Francia, Koné sul litigio con Guendouzi: “È stata l’atmosfera del derby a farci esagerare un po’. Poi l’ho chiamato e abbiamo risolto” | OneFootball

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·18 marzo 2025

Francia, Koné sul litigio con Guendouzi: “È stata l’atmosfera del derby a farci esagerare un po’. Poi l’ho chiamato e abbiamo risolto”

Immagine dell'articolo:Francia, Koné sul litigio con Guendouzi: “È stata l’atmosfera del derby a farci esagerare un po’. Poi l’ho chiamato e abbiamo risolto”

Manu Koné è stato intervistato da L’Equipe. Trai temi trattati il centrocampista francese è tornato sul litigio durante il derby con Guendouzi, compagno di nazionale. Le sue parole in merito:

“È stata l’atmosfera del derby a farci esagerare un po’. Ho parlato di questa partita con Mattéo durante tutti gli incontri precedenti. Ridevamo, anche con l’allenatore: ‘Ehi, il derby di Roma sarà duro!’. Poi è successo quello che è successo. Lo accetto con un sorriso. È vero che non è una bella immagine, ma è pur sempre una partita di calcio. Soprattutto con Mattéo abbiamo spiegato le cose subito dopo. L’ho chiamato e la cosa era risolta”.


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Non hai paura dei colpi?

“No. Ne ho già presi tanti. Quando ero piccolo, nel quartiere, giocando contro ragazzi che avevano cinque anni più di me, posso dirti che avevo graffi alle ginocchia”.

Hai anche questa capacità di passare la spalla e metterti nella corsa dell’avversario.

“Lo faccio naturalmente. Appena potrò gareggiare in velocità con lui, so che o commetterà un errore oppure passerò io. L’obiettivo è affinare il mio gioco, rilasciare la palla nelle migliori condizioni e alimentare gli attaccanti. È tutto istintivo, in realtà. Nella selezione ne ho parlato con Dayot (Upamecano, ndr) che ho affrontato in Bundesliga quando ero al Mönchengladbach (2021-2024). Mi dice che ogni volta che giochiamo metto la mano in opposizione. Non me ne accorgo ma è vero, per proteggere la palla allungo il braccio e metto la mano. Sono anche sempre più vigile sul posizionamento dei miei avversari. Prima pensavo che solo con le mie qualità potevo voltarmi e affrontare la partita, ora faccio molta più attenzione a quello che arriva alle mie spalle”.

Da quale centrocampista hai preso ispirazione?

“Quando ero piccolo, Yaya Touré e Paul Pogba. Era il sogno essere come loro. Crescendo, quando vedo cosa ha fatto Yaya Touré in Premier League, è scioccante”.

Ciò su cui devi migliorare riguarda il livello disciplinare. Hai ricevuto otto ammonizioni in questa stagione. Hai una spiegazione?

“(Ride, ndr) Onestamente? Già gli arbitri sono un po’ offensivi. Ma quando sei un giocatore che ha voglia, inevitabilmente c’è un po’ di impegno in eccesso. È vero che devo essere più attento perché potrebbe penalizzare la squadra. Ranieri mi chiede di migliorare su questo. Ma io mi impegno. Sto solo cercando di fare bene”.

Un avversario ha mai provato a intimidirti fin dall’inizio?

“(Ride, ndr) Ne parlavo con Evan Ndicka a Roma. Abbiamo parlato delle nostre prime partite professionistiche e in una delle prime da titolare in Ligue 1 è stata contro il Lione. Ho fatto un errore nei confronti di Memphis Depay; lui si è arrabbiato e ammetto che ero un po’ intimidito. Vedere Memphis Depay che ti urla contro e tutto il resto… Poi tocca al calcio. Niente mi spaventa. Ad esempio, a volte perdo palloni ma questo non mi rallenta. Se non ci provi, finirai la partita con rimpianti”.

Ti ritrovi a rimuginare sulle azioni la sera quando torni a casa?

“Ovviamente! Fare il calciatore è duro, eh! Ad Empoli, ad esempio, (nella partita vinta 1-0 il 9 marzo) ho colpito il palo. Ci ho pensato tutta la notte. In realtà, devo accettarlo. Avrei potuto tirare tra le gambe del portiere, avrei potuto fare un pallonetto. Ma ho dribblato il portiere e ho colpito il palo. Poco prima dell’azione, nello spazio di due secondi, mi pongo almeno venti domande. Te lo giuro! Tutto è troppo veloce. Vedo le gambe del portiere, vedo lo spazio sinistra, a destra, nell’angolo sinistro, nell’angolo destro, mi dico: ‘Lo sto palleggiando’. E colpisco il palo. Fortunatamente abbiamo vinto”.

In quale posizione ti senti più forte?

“Ho sempre ritenuto che un centrocampista debba saper ricoprire tutti i ruoli in questa zona. Ho la capacità di fare sia il 6, sia l’8, ma sono un giocatore a cui piace chiamare, avere la palla e recuperarla. Francamente, se potessimo creare una posizione ‘6-8’, sarebbe l’ideale (sorride). Mi piace essere in entrambe le zone ed è quello che mi chiede mister Ranieri”.

Sei uno dei tre giocatori che subiscono più falli nei maggiori Campionati Europei. Lo sapevi?

“Sì. Ciò significa che proteggo abbastanza bene la mia palla e questo costringe i miei avversari a commettere errori. Ottenere calci piazzati è molto importante nel calcio moderno”.

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