Calcio Africano
·24 settembre 2019
Calcio Africano
·24 settembre 2019
La durata delle sessioni è spesso volubile e di soldi non ne girano a valanghe come in Europa, ma anche il calciomercato in salsa africana sa regalare colpi di scena mica da ridere. A metà settembre, con il gong della finestra estiva (nell’emisfero australe non saranno d’accordo) di mercato ormai risuonato in quasi tutte le leghe africane, è il momento ideale per tracciare un bilancio delle operazioni appena concluse. Noi lo abbiamo fatto puntando i riflettori esclusivamente sul mercato interno, scegliendo alcuni dei trasferimenti più interessanti tra quelli messi a segno dalle società più blasonate del panorama africano.
Lo strano caso dei Coulibaly
Stesso cognome, ma destini diversi. Lo dimostrano le storie di Wonlo e Salif Coulibaly, nessuna parentela tra di loro. Il primo era un pilastro dell’ASEC Mimosas, storico serbatoio di talento della nazionale ivoriana, ma dopo una straordinaria Coppa d’Africa disputata con la maglia degli Elefanti per il club di Abidjan è stato impossibile trattenere il promettente terzino sinistro. Il suo acquisto è stato l’ennesimo regalo ai tifosi del Mazembe (RD Congo) da parte del presidente Moïse Katumbi Chapwe, il tycoon delle miniere rientrato negli scorsi mesi a Lubumbashi dopo un lungo esilio all’estero al quale era stato costretto dal precedente governo Kabila per motivi politici. Un evento in grado di galvanizzare tutto l’ambiente bianconero, a partire dall’ex presidente del Katanga, eccitato dall’idea di riportare il Mazembe sul tetto d’Africa: “Ci sono molte cose da fare per tornare in alto, ma innanzitutto dobbiamo rinnovare il manto in erba sintetica dello stadio”.
Al Mazembe prima e all’Al-Ahly poi, invece, Salif Coulibaly si è affermato come uno dei difensori centrali più forti d’Africa, ma nell’ultima parentesi agli iracheni dell’Al-Shorta sembra aver smarrito i poteri. O almeno così la pensano quelli del Raja Casablanca. Il roccioso difensore maliano è arrivato in Marocco a maggio, ma quattro mesi più tardi la sua avventura con i Verdi è già giunta al capolinea: la bocciatura inappellabile, con tanto di risoluzione unilaterale del contratto, è arrivata dopo appena tre partite.
Uganda Power
La Coppa d’Africa è un formidabile trampolino di lancio. Ne sanno qualcosa i giocatori ugandesi: per molti di loro, l’aver raggiunto gli ottavi di finale con le Gru, è stata un’autentica svolta. L’attaccante Abdu Lumala, ad esempio, ha seguito le orme del mentore Sébastien Desabre, cogliendo al volo il treno dei Pyramids. Un upgrade sportivo, ma anche economico: in quella parte d’Egitto, infatti, i soldi non dovrebbero mancare, anche se da qualche mese il proprietario non è più il controverso paperone saudita Turki Al-Sheikh, che un paio di anni fa aveva rilevato un vecchio club egiziano con l’intenzione di farne una corazzata.
Il pubblico egiziano potrà ammirare anche le serpentine di Emmanuel Okwi, accasatosi all’Ittihad di Alessandria, mentre il bomber Patrick Kaddu, cresciuto da senzatetto in quartiere popolare di Kampala, d’ora in poi sarà il nuovo spauracchio delle difese del Botola marocchino: a metà agosto, infatti, ha firmato con il Renaissance Berkane, finalista dell’ultima CAF Confederation Cup.
Il giro delle punte
Che sia in Europa, in Sudamerica o in Africa, non c’è mercato degno di questo nome senza una delle sue sottocategorie più appassionanti: il valzer delle punte. L’epicentro del mercato dei bomber quest’anno è stata la Repubblica democratica del Congo. La Linafoot, il massimo campionato congolese, ha perso un alfiere come Ben Malango, passato dal Mazembe ai marocchini del Raja Casablanca (anche se il trasferimento è ancora oggetto di un contezioso tra i due club e la FIFA), ma ha guadagnato Ahmed Touré (ASEC Mimosas), predatore dell’area di rigore acquistato dal Vita Club di Kinshasa, ancora sconvolto dalla fuga di Padou Bompunga, Nelson Munganga e Francis Kazadi: corteggiati insistentemente da alcune squadre marocchine, una volta preso atto della volontà del Vita Club di non cederli, i tre hanno pensato bene di abbandonare di nascosto il Paese, attraversando a bordo di una canoa il tratto di fiume Congo che separa Kinshasa da Brazzaville, prima di raggiungere il Marocco, la nuova terra promessa. Con loro c’era anche Yannick Bangala, ma lui alla fine si è pentito della scelta, tornando immediatamente alla base.
Credits Copertina ©DailyMaverick Foto 1 ©NilePost