gonfialarete.com
·14 novembre 2024
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L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” ha fatto il punto sul futuro di Khvicha Kvaratskhelia, attaccante del Napoli.
Si fa in fretta a dire Kvara, da Parigi a Barcellona, e non c’è giorno – pause per le Nazionali, soprattutto – in cui il tormento non nasca immediato. L’uomo dei sogni ha 23 anni – saranno 24 a febbraio –, 102 partite da principe azzurro alle spalle, uno scudetto che gli appartiene persino come Mvp di quella stagione (quasi) irripetibile, trenta gol e ventotto assist che arricchiscono (ed abbelliscono) il curriculum d’una stella: e ci vuole niente, un attimo di respiro, il tempo vuoto d’una sosta o una riflessione ad alta voce per ricordarsi che il bello del calcio sta in quei dribbling mozzafiato, nelle veroniche che seducono, nelle accelerazioni eleganti che stordiscono, nella andatura caracollante che afferra l’anima del Maradona (e non solo).
Kvaratskhelia è l’oro di Napoli che Aurelio De Laurentiis ha tenuto per sé rinchiudendolo nel caveau con il suo contratto che scade nel 2027, rinunciando a cento milioni di euro, fingendosi sordo dinnanzi alla proposta indecente di qualche mese fa del Psg, standosene a luccicarlo e a lusingarlo con una proposta di rinnovo che sta ancora lì, sui tavoli, e che ha bisogno d’essere letta assieme. È successo di darci un’occhiata a Milano, l’ultima volta due settimane fa, a qualche ora di distanza dalla prima prodezza a San Siro, in uno stadio in cui, accendendo le proprie luci, il Genietto c’è andato di “tiraggiro”, l’ha messa nell’angolino lontano di Maignan e s’è poi lasciato scivolare sull’erba magica d’un Teatro abbagliante: due chiacchiere d’aggiornamento, di qua Giovanni Manna, il diesse del Napoli, e di là Mamuka Jugeli, il procuratore del georgiano; poi una serie di svolazzi per far sapere che sì, s’erano avvicinati ma neanche sufficientemente; che la distanza tra richiesta e offerta non sembrava più da inseguire su tratte oceaniche; che non esisteva alcun desiderio in KK di reclamare gli otto milioni di euro emersi dal passaparola del mercato; e che semmai le differenze stavano nell’entità della clausola, 80 milioni per il management del calciatore, un «centino», per dirla alla De Laurentiis, per il club.
E così, ovviamente, sarà necessario un aggiornamento, che va collocata in agenda ma non ha ancora una data certa, e che avrà bisogno di Aurelio De Laurentiis – attualmente negli States – ma pure di riflessioni bilaterali: Kvara invoca un ritocco al proprio ingaggio attuale, un milione e mezzo netto, di gran lunga lontano dai sei di Lukaku che guida la speciale classifica, e anche dai desideri dell’attaccante; e De Laurentiis, che s’è spinto a cinque più bonus accessibili, per equiparare il georgiano al suo “socio” belga, chiede in cambio una clausola rescissoria che rifletta il valore del suo fuoriclasse stabilito dal Psg nel luglio scorso con quella tentazione da cento milioni di euro che costituisce pure lo status di fenomeno.
Il fascino e il talento messi assieme sprigionano fantasie, rapiscono gli esteti, sfilano leggeri tra le voglie matte del Parco dei Principi e il Camp Nou, nel calcio futurista di Luis Enrique per il Psg e nell’onda verde che il Barça di Hans-Dieter Flick vuole cavalcare: Kvara piace a quelli che vogliono piacere ancora di più, testimonial d’una modernità che sta nelle sue movenze un po’ da scugnizzo, l’interprete naif capace di scuotere le coscienze, quella di Adl inclusa. Che per tenerselo sta giocando la personalissima partita, un po’ concede e un po’ no, e attende di fissare l’appuntamento decisivo per farsi contento e appagare anche quel diavoletto costato appena undici milioni di euro nell’estate del 2022, in teoria (o anche in pratica) una meravigliosa plusvalenza. Ma, Adl dixit, parlare di danaro sa di volgarità; né i soldi aiutano sempre e comunque a vivere meglio: soprattutto senza Kvara. Psg e Barça valgono bene una contromossa.
Carlo Gioia
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