Footbola
·17 agosto 2020
Footbola
·17 agosto 2020
Città: Rio de Janeiro Stadio: Maracanã (78838 posti) Miglior piazzamento: Campione (7) Nel 2019: Campione Competizione continentale: Copa Libertadores LA SQUADRA
Prima della sosta forzata, sembrava che per il Flamengo non potessero esserci rivali credibili in questo Brasileirão. Dopo aver dominato lo scorso campionato – segnando il nuovo record di punti (90) e di gol segnati (86) – e vinto la Copa Libertadores ribaltando negli ultimi minuti il risultato contro il River Plate, la nuova stagione era iniziata all’insegna della continuità, con le vittorie in Supercopa do Brasil, Recopa Sudamericana e Taça Guanabara (la prima fase del campionato Carioca) e l’arrivo di grandi rinforzi che sembravano aver scavato un solco profondo tra il Mengão e le altre.
Dopo la ripresa, però, qualcosa è cambiato: prima la sconfitta nella Taça Rio contro il Fluminense, poi – soprattutto – le dimissioni dell’allenatore portoghese Jorge Jesus, che ha deciso di tornare al Benfica dopo la sofferta vittoria nella finale del Carioca contro lo stesso Flu. Jesus era subentrato ad Abel Braga nel giugno del 2019, prendendo una squadra dal rendimento altalenante e rendendola la migliore del Sudamerica, con un cammino in campionato quasi perfetto: 24 vittorie, 4 pareggi, 2 sconfitte (di cui una all’ultima giornata, già campione).
Per prendere il suo posto sembra che avesse suggerito alla dirigenza il nome del connazionale Leonardo Jardim, che però avrebbe rinunciato; alla fine, a sorpresa, la scelta è ricaduta sul catalano Doménec Torrent, ex assistente di Guardiola (per 11 anni) e reduce da un anno e mezzo con il New York City FC, con cui è stato eliminato entrambe le volte ai quarti nei playoff di MLS.
Torrent ha assunto la guida a pochi giorni dall’inizio del campionato e per sua stessa ammissione ha cercato almeno inizialmente di non apportare grandi modifiche ai meccanismi ben oliati del predecessore, ma i primi risultati sono stati preoccupanti: se lo 0-1 subito all’esordio contro l’Atlético Mineiro di Sampaoli è ascrivibile almeno in parte a circostanze sfortunate, nel 3-0 rifilatogli dal neopromosso Atlético Goianiense la squadra è stata irriconoscibile, perdendo in modo netto e meritato contro l’avversaria sulla carta meno attrezzata tra le 20.
Un calendario gentile ha poi messo i rubronegros di fronte al Coritiba, altra neopromossa anch’essa senza punti e senza gol, contro cui è arrivata una vittoria di misura, attraverso una prestazione più convincente ma con il brivido del palo colpito da Sassá nel finale. I primi punti regalano un po’ di ossigeno a Torrent, che gradualmente sta iniziando a implementare i principi del gioco di posizione, di cui è un aperto sostenitore.
Naturalmente anche con Jorge Jesus l’idea di calcio era basata sul dominio del gioco e riconquista alta del pallone, ma vi sono delle differenze notevoli dal punto di vista del posizionamento offensivo: se con il portoghese vi era una grande fluidità posizionale, dove i quattro attaccanti seguivano molto il proprio istinto nel muoversi, con Torrent vedremo probabilmente un’occupazione più “razionale” degli spazi, al fine di generare il tanto agognato “vantaggio posizionale”.
In porta ci sarà ancora l’esperto Diego Alves, la cui abilità coi piedi ben si sposa con le richieste del nuovo tecnico, mentre in difesa lo spagnolo Pablo Marí, ceduto all’Arsenal, è stato rimpiazzato con il 23enne mancino Léo Pereira (dall’Athletico Paranaense) e il 27enne Gustavo Henrique (dal Santos), che si alternano a fianco dell’intoccabile Rodrigo Caio. Nei giorni scorsi ha lasciato la squadra, a sorpresa, il terzino ex Bayern Rafinha (trasferitosi all’Olympiakos), che è stato prontamente sostituito con Mauricio Isla, che a 32 anni non ha più lo spunto dei tempi migliori ma porta con sé un importante bagaglio di esperienza internazionale e la possibilità di sfruttarlo anche in zone più centrali grazie al passato da centrocampista. Si giocherà il posto con João Lucas, 22enne di grande gamba e buona tecnica proveniente dalle giovanili. A sinistra parte titolare l’ex Atlético Madrid Filipe Luís, che ha avuto un grande impatto lo scorso anno risultando il miglior terzino per palloni recuperati (più di 7 ogni 90’).
In mezzo al campo si riparte con l’affiatata coppia Gerson-Willian Arão: il primo è forse attualmente il miglior centrocampista del Sudamerica, dove i ritmi più blandi gli permettono di dominare non solo tecnicamente, ma anche fisicamente, mentre il secondo è sulla carta un mediano più d’interdizione ma sa partecipare con qualità alla circolazione del pallone e rendersi pericoloso anche in area avversaria grazie a ottimi tempi d’inserimento e abilità nel gioco aereo. A rinforzare il reparto è arrivato Thiago Maia, tornato in patria a 23 anni per rilanciarsi dopo aver perso la titolarità nel Lille, che nel 2017 lo aveva pagato ben 14 milioni di euro: è un centrocampista tecnico e di buon dinamismo, che per caratteristiche tende ad abbassarsi spesso per aiutare la prima costruzione.
Nelle quattro posizioni più avanzate, poi, la quantità e qualità delle alternative a disposizione diventa quasi imbarazzante. Sulla linea dei trequartisti partono favoriti Éverton Ribeiro, Giorgian De Arrascaeta e Bruno Henrique. Il primo, 31 anni, è un fantasista mancino brevilineo, con un gran controllo di palla, intelligenza tattica e visione di gioco; nello scorso campionato ha segnato 2 gol e servito 7 assist, terzo per passaggi-chiave ogni 90’ (3,3). Il secondo, uruguayano, viene da una stagione straordinaria in cui ha totalizzato 13 gol e 14 assist nel Brasileirão. Il terzo è stato premiato come MVP del campionato e della Copa Libertadores, risultando decisivo con i suoi gol (26) e assist (9) grazie soprattutto alla strepitosa intesa con Gabigol, autore a sua volta di 34 gol e 11 assist). Se l’ex interista ama abbassarsi e allargarsi, soprattutto a destra, per partecipare al palleggio, Bruno Henrique preferisce isolarsi per attaccare lo spazio senza palla, sfruttando la sua straordinaria velocità e potenza in progressione.
Come se non bastasse, il pacchetto comprende anche: Vitinho, le cui caratteristiche ricordano quelle di Bruno Henrique; il centravanti ex Fluminense e Fiorentina Pedro, che ha finalmente recuperato dal brutto infortunio al ginocchio e ha disputato un buon Carioca con 5 gol; l’ex Juve Diego, 36 anni, decisivo da subentrante nella finale contro il River; Pedro Rocha, ala destra, lo scorso anno tra i pochi a non sfigurare nel disastro del Cruzeiro, con cui è riuscito a fornire quasi 2 passaggi-chiave e completare 3,4 dribbling per 90’; Michael Delgado, arrivato dal Goiás dopo essere stato premiato come miglior rivelazione dello scorso Brasileirão. A questi si aggiungono i giovani Lincoln, Lucas Silva e Lázaro Vinicius, che almeno inizialmente dovrebbero trovare pochissimo spazio; per il primo, classe 2000, si prospetta una cessione a breve termine, dato che nonostante le poche presenze si dice abbia suscitato l’interesse di numerosi club europei.
Al di là delle recenti difficoltà il Flamengo rimane la grande favorita per questo campionato, ma sarà interessante vedere se Torrent riuscirà a superare le prime difficoltà e come la squadra assimilerà le sue idee. Il Brasile, come si diceva nell’introduzione a questa guida, non è un paese per allenatori, e l’ambiente flamenguista, ben abituato da Jorge Jesus, non sembra dei più pazienti.
L’UOMO-CHIAVE
In una squadra che nel 2019 ha inserito 9 giocatori nella formazione-tipo del Brasileirão – eletta da una commissione di di giocatori, tecnici, giornalisti ed ex-calciatori – è difficile individuare un uomo-chiave. Gabigol è stato il miglior marcatore e Bruno Henrique il più premiato, ma altrettanto impressionante è stata la stagione di Giorgian De Arrascaeta, sbarcato a Rio de Janeiro dopo 4 anni al Cruzeiro.
Poco conosciuto in Europa – anche per non essere mai riuscito a imporsi con l’Uruguay, il cui stile di gioco molto fisico e prevalentemente reattivo non lo ha certo favorito -, De Arrascaeta si era espresso su ottimi livelli già con la sua precedente squadra, come dimostrano i 13,5 milioni di euro spesi per acquistarlo nel gennaio 2019.
Si tratta di un trequartista classico, che ha nella tecnica di base e nel controllo del pallone le sue migliori qualità: lui ed Éverton Ribeiro, fungendo da principali collegamenti tra il centrocampo e l’attacco, toccano spesso il pallone (circa 50 passaggi a partita, il doppio rispetto a Gabriel e Bruno Henrique) e riescono a mandare in porta i compagni con grande frequenza. L’uruguayano è stato il migliore del campionato per passaggi-chiave, arrivando quasi a 4 per 90’, e nel magico sistema fluido di Jorge Jesus ha saputo approfittare dei movimenti in profondità di Bruno Henrique per allargarsi a sinistra e rientrare sul piede forte per calciare o associarsi coi compagni attraverso letali scambi in velocità nello stretto.
Giunto ormai a 26 anni, non è detto che lo vedremo mai in Europa: benché abbia dichiarato che per lui sarebbe un sogno, al Flamengo ha trovato il contesto ideale per esprimersi.
IL POTENZIALE CRAQUE
Nella scorsa ottima stagione del Goiás, grandi meriti sono stati riconosciuti a Michael Delgado, 24enne esterno d’attacco che, anche se non più giovanissimo, presenta un potenziale ancora inesplorato per il fatto di aver esordito in Série A soltanto nel 2019.
Il suo impatto è stato a tratti devastante, portandolo a essere premiato come rivelazione del campionato e convincendo il Flamengo a sborsare 7,5 milioni di euro per il suo cartellino. Dopo essersi messo in luce già l’anno prima in Série B con 7 gol e 8 assist, Michael ha vissuto una stagione in crescendo, chiudendo con 9 gol e 5 assist complessivi, quasi tutti nel girone di ritorno.
Alto 1,66 per circa 60 kg, spicca soprattutto per agilità e velocità, soprattutto sui primi passi; al Goiás era devastante quando partiva in contropiede, grazie all’abilità nel dribbling – statistica in cui è stato tra i primi con 7,8 ogni 90’ (con percentuale di riuscita del 57%) – e a una buona lucidità sotto-porta.
Ha giocato qualche volta anche a destra, ma è giocando a sinistra a piede invertito che ha fatto vedere il meglio del suo repertorio; al Flamengo, però, quella zona è terreno di Bruno Henrique e anche Vitinho ama partire da lì, per cui nelle prime uscite è stato spesso costretto ad adattarsi. Nel Verdão inoltre era diventato la stella della squadra e godeva di grande libertà di movimento e d’iniziativa, essendo il quarto giocatore per palloni persi (quasi 16 a partita); la sfida, in una grande squadra, sarà riuscire a inserire il suo talento in un contesto più associativo. Per ora Torrent gli ha concesso soltanto 17 minuti in 3 partite: dovrà essere bravo nel farsi trovare pronto quando ne avrà l’occasione. La concorrenza, certo, è tanta. Forse troppa.