Footbola
·13 agosto 2020
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·13 agosto 2020
Città: San Paolo Stadio: Allianz Parque (43713 posti) Miglior piazzamento: Campione (10) Nel 2019: 3° Competizione continentale: Copa Libertadores
LA SQUADRA
Nonostante la conquista del Campeonato Paulista – ai calci di rigore contro il Corinthians – l’atmosfera non è delle più rosee intorno al Palmeiras.
La società negli ultimi anni ha sempre operato scelte conservatrici riguardo gli allenatori. Nel 2018 il subentro di Felipão Scolari aveva portato al titolo, ma nella scorsa stagione, dopo un buon avvio, la progressiva crisi di risultati – compresa l’eliminazione agli ottavi di Libertadores contro il Grêmio – e un gioco quasi esclusivamente reattivo – era la squadra con meno passaggi completati in tutto il campionato! – avevano portato la società a sostituirlo con l’altro grande vecchio Mano Menezes. Il secondo posto a pari punti col Santos, unito a una maggiore proattività dal punto di vista tattico, non ha convinto la dirigenza a confermarlo; al suo posto è stato chiamato il 68enne Vanderlei Luxemburgo, che dopo aver condotto il Vasco a una salvezza tranquilla va in cerca degli ultimi colpi di coda di una carriera certamente straordinaria, ma in fase calante da tempo.
Per Luxa è addirittura la quinta esperienza sulla panchina del Verdão, con cui ha vinto per due volte il Brasileirão (1993 e 1994) e cinque volte il Campeonato Paulista. Tralasciando i campionati statali – in carriera ne ha vinti addirittura 14 -, però, l’ultimo dei suoi 5 campionati nazionali risale ormai al 2004, quando allenava il Santos di Elano, Ricardinho, Deivid e Robinho.
Di certo al tecnico carioca non è venuta meno l’autostima: si ritiene un allenatore “all’avanguardia” e negli ultimi anni ha più volte ribadito che il calcio non è cambiato e che di tutto ciò che i corsi federali insegnano, lui ne è già a conoscenza. Guardando giocare il suo Palmeiras, però, appare evidente il tentativo di adeguarsi alle esigenze tattiche del calcio di oggi: l’arretramento di Felipe Melo come difensore centrale e l’utilizzo intensivo del portiere per favorire un’uscita pulita del pallone, il pressing alto sulla costruzione avversaria, la fluidità posizionale degli interpreti offensivi, dove un ruolo fondamentale era esercitato da Dudu, che però ha dovuto lasciare la squadra circa un mese fa.
Dudu era il fulcro creativo della squadra, di cui è stato indiscutibilmente il giocatore principale nelle ultime stagioni: nello scorso campionato ha totalizzato 9 gol e 11 assist, risultando il migliore per passaggi-chiave (oltre 3 per 90’) e dribbling (quasi 6 tentativi a partita, con percentuale di riuscita del 61%). Nonostante avesse sempre giocato come ala destra, Luxemburgo lo stava impostando come trequartista nel suo 4-2-3-1, con risultati promettenti, ma purtroppo al buon rendimento in campo non sempre è corrisposto un degno comportamento nella vita privata: già condannato a pagare una multa e offrire servizi sociali per aggressione contro l’allora moglie nel 2013, recentemente è stato nuovamente accusato dalla stessa per il medesimo motivo. Lui si è dichiarato innocente, ma nel frattempo il suo improvviso trasferimento in Qatar è sembrato a molti come una fuga da una possibile condanna.
Con la sua partenza aumentano le responsabilità per chi è rimasto. Willian è sempre stato un calciatore molto costante, anche se senza picchi eccezionali, mentre il nuovo acquisto Rony è già bersaglio delle critiche dopo le prime partite in cui non ha giustificato i 6 milioni di euro spesi per prelevarlo dall’Athletico Paranaense. Ci sono grandi speranze sull’astro nascente Gabriel Veron, miglior giocatore dell’ultimo Mondiale u17, mentre gli altri – Zé Rafael, Gustavo Scarpa e Raphael Veiga – non sembrano all’altezza di un ruolo di primo piano, mentre ci si aspetta qualcosa di più da Lucas Lima, caduto un po’ in disgrazia dopo che tra il 2015 e il 2017 era entrato stabilmente nel giro della nazionale.
Lima di base sarebbe un centrocampista centrale, ma le sue doti d’inserimento potrebbero spingerlo qualche metro più avanti anche perché in mezzo al campo, oltre ai veterani Ramires e Bruno Henrique (ex Palermo), si stanno facendo largo i due giovani Gabriel Menino e Patrick de Paula: il primo è più versatile (può giocare anche come terzino) e ha un potenziale da box-to-box per forza, aggressività e capacità di calcio, il secondo è più creativo e abile nel gestire il pallone in spazi ristretti.
Nel ruolo di centravanti il titolare indiscusso è Luiz Adriano, già in gol all’esordio in campionato dopo i 6 in 13 presenze del 2019 e molto prezioso per la qualità delle sue sponde.
In difesa, detto dell’arretramento forse definitivo di Felipe Melo – finora con buoni risultati – il pacchetto è tra i migliori del Brasileirão, dato che comprende due vecchie conoscenze del campionato italiano come Vitor Hugo e Gustavo Gómez oltre al 27enne Luan, ottimo l’anno scorso per palloni recuperati e duelli difensivi vinti (72%). A proposito di duelli difensivi, il secondo migliore del campionato – dopo il centrale Lucas Veríssimo del Santos – è stato il terzino destro palmeirense classe ‘88 Marcos Rocha, autore tra l’altro di 2 gol e 4 assist e nettamente primo tra i terzini anche per passaggi-chiave (quasi 2 ogni 90’). A sinistra invece vi è un discreto hype per il gringo Matías Viña, 22enne uruguayano prelevato per 5,5 milioni di euro dal Nacional e già protagonista di buone prestazioni nel Paulistão e in Libertadores: accostato anche al Milan, Viña possiede una buona struttura fisica e si mette in evidenza soprattutto con le sue corse palla al piede (che ricordano quelle di Theo Hernández) ma anche per l’aggressività e pulizia negli anticipi. Viste le premesse, è probabile che tra un paio d’anni al massimo lo vedremo in Europa.
Il Palmeiras è la seconda società più ricca del Brasile dopo il Flamengo e la qualità della sua rosa è indubbiamente tra le prime del campionato, ma nel breve periodo non sarà facile sopperire alla partenza del proprio miglior giocatore.
L’UOMO-CHIAVE
A quasi 34 anni, si può affermare che Willian Gomes de Siqueira sia stato a lungo sottovalutato: non è certo un fuoriclasse, ma fin dal trasferimento al Corinthians nel 2011 ha saputo si è distinto per un costante rendimento medio-alto, e non a caso ha conquistato il titolo nazionale per ben 4 volte sempre da titolare, senza dimenticare la Libertadores del 2012.
Nelle ultime settimane, con tante partite ravvicinate, è un po’ calato, ma prima della sosta forzata era stato grande protagonista nel Paulista con ben 6 gol, cui si aggiunge quello segnato contro il Tigre in Libertadores.
Soprannominato Bigode (“baffetto”) da quando ai tempi del Metalist Kharviv decise che si era stufato di radersi, Willian può giocare come ala destra o sinistra, ma in entrambi i casi preferisce accentrarsi piuttosto che puntare verso il fondo. Grazie agli ottimi movimenti senza palla, inoltre, è riuscito non solo ad arrivare in doppia cifra di gol in campionato in due occasioni (nel 2015 e nel 2018), ma anche, in modo meno evidente, a creare spazio per i compagni.
Altra sua qualità importante è la capacità di calciare con entrambi i piedi: pur essendo prevalentemente destro, ha segnato parecchi gol col piede debole, spesso anche da fuori area. Nella scorsa stagione con soli 4 gol e un assist è sembrato in fase calante, ma con l’ottimo inizio di 2020 e l’aumento di responsabilità dovuto alla partenza di Dudu, il 2020 potrebbe essere l’ennesima grande annata di questo calciatore poco reclamizzato.
IL POTENZIALE CRAQUE
Dopo aver iniziato ad allenarsi con la prima squadra nel finale dello scorso anno, con l’arrivo di Luxemburgo Patrick de Paula ha saputo approfittare dello scarso rendimento di Ramires per guadagnarsi un posto da titolare nel Paulista, dove ha raccolto 11 presenze di cui 8 da titolare, rimanendo in campo per tutti i 180 minuti delle finali di andata e ritorno contro il Corinthians.
Per l’occasione è stato schierato al centro di un centrocampo a 3, ma ha giocato spesso come mediano sinistro (è mancino) nel 4-2-3-1. Il suo impatto è stato fin da subito convincente, anzitutto per la personalità dimostrata, testimoniata dal fatto che è stato il centrocampista con più passaggi effettuati (oltre 55 per 90’) e con una buona precisione dell’88% nonostante quasi il 60% fossero nella metà campo avversaria.
Con il pallone tra i piedi trasmette un grande senso di controllo, evidente già nel primo tocco con cui spesso riesce a mettersi in condizione di effettuare la giocata successiva – tipicamente un passaggio taglie-linee – senza troppa pressione. Nonostante sia piuttosto dinamico tende a non inserirsi molto in fase offensiva, ma possiede un buon tiro dalla distanza che lo rende un’opzione anche per la battuta dei piazzati.
Dal punto di vista difensivo tende a difendere la posizione senza cercare l’anticipo, ma a 21 anni è già fisicamente strutturato per resistere ai contrasti (nel Paulista ne ha vinti il 52%).
Il Palmeiras ha recentemente stabilito una clausola – chiaramente simbolica – di 100 milioni di euro per acquistarlo, e pare che su di lui si sia scatenato l’interesse di numerose squadre di vertice: l’Atlético Madrid lo avrebbe individuato come futuro sostituto di Thomas Partey, ma anche Inter, Milan e Olympique Marsiglia sarebbero sulle sue tracce.