LazioPress.it
·14 maggio 2025
Cragnotti sullo scudetto: "Mihajlovic condusse lo spogliatoio, Eriksson era uno psicologo"

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·14 maggio 2025
Grande anniversario per la squadra biancoceleste, infatti, 25 anni fa, precisamente il 14 maggio del 2000, il radiocronista Riccardo Cucchi affermò: “Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio 2000 e la Lazio è Campione d'Italia”. Una data indimenticabile per le aquile e un traguardo reso possibile per la vittoria contro la Reggina ma anche per la sconfitta della Juventus a Perugia. In onore dei 25 anni dalla conquista del secondo scudetto, l'ex Presidente Sergio Cragnotti si è espresso ai microfoni di RadioLaziale.
Mi ha fatto molto piacere vedere la grande crescita di Formello, facendo entrare le giovanili e la femminile, collegando il tutto con centri tecnici e logistici di primissima qualità.
Fù una giornata magica e impensabile, ma anche la mattina stessa non credevo di poter festeggiare la sera stessa, la gioia era talmente tanta che poteva anche fare brutti scherzi, per quella squadra abbiamo anche vinto poco, dovevamo avere qualche scudetto in più, un giorno incontrai Capello e mi disse Presidente ha vinto poco per la squadra che aveva, e sono d'accordo con lui.
Il primo pensiero che ebbi quel giorno fu per mio fratello Giovanni, era lui ad avere il sogno di prendere la Lazio, poi sfortunatamente lui non riuscì a vivere quello scudetto, ma sicuramente c'è anche la sua mano su quello scudetto. Abbiamo sempre avuto il sogno di vincere lo scudetto, dal 97 cominciammo a investire per quell'obiettivo, volevamo uscire fuori dalla provincialità che governava quella Lazio e infatti acquistammo Eriksson e Mancini. Ho sempre lavorato all'estero e quindi avevo una mentalità diversa da quella degli imprenditori italiani, cercai di emulare la formazione calcistica inglese, costruendo il centro sportivo di Formello e investendo per uscire dalla provincialità
Mihajlovic fu un uomo che condusse lo spogliatoio, lo spogliatoio deve avere dei leader e lui fu l'uomo principale in questo, Eriksson per me era più uno psicologo che un allenatore, sapeva entrare nella testa dei giocatori come nessun altro allenatore.Io ringrazio tutti i laziali per l'affetto, mi abbracciano, mi chiedono gli autografi, grazie a tutti e sempre forza Lazio.
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