BundesItalia
·15 luglio 2020
BundesItalia
·15 luglio 2020
Il rapporto viscerale tra Union Berlino e i propri tifosi ha oltre 50 anni di storia, aneddoti, sangue e passione. Per restare nei confini della recente prima stagione in Bundesliga, il club di Köpenick ha mantenuto bloccati i prezzi dei biglietti uguali alla Zweite, ha omaggiato i supporter defunti con delle gigantografie in bianco e nero alla prima all’Alte Försterei contro l’RB Lipsia e ha salutato come si saluta una bandiera ammainata Fabian Voss, uno dei capocori della curva berlinese dopo 13 anni di urla e canti al megafono.
L’assenza del dodicesimo uomo nella ripartenza della Bundesliga dopo il lockdown necessario per contenere la pandemia di Covid-19, poi, ha mostrato quanto fosse indispensabile per i giocatori tutto il calore e il supporto dell’ambiente: secondo il 21,3 per cento dei lettori di 11 Freunde, l’An der Alten Försterei è tra i più chiassosi stadi della Bundesliga, al secondo posto alle spalle della Commerzbank-Arena di Francoforte.
Ecco perché da Berlino Est arriva una proposta tanto audace quanto ambiziosa: a partire da settembre, con l’avvio della stagione 2020-2021 di Bundesliga, l’Union vorrebbe giocare le partite casalinghe con tutti i 22.012 tifosi al seguito nello stadio. In un comunicato diramato venerdì 10 luglio, la società si dice di esser pronta dal punto di vista organizzativo ed economico per fare tutto il possibile per accogliere all’Alte Försterei i tifosi senza la necessità del distanziamento sociale e garantire ai circa mille dipendenti della struttura la possibilità di poter tornare al lavoro.
L’idea, seppur embrionale, si regge su un principio: tutti i membri dello staff e i tifosi dotati di biglietto dovranno presentarsi il giorno della partita ai cancelli d’ingresso con il test negativo non più vecchio di 24 ore con l’Union che si sobbarcherebbe tutti i costi dei test stessi. La società precisa inoltre che al momento sta colloquiando con altri partner per strutturare al meglio la proposta del quadro organizzativo prima di presentarlo ufficialmente al dipartimento sanitario responsabile del distretto di Treptow-Köpenick.
La nostra esperienza allo stadio non funziona a distanza e se non ci è permesso cantare e urlare, questo non è lo spirito dell’Union – spiega il presidente Dirk Zingler – Allo stesso tempo, la sicurezza dei nostri tifosi e dipendenti è al centro delle nostre valutazioni: vogliamo garantire nel miglior modo possibile che nessuno venga infettato nel nostro stadio tutto esaurito e questo vale sia per gli Unioner che per i tifosi ospiti. Vogliamo ridare alla gente il calcio che amano, ma ci tengo nuovamente a ribadire che vogliamo poter riportare al lavoro le persone che hanno urgente bisogno.
Il presidente della DFB, Fritz Keller, guarda con interesse l’approccio dell’Union perché è nei piani del calcio tedesco portare gradualmente i tifosi a riempire i seggiolini degli stadi, ma il Tagesspiegel è estremamente critico, attualmente a ragion veduta, per una serie concatenata di fattori: non è al momento prevedibile se fra due mesi la pandemia in Germania sarà regredita o se nasceranno nuovi focolai; l’approccio dell’Union – leggendo il comunicato stampa – seguirebbe le normative di igiene imposte dalla federazione tedesca che sì hanno funzionato, ma appunto in un contesto di Geisterspiele e quindi a porte chiuse. A Berlino, inoltre, a settembre sarà ancora in vigore il divieto di organizzare eventi con più di mille persone e il rischio di contagio aumenterebbe nel tratto di spostamento dei tifosi per andare allo stadio passando per l’S-Bahn e l’U-Bahn.
Del resto l’Union Berlino, prima del blocco di marzo, quando tutti attorno stavano già chiudendo gli stadi, si è spinto fino all’ultimo per poter giocare il match contro il Bayern Monaco in una cornice di tutto esaurito. Vero anche che lo stadio con la sua capienza ridotta e la più bassa in tutta la Bundesliga è potenzialmente la struttura migliore per sperimentare un approccio del genere. Per Klaus-Dieter Zastrow, medico e direttore dell’Hygieneinstitut di Berlino, la soluzione più sicura sarebbe quella di fare dei test anche al termine del match così da coprire uno spettro temporale più prossimo e attendibile anche se questo spingerebbe i laboratori della capitale al loro limite.
Concedeteci una battuta, una cosa è certa: se l’anno scorso trovare un biglietto era pressoché impossibile, la combinazione test negativo più ticket renderà ancor più elitaria l’esperienza alla vecchia casa del guardaboschi.