PianetaSerieB
·21 febbraio 2025
ESCLUSIVA PSB – Aragolaza: “Castellini è duttile ed è un leader silenzioso. Papetti? Con me diventò difensore centrale e fu capitano”
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·21 febbraio 2025
L’ultimo giorno di calciomercato ha consegnato a Fillipo Inzaghi un grande colpo per la difesa del presente e anche del futuro del Pisa. Il club ha infatti messo a segno il colpo Alessio Castellini, in arrivo dal Catania, squadra in cui era capitano nonostante sia un classe 2003, in prestito con diritto di riscatto fissato a 900 mila euro. In ESCLUSIVA ai nostri microfoni è così intervenuto Gustavo Aragolaza, che lo ha allenato nelle giovanili del Brescia per darci qualche informazione in più sul giocatore, tra caratteristiche, aneddoti e tanto altro. Non è tutto, il tecnico argentino ha parlato anche dell’esperienza nelle giovanili delle Rondinelle, in cui ha avuto anche Andrea Papetti e molti altri, e del Cagliari e nella Prima squadra del Como, in quel momento in Serie B. Spazio anche al suo legame con Nicolò Barella, centrocampista dell’Inter. Di seguito l’intervista completa:
Ci racconta le caratteristiche di Alessio Castellini e della duttilità del giocatore?
“È un giocatore polivalente, perché gioca in più ruoli. Ha una qualità incredibile ad essere un difensore. Io l’ho adattato a difensore centrale perché avevo bisogno di lui e ha giocato alla grande. Usa molto bene entrambi i piedi, a volte non sai se è destro o sinistro. Ha personalità ed è tosto, aggressivo sportivamente, quando deve giocare”.
Castellini è un classe 2003 e a Catania indossava già la fascia di capitano, si può dire dunque che è un ragazzo già dotato di una forte personalità?
“A livello caratteriale è un leader silenzioso. Lui aiutava sempre il bisognoso ed era il primo sempre in tutto. È un ragazzo che ha molta testa e anche a livello extracalcistico si è comportato molto bene. Essere capitano a Catania non è da tutti e se l’è guadagnato lui. La fascia di capitano devi meritartela”.
Con lei realizzò 4 gol e 9 assist in 69 partite, a Catania 7 reti e 4 assist in 110. È un giocatore importante anche in zona gol?
“Con me calciava rigori, punizioni e a volte calci d’angolo. Sulle palle inattive si trovava in area o appena fuori, attento per la seconda palla. Con me non ha mai sbagliato un rigore, ho ancora un rammarico che non gli ho fatto calciare un penalty a Frosinone in una finale e quello che l’ha tirato ha sbagliato. In quel momento però lui è stato tranquillo, ha compreso la situazione. Comunque si, è un giocatore che ti aiuta a fare gol”.
Ha parlato di un aneddoto, ci racconta qualche altro ricordo che ha con lui?
LA PARTITA – “Sa che è bravissimo, ma non lo fa vedere. Ogni tanto gli viene però qualche intuizione e un giorno ha voluto uscire dalla difesa palla al piede giocando e gli hanno rubato il pallone, con gli avversari che hanno fatto gol. In quel momento io mi sono arrabbiato molto e lui si è offeso. Poi dopo la partita ci siamo chiariti e abbracciati. Stavamo tutti male e abbiamo pianto insieme”.
LA GRIGLIATA – “Tante volte facevamo la grigliata argentina a casa sua e con i nonni. Il nonno ci aiutava a cucinare. Ecco io l’ho conosciuto quando era un bambino, aveva 16 anni, ed è cresciuto con me a livello caratteriale. Io volevo aiutare i ragazzi anche in quello, non solo a livello calcistico”.
Ha sentito Alessio a margine del suo trasferimento a Pisa?
“L’ho sentito da poco, quando è andato a Pisa. È molto contento”.
Riguardo all’esperienza nelle giovanili del Brescia, che ricordi ha? Tra l’altro nella sua squadra hanno giocato anche Olzer, Papetti, Cistana, Sonzogni, Fogliata….
“La nostra Primavera del Brescia ha fatto più di 20 partite, 2 anni, senza perdere in casa. È stata un’esperienza bellissima. Quando arrivai all’U17 c’era Papetti, che era terzino e adattai a centrale, perché avevo visto belle qualità per quel ruolo. Lo feci anche capitano. È stato bravo ed è arrivato fino all’esordio in Serie A. Io in quel periodo facevo il responsabile del convitto e ho vissuto molto il periodo del Covid. Avevo un rapporto molto stretto con Andrea, con cui ero insieme in quel periodo. Cistana e Olzer hanno giocato qualche partita con noi”.
Come ha vissuto il periodo a Como in Serie B?
“Bellissimo, erano tutti ragazzi ed è stata un’esperienza formativa anche per loro. È stato un momento difficile perché poi arrivata la retrocessione, ma ha contribuito alla cresciuto di ognuno di loro. C’erano Barella, Scuffet, Bessa e Ganz, tutti giocatori che poi hanno fatto una carriera ad alti livelli”.
BARELLA – “A Cagliari facevo l’allenatore dei portieri nel settore giovanile e il responsabile del convitto. Nicolò era sempre lì con i ragazzi, è stato il primo ad avere la macchinina e la mamma mi chiamava spesso per chiedermi di lui. È stato un bellissimo periodo, era un ragazzino positivo e che stava crescendo bene. Mai un problema o un’uscita fuori posto”.
Sul trasferimento di Barella da Cagliari a Como…
“L’allenatore Gianluca Festa era con me nelle giovanili del Cagliari e poi siamo andati a Como in Serie B. Abbiamo parlato della possibilità di portare Barella con noi e ho chiesto al giocatore se volesse venire. Il ragazzo si è convinto e ho detto che gli sarebbe piaciuto, così è iniziata la trattativa. Io avevo con Barella un bellissimo rapporto”.
Su Zeman….
“Io ero nella Primavera e Zeman era in prima squadra, ma mi ricordo l’allenamento che faceva. Un giorno dopo un pareggio con il Modena in Coppa Italia c’era un silenzio incredibile. Non volava una mosca. Era una persona tranquilla e di poche parole. Insegna calcio ed è un riferimento per tutti”.
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