Footbola
·7 agosto 2020
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Era il 31 gennaio 2011, alle ore 18:57: dal Brann, a titolo definitivo, si trasferiva al Bari l’attaccante norvegese Erik Huseklepp. Ventisette anni, nato a Bærum ma cresciuto a Sandsli, già nel giro della nazionale, era ultimo colpo di una giornata di calciomercato conclusa dai galletti acquistando Codrea dal Siena, a cui contestualmente veniva prestato Francesco Caputo. Ci sarebbero stati l’arrivo di Kamil Kopunek dallo Spartak Trnava e la mancata cessione di Vitor Barreto alla Fiorentina, ma inevitabilmente a calamitare la curiosità erano i 15,4 milioni di NOK investiti in Huseklepp, che firmò un contratto di 2,5 anni, col compito di rivitalizzare il peggior attacco di Serie A (14 reti in 22 gare). I suoi 10 gol e 11 assist in 30 caps col Brann erano un buon biglietto da visita, confermato peraltro dai 15 reti e 13 assist l’anno prima, il 2009. Insomma, tutta l’attenzione era su di lui.
Quando però Roald Bruun-Hansen, ds del Brann, ricevette dal Bari una lettera di 1,5 milioni di NOK, pensò fosse una garanzia bancaria, una fideiussione. In realtà scoprì fosse l’intera somma che il club pugliese sarebbe stato intenzionato a pagare. «È un piccolo pagamento parziale», tuonò. «Abbiamo inviato 200mila euro, i restanti arriveranno presto», rispose il ds del Bari, Guido Angelozzi. Il Brann si rivolse alla FIFA, nonostante dei 14 milioni iniziali ne avrebbe ricevuti la metà (l’altro 50% era spartito da una società di investimento, la Hardball, e il club in cui crebbe Huseklepp, Fyllingen).
A Bari non andò come sperato, sin dall’inizio. Quattordici presenze, 9 soli punti conquistati, cinque sconfitte di fila tra aprile e maggio 2011i e sole due vittorie. Entrambe, però, misero in mostra Huseklepp: il 3 aprile, contro il Parma, realizzò un assist per Parisi. Il 22 maggio, nel mirabolante 0-4 del Dall’Ara di cui si ricorda la tripletta di Francesco Grandolfo, cadde forse nel dimenticatoio che sia stato Huseklepp a fornirgli tre assists e segnare il quarto gol barese. Nel mezzo, il 1° maggio, non bastò un suo colpo di testa per battere la Roma al San Nicola (2-3).
Lasciata l’Italia in estate, nell’agosto Huseklepp accettò il Portsmouth: fu chiesto da Steve Cotterill ma, al suo esonero, il successore Michael Appleton non gradì e lo bocciò dopo averlo provato da ala sinistra: «Non so quante cose gli chiedessero i suoi precedenti club, ma deve mantenere la concentrazione per 90’». Nel febbraio 2012 si trasferì al Birmingham e infine il 1° agosto 2012 tornò al suo Brann, suggellando una storia d’amore perfetta. Era infatti il 2005 quando Erik André Huseklepp dovette scegliere tra Odd Grenland e Brann: non ebbe dubbi, in fondo tifava Brann e suo padre Ingvald vi aveva giocato dal 1976 al ’79. Il debutto di Huseklepp fu un sogno: in casa, contro il Fredrikstad, nel marzo 2005, segnò dopo dieci secondi, al primo pallone toccato.
Tra Huseklepp e il Brann sarebbe nata una storia d’amore non sempre idilliaco. Due tranches (dal 2005 al 2010, dal 2012 al 2016) e il campionato norvegese vinto nel 2007, in cui peraltro Erik segnò dopo 19’ nella sua prima gara da titolare, contro il Viking (5-2). In totale, oltre 300 presenze, oltre 60 reti e un rinnovo di contratto rifiutato nell’agosto 2016, quando il ds Rune Soldvedt disse: «Abbiamo offerto un rinnovo annuale per valutare le sue performances, come abbiamo fatto con Daniel Braaten. Non c’era nulla che impedisse di rinnovare poi al 2017, ma Erik (che aveva accettato peraltro un forte taglio allo stipendio, nda) avrebbe voluto altre sicurezze».
Soldvedt è l’uomo che nel giugno 2015 aveva esonerato il tecnico Rikard Norling a favore di Lars Arne Nielsen. «Con Norling, puntavamo al titolo e finimmo per retrocedere» commentò in quell’occasione Huseklepp. Effettivamente, Nielsen rilevò dal mister svedese il Brann decimo in OBOS-ligean, la Serie B norvegese. Grazie a Erik, fu immediata promozione in Eliteserien ma la scoria della retrocessione restò. Così, il 6 novembre 2016, quando il Brann ospitò il Sarpsborg e Huseklepp giocò la sua ultima partita col club di Bergen confezionando un assist nel 2-1 finale, ammise: «Nel 2014, giocai così male che il club retrocedette. Mi sentivo un traditore, ma non volevo lasciare la nave che affondava. Ho avuto la mia vendetta. Ma che notte, ed è appena iniziata, ora festeggeremo per le strade di Bergen con la gente, fino a tarda notte. Per me è un gran risarcimento». I compagni lo alzarono in trionfo, la figlia di quattro anni e mezzo lo raggiunse in campo. Avrebbe lasciato il Brann e si sarebbe trasferito all’Haugesund, abbandonando la lotta al titolo a favore della lotta per non retrocedere. Ma quella sera fu festa ed Erik ripetè: «Brann er klubben i mitt hjerte». Tradotto: «il Brann è il club del mio cuore».
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