Calcionews24
·11 giugno 2024
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La tredicesima edizione del campionato europeo viene vinta dalla Spagna che batte in finale 1-0 la Germania . Ecco 5 motivi per ricordare cos’è successo.
1) Gli esordi. Talvolta le competizioni si possono anche capire subito, anche se è molto difficile. Che la Spagna sia una squadra “nuova”, nel senso di originale, lo si era capito già prima che l’Europeo partisse. Dori di palleggio all’insegna della qualità, un possesso palla che ipnotizza gli avversari fino al rischio dell’accademia e alla tentazione della pura gestione, un blocco di giocatori che faranno epoca. Alla prima prova travolgono la Russia con un 4-1 inequivocabile e un David Villa che prenota il titolo di capocannoniere con una tripletta. Non li fermerà nessuno, a eccezione proprio dell’Italia che inizia prendendone 3 dall’Olanda. E che obbliga le Furie Rosse quantomeno ad arrivare ai rigori, dopo 120 minuti senza gol.
2) Undici metri. Se qualcuno pensava che il Mondiale del 2006 avesse spezzato la maledizione dei rigori di cui spesso l’Italia ha sofferto si è illuso. Dopo Italia ’90, Mondiali 1994 e 1998, anche Euro 2008 si ferma alla famosa lotteria (che tanto lotteria poi non è). Casillas si guadagna il titolo di Mn of the match neutralizzando i tiri di De Rossi e Di Natale. A poco serve l’errore di Guiza per la Spagna e l’avere fatto iniziare la serie da colui che aveva chiuso con successo quella di Berlino: Grosso si ripete, ma solo Camoranesi centra la porta, non si ha neanche il tempo di calciare l’ultimo, non serve più.
3) Le responsabilità del Ct. Donadoni prende il posto di Lippi dopo il Mondiale e glielo restituisce al termine dell’Europeo. Sul Guerin Sportivo, a manifestazione conclusa, c’è l’elenco dei cinque errori principali del Ct: non ha saputo comunicare con i media; non è riuscito a gestire il gruppo; non è abbastanza carismatico; ha avuto troppa ambiguità nelle scelte (4 formazioni diverse in altrettante partite); non ha sfruttato la preparazione all’Europeo. Il momento da salvare è il 2-0 sulla Francia. I migliori della spedizione sono un veterano nel mezzo del cammin della sua carriera e un giovane che l’Europeo lo vincerà 13 anni dopo: Gigi Buffon e Giorgio Chiellini. Divertente che nello stesso settimanale un lettore scriva per chiedere che il nuovo responsabile azzurro sia Carlo Ancelotti, «che almeno nelle Coppe non fallisce quasi mai». La lettera è firmata «Anonimo Lucano» e anche questo va ricordato…
4) La finale. Spagna-Germania viene decisa da una rete poco dopo la mezzora. Filtrante di Xavi per Torres, Lahm e Lehmann patiscono quell’attimo di indecisione che diventa fatale: El Niño non perdona con un tocco sotto che traduce perfettamente la sua raffinatezza. Il resto è una gara dove sono gli iberici che vanno più vicini al gol di quanto riesca agli avversari. I ragazzi di Aragones appaiono maturi e rivedendo a posteriori questa gara si capisce come l’Europeo austro-svizzero sia l’atto di nascita di una generazione che il Paese aspetta dal 1964, anno dell’altro Europeo vinto. Ma mentre quello fu un lampo improvviso, qui inizia una vera e propria rivoluzione, non meno importante di quella del calcio totale olandese, dal quale si differenzia perché vincente in continuità: nessuno mai è riuscito a infilare una sequenza Europeo-Mondiale-Europeo come ha fatto questo gruppo di giocatori splendidi.
5) Kill the Referee. É il titolo del film girato durante l’Europeo. Allude alla vicenda del direttore di gara Howard Webb, che riceve minacce di morte dai tifosi polacchi. Esce anche con una definizione meno cruenta, Les Arbitres, e vi si vedono anche due italiani: Roberto Rosetti e Pierluigi Collina, che fa un’osservazione sul taglio scelto dagli autori: «Forse si vedono un po’ troppi dialoghi per effetto del montaggio, mentre in campo si parla molto meno». E non c’era ancora il Var a riempire di parole il mestiere del giudice sul campo di calcio…