Italia, l’ALLARME per Euro 2032: «SOLO l’Allianz Stadium è PRONTO. Non ci sono passi AVANTI per San Siro, sull’Olimpico…» | OneFootball

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·13 settembre 2024

Italia, l’ALLARME per Euro 2032: «SOLO l’Allianz Stadium è PRONTO. Non ci sono passi AVANTI per San Siro, sull’Olimpico…»

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Le parole di Michele Uva, dirigente UEFA, sulla situazione stadi in Italia in vista degli Europei 2032

Michele Uva, dirigente UEFA, ha parlato a Calcio e Finanza della situazione stadi in Italia in vista degli Europei 2032.

ALLARME STADI – «Servono cinque stadi a norma per EURO 2032, con progetti già approvati e finanziati. Al momento ce n’è solo uno pronto, lo Stadium di Torino. L’Olimpico di Roma ha bisogno di pochi interventi, mentre la situazione di San Siro è più complicata. È già passato un anno dall’assegnazione e non sono stati fatti grandi passi avanti. Non servono solo cinque stadi, però, perché se ci concentriamo solo su quelli, il divario strutturale rischia di allargarsi ulteriormente. Bisognerebbe investire anche nelle realtà medio-piccole, con una politica più lungimirante per gli impianti. In Turchia, negli ultimi anni, sono stati costruiti 13 nuovi stadi, non solo quelli che ospiteranno l’Europeo».


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SAN SIRO – «Gli inglesi hanno abbattuto Wembley, i brasiliani il Maracanà ed erano templi del calcio. Alla fine ci si affeziona a questi stadi, ma non dobbiamo pensare che siano eterni. San Siro è bellissimo, è un monumento, ma le due squadre milanesi, per il ruolo e la storia che hanno, dovrebbero avere ciascuna la propria casa, moderna e in grado di produrre risorse, cosa che San Siro, per com’è strutturato, attualmente non può fare».

SECONDE SQUADRE – «Quando in Italia sono state introdotte le seconde squadre, ci sono state molte proteste perché si temeva la scomparsa di alcune realtà locali. Ora, però, è chiaro quanto siano funzionali, come accade già da anni in Germania, Spagna, Francia, e in modo diverso anche in Inghilterra.  Purtroppo la UEFA può fare poco, perché alla fine decide la FIFA, e su certe questioni c’è poco da fare. Negli ultimi otto anni, comunque, abbiamo reso i calendari più razionali, e la UEFA sta sensibilizzando su questo tema, anche se la decisione finale spetta sempre alla FIFA».

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