partita dipenderà dalla partita tecnica che farà il Napoli. Mi piace molto la frase che ha detto Bucciantini, cioè che dove c’è Lukaku si pesca sempre. Intorno a lui sono nati tanti gol, assist, sponde. Mi sembra ancora questo giocatore qua: sicuramente non ha la brillantezza fisica che aveva con l’Inter di Conte, però rimane un giocatore prezioso».
Dopo il Napoli tornerà la sosta Nazionali. Che aspettative hai sugli Azzurri in vista delle sfide contro Belgio e Francia? Possiamo aspettarci delle novità anche dalle convocazioni di Spalletti?«Secondo me Spalletti è un allenatore intelligente, che ha capito i suoi errori. Infatti non a caso si è messo via una delusione che son sicuro sia stata molto grande per lui, e dopo di essa si è resettato e ha detto: va bene, ora dobbiamo giocare col 3-5-2, dobbiamo dare continuità di uomini. Non dimentichiamoci che Spalletti ad un certo punto viene catapultato in questa realtà a settembre e gli si chiede un miracolo: in nove mesi di risollevare tutto. Invece adesso può pianificare per due anni con l’Italia un percorso, io su Spalletti sono molto fiducioso. Per quanto riguarda i convocati io penso che lui abbia le idee abbastanza chiare. Poi ovvio che se dal campionato vengono fuori dei nomi… Lo ha dimostrato con Calafiori l’anno scorso, che ha fatto un campionato straordinario e lo ha trasformato in un titolare all’Europeo. Se arrivano dei giocatori che si meritano così tanto, lo spazio sicuramente glielo ritaglierà. Ma credo che si porterà avanti uno zoccolo duro di 16-18 giocatori, salvo complicanze da qui alla fine del biennio».
So che avete incontrato di recente Chivu, ex allenatore dell’Inter Primavera, cosa puoi dirci a riguardo?«Conoscevo Chivu dai tempi in cui lavoravo a Fox, lui faceva parte della squadra dei talent che io gestivo, dunque l’intervista nasce da un bel rapporto. Però è stata veramente una bella intervista. Chivu intanto ha trasmesso la sua dimensione da allenatore, che questa parte mi mancava perché non l’ho frequentato negli ultimi anni. Ho trovato una persona che ha scoperto che gli piace fare l’allenatore e che ha delle idee molto chiare sulla gestione del gruppo, su cosa serve. Poi essendo stato in grandi spogliatoi vede i giocatori, se penso ad esempio a Pio Esposito e Valentin Carboni: il primo dopo tre partite lo ha reso capitano, il secondo è andato ad allenarsi su sua richiesta durante la fascia natalizia e l’ha subito portato in prima squadra. Quindi è uno che vede. Oltre a questo è uno che nella gestione, essendo sempre stato in grandi spogliatoi la sa fare molto bene. L’intervista è molto bella perché ha parlato anche di alcuni momenti personali come l’infortunio o il periodo a Roma in cui, a causa di un’intervista mal interpretata, veniva fischiato durante le partite, vomitava e ha dovuto chiedere aiuto ad uno psicologo perché non riusciva più a tenere insieme i pezzi. L’intervista uscirà da oggi, rilasceremo i primi contenuti».
Di seguito alcuni primi estratti dell’intervista rilasciata da Cristian Chivu ai microfoni di Cronache di Spogliatoio.
L’ANEDDOTO DI CHIVU SU PIO ESPOSITO E VALENTIN CARBONI – «All’Inter portai Pio Esposito e Valentin Carboni ad allenarsi con i ragazzi due anni più grandi di loro. Bisogna metterli in difficoltà, farli uscire dalla propria zona di comfort. Per migliorare un talento bisogna alzare il suo livello di allenamento e farli faticare, anche se loro due erano talmente forti e motivati che non hanno mai fatto fatica».
LA CHAMPIONS VINTA ALL’INTER CON MOURINHO – «Vincere la Champions è stato bellissimo, ma rispetto alla finale a me rimane più in mente la semifinale contro il Barcellona. All’andata entrai a partita in corso, mentre al ritorno si infortunò Pandev nel riscaldamento, quindi Mourinho mi mise esterno alto a sinistra, ma con il compito di stare a uomo su Dani Alves. Giocai anche mediano dopo l’espulsione di Thiago Motta. Per raggiungere la finale difendemmo con le unghie e con i denti».
Si ringrazia Emanuele Corazzi per la disponibilità e la gentilezza mostrate in questa intervista.