Calcio e Finanza
·5 dicembre 2024
Calcio e Finanza
·5 dicembre 2024
“La storia della Fiat, simbolo dell’industria italiana per oltre un secolo, è anche la storia di un intreccio complesso tra Stato, incentivi e scelte aziendali. Oggi, con Stellantis, questo legame si è trasformato in un nodo difficile da sciogliere”. Lo scrive in una nota Federcontribuenti, in cui inoltre chiede perché lo Stato abbia permesso alla Fiat di delocalizzare la produzione ”dopo aver ricevuto ingenti fondi pubblici destinati alla tutela dell’ occupazione?”.
Dal 1975 al 2012, “la Fiat ha ricevuto dallo Stato italiano ben 220 miliardi di euro. Fondi che avrebbero dovuto garantire stabilità e occupazione sul territorio nazionale, ma che – prosegue l’associazione dei consumatori – hanno contribuito a finanziare una delocalizzazione sistematica”.
In particolare, sottolinea Federcontribuenti, è emblematica la garanzia SACE del 2020, concessa dall’allora governo Conte in piena pandemia: una garanzia su un prestito da 6,3 miliardi di euro a FCA, che nel frattempo aveva già spostato la sua sede legale in Olanda.
“Gli azionisti hanno incassato un dividendo, ma in Olanda”, prosegue Federcontribuenti, evidenziando un paradosso tutto europeo. Il punto critico, secondo l’associazione, riguarda anche l’Unione Europea: “Come può un mercato comune funzionare se stipendi, costi del lavoro e condizioni lavorative sono così diversi tra gli Stati membri? La concorrenza – rimarca Federcontribuenti – diventa impari e, come spesso accade, a pagare il prezzo più alto è il tessuto industriale dei paesi con regole e tutele più stringenti, come l’Italia. Così, Stellantis trova più conveniente produrre in Polonia o in altri paesi dell’Est Europa, mantenendo però un marchio “Made in Italy” che rischia di essere solo un’etichetta vuota”.
Federcontribuenti sottolinea poi anche un altro dato significativo: tra il 1990 e il 2019, il gruppo Fiat, contando anche Iveco e Magneti Marelli (ormai venduta), ha beneficiato di contributi per 4 miliardi di euro a fronte di 10 miliardi di investimenti dichiarati. In pratica, quasi il 40% degli investimenti è stato finanziato dallo Stato. A complicare ulteriormente il quadro, evidenzia in conclusione Federcontribuenti, c’è poi l’avanzata dell’Estremo Oriente.
“La Cina domina ormai anche i grandi centri commerciali italiani – è il commento del Presidente di Federcontribuenti Marco Paccagnella – dove le auto cinesi e coreane monopolizzano le esposizioni. In questo contesto, il sistema industriale italiano sembra sempre più fragile e incapace di competere. Per quanto tempo ancora – si chiede infine Paccagnella – l’Italia dovrà sostenere e finanziare con i denari dei contribuenti le aziende che socializzano le perdite e privatizzano i profitti?”.